Morire dopo i cento anni in Italia: rapporto tra generazioni e durata della vita
Il progressivo invecchiamento della popolazione italiana ha fatto registrare, nel corso degli ultimi anni, un rilevante incremento del numero degli anziani, ed in particolare di coloro che vengono definiti “i grandi vecchi”. Di conseguenza è in continuo aumento il numero di persone ultracentenarie che al 1 gennaio 2019 sono più di 14 mila. Tale processo demografico, che secondo le ultime previsioni Istat è destinato a perdurare nei prossimi anni, ha inevitabilmente portato a porre maggiore attenzione sulle capacità di sopravvivenza dei grandi anziani in Italia e, in particolare, a studiare numerosità e caratteristiche di coloro che effettivamente raggiungono le età estreme (Caselli et al., 2018a, 2018b).
In questo studio sono stati presi in considerazione tutti gli individui nati tra il 1870 e il 1905 deceduti dopo i 100 anni di età. La fonte dei dati è composta da tre indagini Istat: l’indagine dei semi-supercentenari (SSC), l’indagine dei cancellati dall’anagrafe per decesso e l’indagine sulle cause di morte. Queste fonti di dati hanno consentito di ricostruire i decessi di tutte le generazioni 1870-1905, ormai estinte. L’obiettivo di questo lavoro è di utilizzare questi dati per studiare la relazione tra le generazioni (anno di nascita) e la durata della vita oltre i 100 anni.
Età massima alla morte in costante aumento
Tra le 36 generazioni prese in considerazione, gli individui che sono deceduti dopo i 100 anni sono 56.559, in costante aumento passando dalla prima generazione del 1870 con oltre 300 ultracentenari, all’ultima del 1905 con ben 4.586 ultracentenari.
Come si può vedere dalla figura 1, l’età massima alla morte è in costante aumento, soprattutto grazie all’ammontare crescente di popolazione che raggiunge le età più estreme della vita. Analizzando le distribuzioni per sesso, appare chiaramente che le età più elevate alla morte sono raggiunte dalle donne dimostrando, quindi, anche dopo i 100 anni di età, una longevità maggiore rispetto agli uomini.
Considerando gli oltre 56 mila individui deceduti dopo i 100 anni, per ognuno di essi è stata calcolata l’età alla morte in mesi vissuti, questo per non avere troppa concentrazione sulle singole età in anni, e gli individui sono stati rappresentati su una nuvola di punti in un asse cartesiano (Figura 2). Seguendo il suggerimento di un recente studio pubblicato su Demography (Medford A. et al., 2019), i dati sono stati sottoposti ad una regressione dei quantili per studiare la dipendenza tra le coorti di nascita e la durata della vita oltre i 100 anni
La figura 2 rappresenta il risultato dell’applicazione della regressione dei quantili alla distribuzione: dal 10° al 70° percentile (in blu) con incrementi del 20%, e il 90°, 95°, 96°, 97°, 98° e 99° percentile (in rosso). I risultati mostrano che la durata della vita è correlata positivamente alla coorte ma solo all’estremità superiore della distribuzione dell’età alla morte. Le rette di regressione al di sotto del 70° percentile tendono ad essere parallele all’asse delle ascisse mostrando quindi un’assenza di correlazione tra durata della vita e coorte di nascita. Invece, dal 70° percentile in poi, ma soprattutto dal 90°, la forza della relazione aumenta e pertanto l’età alla morte aumenta con l’aumentare della coorte di nascita.
Il confronto con Svezia e Danimarca
Medford A. et al. (2019) hanno confrontato la durata della vita delle generazioni nate tra il 1870 e il 1904, decedute dopo i 100 anni di età, di Svezia e Danimarca. I nostri risultati collocano l’Italia all’incirca a metà tra i due paesi, ma leggermente più vicina a quelli della Svezia. I dati svedesi mostrano una relazione non particolarmente significativa tra età alla morte dei centenari e la generazione di nascita, in maniera conforme ai dati italiani. Gli autori hanno spiegato questo risultato affermando che è sicuramente dovuto agli effetti delle contrazione della spesa per servizi pubblici registrata a partire dagli anni Novanta, a causa di una serie di crisi economiche che hanno interessato il paese. Secondo gli autori, i tagli alle spese sanitarie hanno lasciato a rischio soprattutto gli anziani, in particolare quelli più fragili da un punto di vista socio-economico. Può essere avanzata una spiegazione analoga per l’Italia?
Dai risultati ottenuti, si può dire che, in Italia, con il succedersi delle generazioni aumenta anche la durata della vita delle persone che hanno raggiunto e superato i 100 anni. Questa associazione tra coorti e età alla morte è infatti osservabile sulle rette di regressione che si riferiscono ai quantili più elevati
Marco Battaglini, Giorgia Capaci, Silvia Capuano, Graziella Caselli, Gianni Corsetti
*Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle degli autori ma non coinvolgono le istituzioni di appartenenza
Per saperne di più
Caselli G, Battaglini M, Capacci G (2018a) Beyond one hundred: A cohort analysis of Italian centenarians and semi-supercentenarians, J Gerontol B Psychol Sci Soc Sci Mar 26: Doi.org/10.1093/geronb/gby033
Caselli G, Battaglini M, Capacci G (2018b) Cohort Analysis of Gender Gap after One Hundred Years Old: The Role of Differential Migration and Survival Trajectories. J Aging Sci 6:199 doi:10.4172/2329-8847.1000199
Medford A, Christensen K, Skytthe A, Vaupel JW (2019) A Cohort Comparison of Lifespan After Age 100 in Denmark and Sweden: Are Only the Oldest Getting Older? Demography. Published online:18 January 2018, 1-13, doi:10.1007/s13524-018-0755-7
26/7/2019 www.neodemos.info
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!