Mutilazioni genitali femminili: prevenirle per eliminarle

Estratti dal dossier 2025 di ActionAid

PER UN FUTURO LIBERO DALLE MGF

Politiche e strategie per la prevenzione e l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili

Giornata Internazionale della Tolleranza Zero

contro le Mutilazioni Genitali Femminili

6 febbraio 2025

SINTESI

Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono una grave violazione dei diritti umani e una forma di violenza di genere che colpisce 230 milioni di bambine e donne nel mondo, inclusa l’Italia. Questa pratica, vietata da normative internazionali e nazionali, è spesso sommersa e comporta gravi conseguenze fisiche, psicologiche e sociali. Sebbene l’Italia abbia adottato la legge 7/2006 e sia formalmente in linea con la Convenzione di Istanbul, l’implementazione delle politiche di prevenzione e supporto rimane difficilmente tracciabile a causa della scarsa disponibilità di dati. Nonostante alcune esperienze locali positive, mancano una formazione adeguata, interventi comunitari diffusi, risorse e collaborazioni multi-agenzia strutturate, con il coinvolgimento attivo delle donne e delle comunità come agenti di cambiamento. ActionAid condanna tutte le forme di MGF, contrastando le norme sociali e di genere patriarcali che negano l’autodeterminazione delle donne.

È impegnata nella prevenzione delle MGF e nel miglioramento del supporto a chi le subisce attraverso programmi di sensibilizzazione, formazione e sviluppo di modelli multi-agenzia di intervento locale. Tra le raccomandazioni avanzate, ActionAid sollecita maggiore trasparenza istituzionale rispetto all’utilizzo dei fondi pubblici e all’implementazione di leggi e politiche, raccolta regolare di dati sulla violenza di genere e le pratiche lesive, inserimento delle MGF nei Livelli essenziali di assistenza (LEA), riconoscimento delle/dei Community Trainer come figure professionali chiave, piena trasposizione della direttiva UE 2024/1385 nell’ordinamento italiano.

[…]

I DATI ITALIANI

La legge 7/2006 “Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile” è in vigore da molti anni. Questa normativa ha introdotto modifiche al Codice penale, includendo gli artt. 583-bis e 583-ter. La legge dispone la procedibilità d’ufficio, nonché il principio di extraterritorialità per punire chi commette il reato fuori dai confini italiani. La pena è la reclusione dai quattro ai dodici anni, aumentata di 1/3 se il fatto è commesso ai danni di minore o per fini di lucro. È inoltre prevista l’interdizione dalla professione sanitaria da tre a dieci anni se il reato è commesso da personale sanitario e sanzioni pecuniarie e interdittive per gli enti in cui vengono praticate le MGF. La legge stabilisce anche la realizzazione di campagne informative, iniziative di sensibilizzazione, corsi di informazione per donne infibulate in gravidanza, programmi di aggiornamento per insegnanti di scuole dell’obbligo, la formazione del personale sanitario e la redazione di linee guida, la gestione di un Numero Verde (800.300558) e progetti all’estero.

Coordinati dal Dipartimento per le pari opportunità, responsabili di tali attività sono i Ministeri della Salute, dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, delle Politiche Sociali, degli Affari Esteri e dell’Interno, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.

DIFFUSIONE IN ITALIA E IN EUROPA

Secondo l’UNICEF, nel mondo sono più di 230 milioni le ragazze e le donne che hanno subito una forma di MGF, quattro milioni quelle che rischiano di esservi sottoposte entro i 15 anni di età.

Le MGF vengono effettuate in età e contesti diversi a seconda della comunità di riferimento. Rilevate in almeno 96 Paesi, le MGF riguardano tutti i continenti, ma sono maggiormente diffuse in Africa centrale e in alcune aree del Medio Oriente e dell’Asia. I Paesi con l’incidenza più elevata sono Somalia, Guinea, Gibuti, Sierra Leone, Mali, Egitto, Sudan, Eritrea, Burkina Faso, Gambia, Etiopia, Mauritania, Chad e Indonesia.

