MONDO CONVENIENZA, LA LOTTA NON SI ARRESTA
Ieri sera, martedì 18 luglio, 50esimo giorno di sciopero per i lavoratori del magazzino di Campi Bisenzio di Mondo Convenienza, si è tenuta un’assemblea pubblica in cui si è lanciata la data di questa domenica 23 luglio alle ore 20.00 per una grande manifestazione in centro a Campi Bisenzio a cui tutte le soggettività solidali sono invitate a partecipare.
Come avevamo già raccontato, Mondo Convenienza appalta il servizio di trasporto e montaggio alle cooperative: a Campi Bisenzio e Bologna si tratta della RL2, ma anche laddove la gestione è di altre cooperative, come ad esempio a Torino, le condizioni di lavoro sono le medesime. Il contratto applicato non è quello della Logistica ma il Multiservizi. I turni sono di 10,12, anche 14 ore al giorno, per 6 giorni a settimana. Si tratta di turni molto pesanti, costituiti da squadre di soli 2 montatori, senza carrelli elettrici né attrezzature di sorta anche quando il mobili da trasportare sono tanti e molto pesanti. Da contratto sarebbero 40 le ore settimanali, ma si parte col camion pieno e non si torna finché non si sono finiti tutti gli ordini previsti per la giornata. Se si danneggia un mobile o un’attrezzatura, sono 500€ sottratti dallo stipendio, che è già da fame: 1180€ lordi mensili come paga base. La paga oraria prevista dalla multiservizi è di soli 6,80 € lordi. Ciò costringere i lavoratori ad accettare ogni straordinario, ogni consegna, imposti dal “Capo”. Perché senza straordinari, lo stipendio netto si aggira sui 900€ mensili. Straordinari che non sono pagati come tali, e che in parte non sono pagati affatto: non vengono segnate e riconosciute tutte le ore extra realmente lavorate, ma solo quelle che consentono di arrivare ad uno stipendio con cui è possibile sopravvivere. Allo stesso modo, anche la trasferta, che con il CCNL Logistica andrebbe corrisposta giornalmente, a Mondo Convenienza viene corrisposta come se fosse un bonus, soltanto al 22esimo giorno di lavoro. Se c’è un infortunio, una malattia, se si ha bisogno di un permesso prima del 22esimo giorno, si perde ciò che si aveva guadagnato con il proprio lavoro fino a quel giorno.
Passata la prima lunga fase di sgomberi e violenza che vi avevamo raccontato, la lotta ha assunto le forme di una lotta di resistenza, ma in cui è sempre più chiara la forza dei lavoratori in sciopero rispetto alla controparte.
Rispetto al nucleo iniziale di scioperanti del magazzino di Campi infatti, prevalentemente Pakistani ed infatti anche su questo si reggeva molto l’argomentazione della controparte della cosiddetta “guerra tra lavoratori”, un’altra quindicina di lavoratori, stavolta di varia provenienza, è uscita dalla fabbrica e si è unita allo sciopero. Altri si sono comunque rifiutati di effettuare tutte le consegne o hanno lasciato il lavoro. Questo è avvenuto anche visto il fatto che in tutti tavoli che si sono tenuti tra azienda, sindacato e istituzioni, l’azienda si è sempre rifiutata di accettare non solo l’applicazione di un contratto adeguato alle mansioni che realmente si svolgono, quindi una paga migliore, ma anche solo le condizioni minime di legalità come l’introduzione di una macchina marcatempo in grado di registrare il numero effettivo di ore lavorate (e quindi da pagare come straordinari!) e l’applicazione effettiva del contratto Multiservizi, dato che attualmente il Regolamento aziendale in vigore introduce condizioni ancora peggiorative rispetto a quel CCNL già vergognoso.
Ogni tentativo di delegittimare la lotta da parte dell’azienda non ha avuto alcun effetto se non quello di mettere un evidenza la loro debolezza.
Quando la RL2 ha cercato di organizzare presidi e contromanifestazioni, offrendo dei compensi a chi avesse accettato di partecipare, sono sempre fallite e hanno sempre visto soprattutto la partecipazione di caporali e dirigenti richiamati da altre città.
Hanno inviato lettere di richiamo. Hanno annunciato tramite comunicato stampa il licenziamento dei 25 lavoratori. Infine la minaccia della chiusura. Il risultato che questa opera di intimidazione ha sortito è stato: l’accorrere al presidio di decine e decine di lavoratori del Si Cobas da altre città; l’organizzazione da parte di case del popolo in tutta la regione di eventi di informazione e raccolte fondi in solidarietà; il realizzarsi di una bellissima, reale convergenza con il collettivo di fabbrica GKN, che è culminata con le 200 persone a manifestare all’interno del punto vendita di Mondo Convenienza a Prato e il corteo dalla exGKN al presidio in via Gattinella con tutti i solidali venuti a festeggiare i 3 anni di lotta, con cori, balli e fuochi d’artificio anche davanti ai cancelli del magazzino; la giunta di Campi si è espressa a più riprese in sostegno dei lavoratori in sciopero; ma soprattutto l’inizio, dopo Roma e Bologna, di un grande sciopero, che conta più di 100 lavoratori, con blocco delle consegne e presidio permanente anche a Torino.
Una lotta insomma che non accenna a rallentare, ma anzi, ad espandersi. Ed è questo il vero motivo che dà agli operai la forza di andare avanti, nonostante il caldo tremendo, nonostante le difficoltà economiche che certo ci sono, nonostante le intimidazioni. Gli operai fanno le macchinate e vanno a conoscere i colleghi di Torino, vanno a sostenerli e vanno anche in altre città per spingere altri lavoratori a cominciare lo sciopero. Il presidio è sempre vivo: ci sono serate musicali, proiezioni di film, balli, giochi da tavolo e il caldo si combatte sotto gli alberi con limonate e gelati.
L’ultima provocazione venuta dai capi, è stata quella di un contro presidio permanente davanti al comune con tanto di furgoni e con i soliti slogan “Vogliamo lavorare!”, “Basta blocco!”. Ma anche questa volta, osservando i video e le foto, riconosciamo gli stessi volti dei caporali-picchiatori che si possono vedere anche nei video dell’aggressione del lavoratore di Bologna finito all’ospedale con braccio e denti rotti. Le loro richieste più che richieste sono un ricatto: se non trovate il modo di porre fine al blocco, noi chiudiamo. Ma come dice Luca Toscano all’assemblea, <<se continua a passare il principio che o le aziende sono libere di sfruttare la gente o se ne vanno, chiudono… tutto quello che rimane dei diritti diventa carta straccia>>.
Ma per fortuna, o forse dovremmo dire “per rapporti di forza”, anche questo tentativo ha prodotto solo multe per i furgoni parcheggiati davanti al comune e rabbia della gente comune, che capisce benissimo l’assurdità della situazione.
C’è ancora da fare una battaglia tutta culturale, come dice Luca. Non si ha niente da ringraziare ad aziende che ti danno, sì, un lavoro che ti consente di sbarcare il lunario, ma a quale prezzo? sacrificando quante ore delle nostre vite? quanta della nostra salute? e quanto profitto fanno invece loro sulle nostre spalle, non lasciando niente di buono e distruggendo, inquinando i nostri territori? Questa sarà la manifestazione di chi passando davanti al presidio sotto il comune in questi giorni ha pensato che fosse una vergogna. Sarà la manifestazione di chi si rifiuta di accettare che si debba scegliere tra lavoro e diritti.
Noi saremo presenti, e tu?
Erika Di Michele
19/7/2023 https://www.perunaltracitta.org/
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