Nel Far West della professione infermieristica rifiutata dalla sanità pubblica spinta nel baratro
Undici milioni di persone hanno rinunciato alle cure delle proprie patologie, 6,3 milioni gli italiani hanno pagato in nero, senza fattura (per intero o in parte) le prestazioni infermieristiche private, quindi fuori dalle strutture pubbliche. Anche questo dato la dice lunga sulla scissione tra bisogni dei rappresentati e politiche dei rappresentanti, protese a far sì che ognuno pensi per sé, mentre si continuano a pagare tasse per un servizio sempre più desertificato con la riduzione di ospedali, ambulatori territoriali e personale infermieristico. Una recente indagine del Censis, per conto della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi, mirata alla “Giornata internazionale dell’infermiere”, conferma che per effetto dei continui tagli alla sanità pubblica, nel 2016 ben 12,6 milioni hanno fatto ricorso a un infermiere privato pagando di tasca propria.
Una vero e proprio settore “imprenditoriale” in crescita esponenziale, come conseguenza dei tagli governativi al Servizio Pubblico, ma che vede al proprio interno un forte sommerso verso il quale sarà sempre più difficile operare un controllo dal punto di vista fiscale e, cosa ancor più preoccupante, sulla qualità delle prestazioni. E’ elementare prevedere spazi oscuri di supposte professionalità che si dedicheranno alla truffa diretta o indotta dalla fiducia a prescindere da parte del curato. Già oggi la metà degli acquirenti di prestazioni infermieristiche non hanno chiesto, o sono stati consigliati con l’offerta di uno sconticino, la fattura (4,7 milioni in toto e 1,6 milioni in parte). In termini di esborso diretto dalle tasche gli italiani stiamo parlando di cifre impressionanti: 1,4 miliardi (455 milioni al nord, 150 milioni al centro e 820 milioni al sud e nelle isole).
L’allarme non è dettato dalla nostra prevenuta considerazione verso l’attività privata (ben venga quella di limpide cooperative di infermieri orfani del dovere del dovere dello Stato verso gli elementari bisogni di salute dei cittadini) ma di fronte a una società che invecchia e con malati cronici in forte aumento, è chiaro che i millantatori avranno buon gioco. Su questi e altri pericoli, nella stessa indagine Censis emerge la necessità dell’infermiere convenzionato con il servizio sanitario pubblico: ben il 53,8% degli interpellati nella ricerca vorrebbe l’infermiere convenzionato come il medico di base; poi il 38,5% vorrebbe infermieri rintracciabili nelle farmacie.
Intanto, per la ricerca di un infermieri privato, si è costretti ad affidarsi a relazioni precarie: il 40,3% ha trovato un infermiere per conoscenza diretta; il 29,6% grazie a un parente o un amico; il 17% attraverso l’indicazione di un medico; l’8,7% chiedendo in farmacia e l’1,2% con annunci sui giornali o su internet; il 12,1% è ricorso alle cooperative sociali. Mentre il 18% – in particolare il 18% delle famiglie con persone non autosufficienti,che ha avuto bisogno di un infermiere si è rivolto a un intermediario qualsiasi ( pagando?).
Questo accade perché le strutture pubbliche sono “chiuse” agli interventi più elementari: prelievi di sangue effettuati in casa (richiesti dal 31,5% dei cittadini che si sono Nel Far West della professione infermieristica rifiutata dalla sanità pubblica spinta nel baratro Gli infermieri sono apprezzati, ma crisi e carenze mettono a rischio ospedale e territorio rivolti a un infermiere a domicilio); le iniezioni (23,5%); la misurazione di parametri vitali come la pressione arteriosa (14,3%); le medicazioni (13,5%), le flebo (13,4%) e l’assistenza notturna (4,3%).
Infine, mentre le Regioni cianciano senza cognizione di causa di Case della Salute sui territori, per lo più trasformando piccoli ospedali in spazi di parcheggio al minimo assistenziale, pare che ben 2,3 milioni di italiani/e abbiano chiesto assistenza prolungata nel tempo e in particolare sono 920mila le famiglie con una persona non autosufficiente che hanno fatto ricorso a infermieri pagando di tasca propria.
In molti chiedono di supportare le famiglie nell’acquisto privato tramite i meccanismi assicurativi, a riprova dell’efficacia del lungo martellamento mediatico e politico da parte dei vari governi degli ultimi vent’anni, per sponsorizzare la criminale americanizzazione della sanità italiana: si cura di più e meglio solo chi ha i soldi, chi ne ha pochi per vivere s’indebiti e chi non ne ha muoia prima, come già teorizzato qualche anno fa dal Fondo Monetario Internazionale.
Sarà il Far West il futuro della sanità programmata dalla ristrettissima cerchia di lor signori che detiene il 70% della ricchezza nazionale in un Paese sempre più diseguale e incivile, dove i soldi ci sarebbero per tutti, se non fossero rapinati dalle tasche dei contribuenti per, ad esempio, fare missioni di guerra agli altri popoli e per finanziare le banche private.
Redazione Lavoro e Salute
Dal numero di maggio del periodico cartaceo Lavoro e Salute www.lavoroesalute.org
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