Si stima che in Europa siano oltre 600.000 le donne portatrici di MGF e 190.000 quelle a rischio in 17 Paesi. Inoltre, UNHCR ha stimato che, nel quinquennio 2015-2020, almeno 20.000 donne e ragazze all’anno, richiedenti asilo in Europa, potrebbero essere state vittime di MGF6 . Le stime più recenti riguardanti l’Italia, risalenti al 2019 ed elaborate dall’Università Milano-Bicocca, indicano che circa 87.600 donne siano portatrici di MGF, di cui 7.600 minorenni, principalmente di origine nigeriana ed egiziana. Sarebbero circa 5.000 le bambine a rischio di subire tale pratica.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Sebbene l’Italia abbia adottato una legge sulle MGF nel 2006 e il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023 le includa tra le forme di violenza di genere da prevenire e contrastare, l’impegno istituzionale in questo ambito risulta difficile da monitorare a causa della carenza di informazioni e disponibilità pubblica di dati. Non esiste, infatti, una relazione periodica che documenti le attività svolte e l’utilizzo dei fondi allocati.

Ogni anno poi la legge di bilancio stanzia risorse specifiche al Dipartimento le Pari Opportunità (DPO) per il Fondo destinato al contrasto e alla repressione delle mutilazioni genitali femminili. Ulteriori fondi vengono assegnati al Ministero dell’Interno per la gestione del Numero verde contro le MGF (800.300558) e al Ministero della Salute – che li trasferisce alle Regioni e alle Province autonome – per la formazione del personale sanitario e di altre figure professionali che lavorano con le comunità migranti per realizzare azioni di prevenzione e assistenza per donne e bambine già sottoposte a MGF. Per il 2023, la somma complessiva ammontava a 1.239.845 euro (400mila al DPO, 339.845 al Ministero dell’Interno e 500mila al Ministero della Salute).

Nel 2018, il DPO ha pubblicato le Linee guida per il riconoscimento precoce delle vittime di mutilazioni genitali femminili o altre pratiche dannose, destinate al personale dei Centri di Primo Soccorso e Accoglienza, dei Centri di Accoglienza e dei Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo, previste dalla legge n. 7/2006. Allo stato attuale, si riscontra ancora una conoscenza disomogenea delle pratiche lesive, incluse le MGF, da parte del personale delle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale.

Ciò compromette la possibilità di individuare e gestire adeguatamente i casi, in conformità con il quadro internazionale dei diritti umani. Il recente Patto europeo sulle migrazioni (2024), che introduce nuove norme per la gestione della migrazione e istituisce un sistema comune di asilo negli Stati membri, offre un’importante occasione per migliorare le procedure di asilo, se si introducono indicatori per la pronta identificazione e assistenza alle ragazze e alle donne che hanno subìto MGF o che sono fuggite dai propri Paesi per sottrarsi a questa pratica. Il DPO, inoltre, ha finanziato un’indagine sulle MGF in Italia condotta dall’Università Milano-Bicocca, pubblicata nel 2019 e oramai datata. Ad oltre un anno dalla pubblicazione dell’Avviso pubblico “Indagine esplorativa finalizzata ad individuare la platea di potenziali soggetti da consultare nel campo delle mutilazioni genitali femminili”, invece lo stesso Dipartimento non ha ancora pubblicato l’esito della gara. Il Ministero della Salute non ha reso disponibile alcuna reportistica sulle attività di sensibilizzazione, formazione e Mutilazioni Genitali Femminili.

[…]

I 10 PRINCIPALI MITI SULLE MGF

1. Alcuni tipi di MGF sono meno dannosi di altri.

2. Ci sono delle situazioni in cui le MGF sono accettabili.

3. È una questione che riguarda solo le donne.

