Nel “Giorno della Memoria” diciamo No a tutti i fascismi vecchi e nuovi
Nel “ giorno della memoria”, istituito dal Parlamento italiano, all’unanimità, con la legge n.211 del 20 luglio 2000 ricordiamo i sei milioni di ebrei sterminati nei campi di concentramento, le persecuzioni subite e le deportazioni di massa che hanno riguardato anche militari e politici italiani invisi al regime, sinti e rom, omosessuali, disabili e “asociali”, nei lager nazisti: tutte vittime di una ideologia nefasta e irrazionale alla base di un regime dittatoriale che aveva annullato ogni forma di democrazia.
Il 27 gennaio vuole ricordare da un lato la follia e insieme la lucidità del sistema di sterminio messo a punto dai nazisti con la collaborazione attiva dei fascisti italiani, dall’altro però anche l’umanità e il coraggio di quanti si opposero allo sciagurato progetto, protessero i perseguitati e salvarono molte vite.
Ma, mentre partecipiamo alle iniziative e alle celebrazioni che da diverse parti si tengono, mossi dal dovere della memoria, ci chiediamo perché sia potuto accadere tutto questo, con quale inaccettabile motivazione, in tante e tanti siano stati artefici o complici di crimini di tale dimensione.
Nel libro “Dodicesima Disposizione”, curato dal Dipartimento Antifascismo del nostro partito, si dedica un capitolo all’alleanza di Mussolini con Hitler, all’antisemitismo alla promulgazione delle leggi razziali: si dice che i due movimenti, nazismo e fascismo, erano accomunati dal nazionalismo, l’anticomunismo, il disprezzo per la democrazia, l’uso della violenza e il razzismo, la costruzione di capri espiatori su cui riversare il fallimento e i danni della crisi del 1929, la guerra e lo sterminio scientificamente pianificato degli oppositori, come soluzione finale. Emblematica è l’assurdità delle leggi razziali, una serie di norme discriminatorie nei confronti degli ebrei che a partire dal 1938 vennero promulgate ricalcando le leggi razziali naziste di Hitler del 1935, e che hanno realizzato una delle pagine più buie della storia italiana in Italia. Ci si inventò la “razza ebraica” come nemica del popolo italiano, e per questo fu pubblicato il famigerato “Manifesto della Razza” in cui si esalta il concetto di purezza ariana da preservare con ogni mezzo. Nel manifesto, con farneticazioni di ogni genere , si afferma l’esistenza di una fantomatica identità razziale italiana (anche un paese frutto di infinite mescolanze viene dichiarato “ariano”) e si incitano gli italiani a proclamarsi “francamente razzisti” . Il dramma è che questo testo, riportato integralmente nel nostro libro, fu sottoscritto da oltre 360 accademici ed intellettuali tra i quali anche cattolici, docenti universitari, pediatri, giuristi. Scriviamo, nel libro, che mai la cultura e la scienza italiane erano cadute così in basso.
A sostegno delle teorie folli esplicitate, nacque inoltre una rivista dichiaratamente antisemita “La difesa della razza” il cui segretario di Redazione era Giorgio Almirante futuro leader del Movimento Sociale partito formato da nostalgici del fascismo ed ex repubblichini nato poco dopo la Liberazione. L’MSI entra in Parlamento nel 1948 e vi resta fino al 1995 quando dal suo scioglimento si forma Alleanza Nazionale che porterà poi a Fratelli d’Italia. Mi sembra doveroso qui ricordare che FdI, che, dopo le ultime elezioni politiche, esprime la presidente del governo e diversi ministri, non ha mai rinnegato le proprie origini e mantiene ancora nel suo simbolo la fiamma tricolore simbolo inventato dai reduci della Repubblica di Salò quando fondarono l’MSI.
A supporto di ciò, Ignazio “Benito” La Russa, Presidente del Senato, e Isabella Rauti, sottosegretaria alla Difesa, figlia di Pino Rauti, personaggio al centro delle trame nere degli anni Settanta, ricordano sui social il 76° anniversario della nascita del MSI con le parole “Onore ai fondatori e ai militanti missini” ben sapendo che il Movimento Sociale si poneva in continuità ideologica con la Repubblica Sociale di Salò.
Con che coraggio quindi eredi morali del disciolto partito fascista, esponenti di un partito definito posfascista possono rappresentare le istituzioni democratiche nelle celebrazioni della Giornata della Memoria?
Con che coraggio hanno giurato fedeltà alla Costituzione nata dalla Resistenza contro il fascismo, e basata su valori assolutamente antifascisti e quindi anche antirazzisti?
Per anni abbiamo fatto parlare i testimoni della Shoah e del Porrajmos, quando questi volevano o riuscivano a parlare, ora non possiamo lasciare che tutto venga dimenticato, perché conoscere la storia è necessario per poter combattere nuove forme di fascismo non così apertamente riconoscibili in quanto non potranno ripresentarsi con le stesse modalità. I neofascisti di oggi, hanno sostituito i migranti ai “diversi” da opprimere nel secolo scorso, praticano un razzismo simile a quello dei propri avi, sognano un’artificiale “comunità nazionale”, in contrapposizione al rischio della mondializzazione e della immaginaria “sostituzione etnica” con cui si giustificano politiche criminali contro chi fugge verso l’Europa. Sono tante le similitudini e le differenze su cui siamo chiamati a ragionare, per evitare che fra passato e presente si realizzi una pericolosa continuità.
Le parole d’ordine “devi ricordare”, “la memoria è un dovere” perché “senza memoria le generazioni non hanno futuro” non devono essere parole vuote, dobbiamo fare i conti anche con le dimenticanze e i silenzi colpevoli di questi anni.
Finita la guerra con la Liberazione inizia un periodo nel quale anziché processare e condannare i fascisti responsabili di tanti crimini, in nome di una pacificazione e di un tentativo di ripristinare un ordine democratico nel paese non si procede a nessuna epurazione, anzi, prefetti, vertici militari, personale dei Ministeri, giudici che avevano operato durante il regime fascista vengono ricollocati ai loro posti.
Inizia invece un processo alla Resistenza, forse per il fatto che la maggior parte dei partigiani era comunista, e si cerca di mettere sullo stesso piano le diverse parti in lotta.
È evidente invece che in quel periodo drammatico ci fu chi percepì con chiarezza il senso della giustizia, della lotta per la democrazia guardando ad ideali più alti perdendo la vita nella Resistenza, mentre altri, spesso per scelta, non vollero opporsi e battersi contro la barbarie nazi-fascista, o non osarono farlo per viltà o timore. Non può essere messo sullo stesso piano chi ha combattuto per la democrazia e la libertà e chi invece ha combattuto a favore di una dittatura responsabile di anni di terrore e crimini nei confronti di una parte dell’umanità. Non ci può essere nessuna assoluzione per chi stette dalla parte dei fascisti e dei nazisti e nessun tentativo di revisionismo storico può e deve essere accettato.
Ed è ancor meno accettabile che, nel tentativo di giustificare il silenzio sui crimini fascisti, si sia voluto equiparare il fascismo al comunismo, come nella risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre, 2019 nella ricorrenza degli 80 anni dalla seconda Guerra mondiale. Oppure, come ha fatto recentemente, il ministro dell’Istruzione e del “Merito” , con una lettera agli studenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado, si parla di totalitarismo del Comunismo dimenticandosi e volendo far dimenticare, che in Italia il termine totalitarismo è stato coniato per descrivere il fascismo mentre i comunisti il fascismo lo hanno combattuto ed hanno contribuito, insieme ad altre forze politiche democratiche, dopo il 25 aprile, a ricostruire la democrazia in Italia, andando oltre le appartenenze. Insieme hanno scritto la Costituzione che porta la firma in calce di Umberto Terracini, antifascista comunista. Quella Costituzione composta da una serie di articoli in cui si afferma l’esatto contrario di tutto ciò che stava alla base del fascismo. I padri e le madri costituenti avevano vissuto sulla propria pelle la tragedia del regime fascista e, con la scrittura di questo testo, si prefiggevano l’obiettivo di cancellare per sempre la possibilità di un ritorno di questa ideologia criminale.
Quella Costituzione mai applicata del tutto e spesso non rispettata. Ne è un esempio la mancata applicazione dell’articolo 11, “L’Italia ripudia la guerra……come mezzo di di risoluzione delle controversie internazionali…” quando il Parlamento italiano vota e rivota l’invio delle armi all’Ucraina divenendo così paese cobelligerante.
Occorre oggi un rinnovato impegno rivolto alla difesa della nostra Costituzione di fronte ai tentativi di modificarla col fine di renderla meno vincolante per chi fa del liberismo la sua bandiera: presidenzialismo, autonomia differenziata, smantellamento dello stato sociale, sono tutti tentativi di modificare il carattere sociale e antifascista della Costituzione italiana.
Fare fronte comune per la difesa della Costituzione, è il modo migliore per celebrare la Giornata della Memoria.
Rita Scapinelli
Responsabile nazionale Antifascismo PRC-SE
27/1/2023 http://www.rifondazione.it
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