Minori stranieri non accompagnati: 1.508 irreperibili da inizio anno
Delle chiamate con mio fratello dalle tendopoli della Grecia o dalla Turchia, ricordo precisamente due cose: il tempo scandito non da mattina e sera, ma da ansia e sollievo. Ed il cambiamento del suo timbro di voce quando mi raccontava dei bambini siriani ed afghani, rinchiusi nelle celle a cielo aperto dei cosiddetti campi profughi: una voce squillante che però tradiva tracce di nostalgia, malinconia. E forse frustrazione, perché quando vedi la disperazione più nuda, poi ti entra nelle ossa e lì resta.
Quei bambini così simili alle foto di mio nonno a sei anni, così simili a me da piccolo: capelli neri come la pece, pelle ambrata, occhi vispi color foglia viva.
Ma così diversi: io a dieci giocavo a pallone per strada e imbrogliavo mia madre sui compiti. Oppure mettevo il termometro accanto al termosifone per alzare la temperatura sperando di non andare a scuola.
Quei bambini per fare dei compiti avrebbero pagato, ma invece si sono ritrovati a superare confini, frontiere, a mettersi su dei gommoni sovraffollati, farsi piccoli piccoli davanti le bombe e grandi davanti le guardie di frontiera.
Un vissuto da anziano, un modo di pensare e di agire che spesso è da uomo, la fragilità di bambino.
Un istinto di sopravvivenza continuo, senza poter vivere davvero mai: cestinati dagli accordi internazionali, accartocciati dai capi di Stato, minacciati da guappi di cartone con rimpatri illegali e violenti.
In molti scelgono la fuga, provano un tentativo di vita di fronte a una morte certa. C’è chi si affida ai trafficanti, sfida il Mediterraneo e le leggi del mare. Chi da Patrasso si nasconde nel motore o le celle dei camion ed arriva in qualche porto dell’Adriatico ustionato o cadavere.
Chi chiede per regalo un giubbotto di salvataggio, per imbarcarsi e sfuggire dallo sfruttamento lavorativo sfiancante delle fabbriche turche che confezionano abiti e scarpe per il mercato occidentale. Chi si ritrova in Libia a bere l’acido delle batterie, tenuto in condizioni peggiori degli animali, a respirare vagiti di aria mentre è mezzo sotterrato, costretto ad assistere a omicidi, a stupri, a torture. Chi in Europa riesce ad arrivare, ma viene pestato a sangue dalle polizie di frontiera della rotta balcanica, oppure si imbatte pochi chilometri dopo Ventimiglia nella polizia francese e vieni rimandato indietro. Chi viene portato in carcere senza un perché da quella austriaca. Chi è costretto a denudarsi davanti a quella svizzera.
Violentati nella dignità da chi la dignità doveva ridarla.
I minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia hanno passato i confini più brutali e mortali del mondo per una manciata di chimere diventate freddi incubi: chi arriva dai Balcani sfidando il “game”, i pestaggi, le gelate invernali. Chi è partito dalla costa turca, per ritrovarsi nelle topaie dei campi profughi ellenici con le domande di protezione internazionale fissate al giorno del mai. Chi passa dalla Libia, dove anche se ne esci vivo resti morto nell’anima.
Vengono sfidate le leggi del mare e quelle molto più infide degli uomini, perché la natura se toglie non è per cinismo o avidità oppure ignavia. L’uomo si, invece.
Vengono sfidate le mafie internazionali: i minorenni che partono da soli sfuggono al business dei traffici di organi lungo la rotta orientale-centro. O ne vengono mutilati. Sfidano quelle europee, dove troppo spesso i migranti diventano business e i ragazzini vengono circuiti, deviati: un ricongiungimento veloce con qualche familiare in un altro Paese dell’Europa, bypassando l’iter legale, costa un rene.
Hanno visto l’inferno, tutti e nove i cerchi. Ed inferi annessi.
L’Italia, per quanto concerne i minori stranieri non accompagnati ed i minorenni in generale, ha sicuramente adottato delle “best practice” a livello normativo. Ma il sistema presenta delle falle, e le statistiche lo confermano.
I minori stranieri non accompagnati spariti nel 2020 (dal 01/01/20 al 30/09/20) sono 1.508. Una quantità enorme di ragazzini divenuti irreperibili.
Alcuni vengono irretiti dai connazionali, che hanno aziende e li assoldano come manovali. Come facchini. Come operai.
Due soldi di paga e quindici, sedici ore a spaccarsi la schiena sotto il calore estivo o il freddo tagliente invernale. Ad usurarsi la schiena, i nervi, i progetti per un futuro.
Altri vengono inseriti nella raccolta di agrumi, nel lavoro nero dove il cuore per la stanchezza rischia di esplodere come un soffione al primo vento possente. Altri ancora sono nelle piazze delle metropoli, a spacciare stupefacenti.
I sistemi di protezione statale, per quanto possono ritenersi all’avanguardia, spesso scricchiolano dinanzi alle proprie fragilità e debolezze. E sono troppo vulnerabili.
Ed inoltre si crea un dualismo impari: da un lato scandire, con tappe precise ed obiettivi mirati, il presente e futuro del minorenne. In contrapposizione c’è la sfera dell’illegalità, il guadagno facile garantito dalla criminalità organizzata, quel denaro che, dal Paese di origine, chiedono con insistenza.
Progettualità che si scontrano con la precocità che mette sul piatto la malavita.
Il mese di settembre è un mese nero: sono scomparsi nel nulla 445 minori stranieri non accompagnati, record mensile del 2020.
Praticamente quindici al giorno (14,83 unità). Ogni tre ore, nel nono mese dell’anno, sono spariti quasi tre ragazzini.
Nel 2020, considerando il periodo gennaio/settembre, le stime sono ugualmente allarmanti: 1.508 minori stranieri non accompagnati spariti nel nulla, più di cinque al giorno (5,5). Ogni quattro ore e trentasei minuti un ragazzino straniero solo scompare nel nulla.
Le statistiche sono quelle di un dramma, di un fenomeno non spurio bensì ben articolato. E fenomeni così oscuri e strutturati fanno capo solo ad organizzazioni criminali altrettanto oscure e strutturate.
E’ lecito domandare alle istituzioni preposte una presa di posizione, una discussione parlamentare, per affrontare il problema: si tratta di ragazzini minorenni. E di bambini. Che sembrano uomini, certo.
Ma pur sempre ragazzini e bambini restano.
E che spariscono nel nulla, come onde del mare inghiottite rapidamente dalla furia dell’oceano.
Pietro Giovanni Panico
12/11/2020 https://www.meltingpot.org/
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