4. Le MGF sono previste da alcune religioni.

5. Le MGF sono un problema africano, non succedono in Europa.

6. Le persone che praticano le MGF sono “barbare” e “irrazionali”.

7. Una donna che subito MGF è una vittima passiva.

8. Praticare le MGF in ospedale riduce il rischio.

9. La circoncisione maschile e quella femminile sono la stessa cosa.

10. Le donne che hanno subito le MGF non provano piacere sessuale.

FONTE: End FGM-EU Network (2020)

Il lavoro delle Regioni sulle MGF appare estremamente disomogeneo, nonostante i fondi previsti dalla legge n. 7/2006 e l’inclusione della prevenzione delle MGF e dell’assistenza alle vittime in molti piani regionali anti-violenza. Alcune Regioni, come la Lombardia, il Piemonte, la Toscana e il Lazio, si sono dotate autonomamente di Centri regionali contro le MGF, con funzione di coordinamento e gestiti da team multidisciplinari – come indicato nelle linee guida ministeriali14. In altri territori, invece l’assistenza sanitaria è fornita da alcuni ospedali, ambulatori o consultori (es. Bari, Reggio Emilia, Bologna, Milano, Roma), spesso grazie all’impegno individuale di personale sanitario specializzato (es. ginecologhe, chirurghe/i, sessuologhe/i, etnopsichiatre/i). Ciononostante, molti servizi socio-sanitari rimangono inaccessibili alle portatrici di MGF, per la loro indisponibilità sul territorio, per i costi elevati e per la mancanza di documentazione necessaria, come un codice di esenzione ticket o la tessera STP (Straniero Temporaneamente Presente) per accedere alle cure urgenti ed essenziali in assenza di permesso di soggiorno). In particolare, le donne non possono accedere alla ricostruzione chirurgica e ai trattamenti pre- e post-operatori (visite, analisi, supporto psicologico) poiché tali prestazioni non sono incluse nella lista delle spese sanitarie rimborsabili (codici DRG). La gestione delle complessità del sistema sanitario e l’accesso ad altri servizi essenziali (es. sociali, abitativi, scolastici, per il rilascio del permesso di soggiorno) possono risultare difficoltosi o addirittura diventare ostacoli per alcune donne. Per supportarle e fungere da ponte tra pazienti e personale sanitario, sarebbe utile introdurre nei Centri regionali per le MGF la figura di “health advocate”. Questa dovrebbe far parte dell’unità multidisciplinare specializzata sulle MGF (“MGF Units”), di cui dotare i Centri regionali di riferimento per le MGF, secondo quanto proposto dalla SICPRE (Società italiana di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica) per coordinare gli interventi di prevenzione, assistenza e protezione sul territorio. Le MGF Unit dovrebbero includere, inoltre, ginecologhe, specialiste/i di chirurgia plastica, psicologhe e mediatrici linguistico-culturali.

In generale, manca una formazione strutturata e specializzata non solo per il personale sanitario, ma anche per altre/i professioniste/i che possono entrare in contatto con bambine, ragazze e donne che hanno subìto o rischiano di subire MGF. Tra queste/i rientrano il personale scolastico, dei servizi sociali, delle forze dell’ordine, della magistratura, delle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, delle organizzazioni del terzo settore, inclusi gli enti gestori dei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS), Centri del Sistema Accoglienza e Integrazione (SAI), e altre tipologie di centri e comunità per persone migranti. I corsi di formazione, infatti, sono spesso sporadici e non prevedono la partecipazione di figure chiave specializzate in mediazione linguistico-culturale o di Community trainers, essenziali per creare un ponte con le comunità che praticano le MGF. Il mancato coinvolgimento di associazioni o leader delle comunità si riscontra spesso anche nell’elaborazione di politiche sociali o migratorie.

Questo approccio limita la possibilità di valorizzare le competenze di chi conosce i codici etnico-culturali necessari per comprendere il perpetuarsi della pratica, riducendo così l’efficacia degli interventi.

Negli ultimi anni, le attività di sensibilizzazione delle comunità, con particolare attenzione a donne e giovani, e la formazione di professioniste/i sono state realizzate principalmente da enti del terzo settore, spesso attraverso finanziamenti europei. La protezione e il supporto specifico alle donne con MGF sono talvolta forniti dai centri antiviolenza, solitamente dopo averle accolte in seguito a maltrattamenti e violenza. Tuttavia, le competenze in materia di MGF non sono ancora adeguatamente diffuse tra le operatrici di questo settore. In generale, manca un adeguato confronto e coordinamento tra le organizzazioni del terzo settore sul tema, con il rischio di non valorizzare le esperienze e di duplicare gli sforzi.

