Morte a Torino: suicidio o omicidio sul lavoro? Comunque un ennesimo crimine
Le notizie di cronaca sono scarne ma è emersa la ennesima tragedia sul lavoro; un lavoratore
camionista di 59 anni si sarebbe “suicidato” in una condizione di disperazione causata da uno stato
di sovraccarico lavorativo; i familiari hanno fatto un esposto alla procura della repubblica e il pm
Vincenzo Pacileo ha aperto un procedimento ; secondo le cronache il lavoratore , peraltro
prossimo alla pensione, avrebbe subito non solo pressioni per accollarsi un carico di lavoro
eccessivo e insopportabile ma anche umiliazioni e persino una aggressione fisica; il pm intravede
evidentemente nella condotta del datore di lavoro e di un dirigente aziendale una ipotesi di
omicidio colposo conseguenza della violazione delle norme di legge sulla sicurezza; il lavoratore
faceva 50 ore di lavoro alla settimana , non venivano garantiti i riposi necessari e si trovava dunque
in una condizione di grave costrittività che gli faceva temere , per le gravi pressioni subite, la
possibilità di perdere il lavoro in caso di “disobbedienza” oltre a suscitare angoscianti timori sul
destino della sua abitazione in caso di licenziamento ; si tenga conto che la letteratura medica
indica in un eccesso stabile di lavoro straordinario un rilevante rischio per la salute cardiovascolare
ma un eccesso di straordinario nella mansione di camionista (distress, qualità dell’aria,
sconvolgimento dei ritmi fisiologici circadiani) è evidentemente particolarmente duro; il legislatore
ha introdotto col decreto 81/2008 l’obbligo di valutare il distress lavorativo tenendo anche conto
delle differenze di genere, di età e di paese di provenienza; possiamo dire che in generale questo
imput legislativo è rimasto in maniera diffusa “lettera morta” ; non che fosse una novità assoluta
visto che la norma ricalca quanto già sancito dal codice di procedura civile degli anni 40 del secolo
scorso (responsabilità giuridica del datore di lavoro della integrità psicofisica del lavoratore) ma è
che al “padrone “ bisogna “spiegare” i suoi doveri più volte e scrivendoli in caratteri cubitali e in
maniera letterale;
quanti di questi “crimini di pace” si consumano ogni giorno? solo qualche settimana fa un altro
“suicidio” in Veneto dopo una lettera di licenziamento che , per le modalità con cui è stata pensata
e redatta, avrebbe sconvolto chiunque e che pare aver indotto in quel lavoratore una condotta
suicidaria; troppo spesso nel mondo con ricatti se non con violenze fisiche vengono imposte
condizioni di lavoro simil-schiavistiche
il problema non è solo che i responsabili di questi eventi devono rispondere delle loro gravi
responsabilità;
il problema è anche mettere in campo misure di prevenzione con la diffusione di una rete
capillare di monitoraggio, intervento, autoaiuto e autodifesa dei lavoratori;
questo ultimo evento luttuoso di Torino probabilmente non entrerà nella “casistica Inail” ma non è
un caso isolato, è la punta dell’iceberg di un drammatico fenomeno che è fin troppo chiaro da
sempre; 25 anni fa la UE con la GUIDA PER LA PREVENZIONE DELLO STRESS LAVORATIVO valutava
che “lo stress sul lavoro causa danni alla salute dello stesso ordine di grandezza delle malattie
professionali “tabellate” e degli infortuni” ; la differenza sta nel fatto che gli effetti negativi del
distress sulla salute non vengono mai riconosciuti né risarciti; la Guida evidenzia che la situazione
si configura come un sistema di “profitti provati e oneri pubblici” nel senso che i profitti derivanti
dal lavoro schiavistico vanno in mani private e gli effetti sanitari danneggiano la salute dei
lavoratori con costi a carico del sistema pubblico; la Guida cita, tra le reazioni estreme al distress
lavorativo, anche la condotta suicidaria della vittima, assieme ad altre condotte nocive, e d’altra
parte nella storia operaia di Torino , d’Europa e del mondo la funesta dinamica è ben conosciuta.
da allora la situazione non è cambiata :spesso quello che dovrebbe essere a carico Inail finisce a
carico Inps nel disinteresse totale del ceto politico.
Esprimiamo la nostra sentita solidarietà ai familiari del lavoratore che peraltro hanno avuto il
coraggio di intraprendere una azione giudiziaria e diamo la piena disponibilità al supporto anche
sul piano delle azioni di consulenza peritale (ovviamente in attività di volontariato) se ce ne fosse
bisogno.
Vito Totire, medico del lavoro/psichiatra, CENTRO STUDI(OSSERVATORIO) PER IL BENESSERE
LAVORATIVO via Polese 30 40122 Bologna
Bologna, 29.9.2024
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