Una pratica promettente da segnalare è quella promossa nel 2023 dall’Asl Roma 1 e da Amref Health Africa Onlus, ovvero l’adozione di un protocollo d’intesa per avviare una rete territoriale di prevenzione e contrasto delle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) sulle minori straniere nel territorio di Roma. L’obiettivo è implementare una strategia operativa condivisa per accrescere le conoscenze e le competenze del personale dei diversi servizi pubblici e del terzo settore; migliorare le loro capacità di lavoro integrato e di ownership; rafforzare il ruolo strategico e la presenza stabile della mediazione linguistico-culturale nei servizi; potenziare gli strumenti, le competenze e i meccanismi per la presa in carico delle minori.

Si punta poi a istituire una struttura operativa permanente “multiservizio e interistituzionale”. Al protocollo hanno inoltre aderito il Comune di Roma, la Società Italiana di Pediatria Gruppo di Lavoro Nazionale per il Bambino Migrante, la Cooperativa Roma Solidarietà, Focus Casa dei Diritti Sociali, CPIA3, CIES Onlus, l’Ospedale San Camillo-Forlanini, il Centro Salute Globale – Università Cattolica del Sacro Cuore ed ActionAid Italia.

IL LAVORO DI ACTIONAID

La federazione internazionale di ActionAid è da tempo impegnata nella prevenzione delle MGF e nel supporto a chi le subisce nei principali Paesi in cui opera, tra cui Somaliland, Etiopia, Gambia, Kenya, Liberia, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Indonesia, Uganda, Svezia e Italia, dove sono presenti comunità a tradizione escissoria. Nel nostro paese, ActionAid realizza dal 2016 interventi di sensibilizzazione ed empowerment rivolti a donne, ragazze, uomini e leader comunitari sulle conseguenze e i rischi delle MGF; attività di ricerca e mappatura di servizi, politiche e pratiche; corsi di formazione diretti a personale sanitario, scolastico e del terzo settore; lobbying e advocacy; campagne di comunicazione e materiali di divulgazione. Nel corso dell’ultimo triennio, ha inoltre sviluppato un modello di catena di intervento per le città di Milano e di Roma, definendo con gli attori locali (servizi sociali, strutture sanitarie, scuole, forze dell’ordine, magistratura, Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, enti del terzo settore) procedure operative standard per migliorare l’identificazione, il referral e la presa in carico di casi potenziali o effettivi di MGF. Tale modello si fonda sull’integrazione di saperi e competenze professionali di attori di ambiti diversi, con mandati distinti ma complementari, che cooperano a livello locale sulla base di procedure condivise e regolamentate da un protocollo. Tale strumento consente la creazione di una rete territoriale multi-agenzia e multi-settoriale che, condividendo responsabilità e risorse, mantiene un alto livello di attenzione verso casi potenziali o sospetti di MGF (e anche di matrimoni precoci e forzati), attivandosi prontamente in modo coordinato ed efficace quando necessario. In questo contesto, un ruolo cruciale è svolto dalle e dai Community Trainers, figure appositamente formate e appartenenti alle comunità interessate dalle FGM. Lo sviluppo di questi interventi è stato reso possibile soprattutto grazie a progetti co-finanziati dall’Unione europea: After (2016-2018), Chain (2020-2022) e Join our CHAIN (2022-2024). Tale lavoro continuerà anche attraverso Safe (2025-2028) e la partecipazione di ActionAid alla rete europea End FGM-EU.

Autrici: Isabella Orfano e Benedetta Balmaverde

Supervisione: Rossana Scaricabarozzi

Impaginazione: Tadzio Malvezzi

gennaio 2025

QUI LE CONCLUSIONI, LE TABELLE E GLI ALTRI DATI: https://www.google.com/search?client=firefox-b-d&q=Mutilazioni+Genitali+Femminili+%7C+ActionAid+Policy+Brief+2025

21/2/2025 https://www.labottegadelbarbieri.org/mutilazioni-genitali-femminili-prevenirle-per-eliminarle/

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *