Nel nome della tutela della salute della popolazione. I medici come bene collettivo della sanità territoriale

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Ci sono due questioni che spesso vengono attorcigliate fra loro, ad arte: il numero chiuso agli studi universitari e il cd “imbuto formativo” esistente per l’accesso alle scuole di specializzazione.L’imbuto formativo si crea quando c’è una forte differenza fra le domande d’accesso e le borse di studio disponibili.Il numero chiuso è la selezione per accedere al corso di laurea.L’imbuto formativo poteva essere un problema quando non c’era il numero chiuso per l’accesso al corso di laurea ma nessuno si lamentava, ai miei tempi, ai tempi della 833.Le uniche lamentele erano rivolte a chi era sospettato di raccomandazioni ma, fortunatamente, una quota di neolaureati veramente bravi riusciva a entrare nei corsi di specializzazione ed è su quelli che è nata l’eccellenza del Servizio sanitario di diritto pubblico.Bravi specialisti che gestivano la propria materia sia in funzione dell’utenza e sia nel coordinare i loro colleghi nelle corsie e sul territorio. Erano il motore e gli altri le ruote migliori per scaricare la loro potenza sull’asfalto in sicurezza.Il medico comune non è necessariamente il medico di famiglia, c’era anche il medico che non era riuscito a entrare in scuola di specializzazione e si metteva a esercitare in corsia o sul territorio.Trent’anni passa e fa non era un dramma non entrare in scuola di specializzazione, la popolazione dei neolaureati non era composta solo dai geni, era la popolazione più variegata che si potesse immaginare.Lo stato decideva il numero e il tipo di specialisti necessari ed erogava le borse di studio.Non ho mai pensato di essere stato privato del diritto allo studio, di quel diritto ne avevo già fruito accedendo senza alcuna selezione al corso di laurea e vedevo che la tutela della salute della popolazione veniva garantita sempre di più giorno dopo giorno.Nessuno ci pensa ma la borsa di studio è un contratto di lavoro atipico, equiparabile, forzando il concetto, a un contratto di formazione o di apprendistato.E’ vero che non diventi ricco ma è anche vero che viene riconosciuto il tuo apporto professionale mentre studi.Non sei più uno studente, sei un lavoratore.Non è un caso che non rimanessero borse di studio non assegnate.Chi faceva il medico comune e chi si cimentava nel fare carriera anche in branche che non fossero la propria prima scelta. Nessuno si turava il naso, non c’erano i PS con pochi medici e anche alienati da evitare a tutti i costi.
Medici comuni e gli specialisti necessari. Semplice semplice.
Nessun dramma e copertura quasi totale del territorio.
Non ho mai visto colleghi lamentarsi e ho visto un grande servizio sanitario pubblico.
Specialisti al servizio dei medici comuni e anche beneficiari del lavoro sul territorio di questi ultimi.
Lo stato era obbligato laureandoli ad assumerli.
Si conviveva con il privato puro, con la clinica privata, non c’era il privato accreditato, le assicurazioni sanitarie si contavano sulle punte delle dita ed erano assicurazioni pure, non c’erano le casse su cui poggia il welfare aziendale.
Non c’era il welfare aziendale e il privato accreditato.

Oggi i medici comuni pare non esistano più, perché?
Perché invece di maturarsi con il mio 36/60 sono usciti a pieni voti? Perché hanno vissuto in un contesto famigliare e sociale che gli ha fornito più attitudine ai quiz?
Buon per loro e comunque bravi a superare i quiz.
Non si può negare che la selezione crea una popolazione di studenti che hanno nel metodo di studio liceale lo strumento che li facilita nel corso di laurea.
Buon per loro, è giusto che ne traggano un vantaggio e sono convinto che vadano premiati.
Ma a quale costo collettivo?
Intanto non scopriremo mai se quei “discoli” nell’età liceale potevano essere professionisti addirittura più bravi, perché in quel periodo della vita si può cambiare in ogni momento e si priva il percorso di laurea di una vera competizione e contaminazione di studenti diversi fra loro e quindi con l’attitudine al confronto e la conseguente crescita.
Questo tutela la salute del popolo.

Lo ammetto, è una mia opinione attaccabilissima.
Il dato però è che ora escono medici preparatissimi e questo è incontestabile come lo è una formazione fatta a pane e algoritmi, come solo Big pharma sa propinarti (fa più fatica a propinarli ai “ discoli “).
Gli algoritmi sono un arretramento?
No, assolutamente no. Sono dati e conoscenza e sono stramaledettamente utili.

Hanno un limite nello stratificare la popolazione (dividerla in gruppi e sottogruppi), io invece penso alla fortuna di essere tutti diversi ognuno dall’altro e quindi gli algoritmi, utili, a un certo punto devi personalizzarli e conta anche dove vivi e con chi vivi.
È dura per una terapia che si basa su tabelle e linee guida avere uguali performance in una famiglia allargata, forzando l’esempio.

Ora, nel momento in cui produci medici assolutamente preparati, in un numero risicatissimo, che studieranno senza alcuno stress competitivo o di confronto, che si sono meritati l’accesso per il loro impegno nel liceo, ecco, cosa ti aspetti?

Che non pretendano come un diritto la borsa di studio per la specializzazione che indicano come prima scelta?
No, tu stato non puoi pretendere questo.
Non puoi colpevolizzarli ma non puoi neanche creare più specialisti di quelli necessari.
Soprattutto non puoi pretenderlo in un tale assetto ovvero con il numero chiuso e con una trasformazione dell’ingaggio lavorativo che non offre contratti a tempo indeterminato a chi non è specializzato.
Chi rimane fuori non può accontentarsi di retribuzioni a gettone o sostituzioni a vita e senza alcuna possibilità di carriera.
Che siano raccomandati o geni, dopo averli selezionati in entrata, paradossalmente hanno lo stesso obiettivo: fare ciò che desiderano e fare carriera e nel posto dove vogliono.
Li hai selezionati e formati ora dagli lavoro stabile e motivante.
Peccato che il territorio a quel punto si svuota e questo, caro stato, lo sapevi e l’hai cercato.

Non esiste un imbuto formativo ma una vertenza di lavoro che però viene condotta dai giovani medici malissimo.
Se sei un giovane medico non puoi rivendicare un diritto allo studio che non c’è, entri se sei più bravo di altri e in una posizione coperta dal numero delle borse di studio.
Questo è sacrosanto, lo era 30 anni fa e lo è anche oggi.

Addirittura non può esserci un contesto che vede materie che non assegnano le borse a loro disposizione, ulteriore elemento che annulla la rivendicazione del diritto allo studio.

Quindi non è un imbuto formativo ma una barriera lavorativa, è un problema di diritto al lavoro. E’ proprio un’altra cosa!

Questa è la vertenza da portare avanti e, soprattutto, non puoi giustificarla sostenendo che in questo modo la qualità delle cure della popolazione venga danneggiata.
Non sei altruista, hai un tuo problema di lavoro.

Torniamo al numero chiuso che è incostituzionale e questo è un dato.
Anche qui è stata invocata la tutela della salute della popolazione, sulla carta convincente, perché se selezioni i più bravi e li formi al meglio produci medici bravi, cristallino (cit)!
Senza ritornare sul tipo di formazione di cui vi ho espresso la mia opinione prima, ecco, qual è stato il risultato?
Mancano medici ma soprattutto mancano i medici comuni.
Quelli che potrebbero esserlo, sempre per i motivi di cui sopra, li paghi a gettone, li metti in una condizione continua di frustrazione, li fai scappare e ti rimangono borse di studio non assegnate (medicina d’urgenza ad esempio).
Trent’anni fa coprivi il territorio, diminuivi mortalità e morbilità e producevi prevenzione mentre ora è il contrario e non c’è bisogno di nessuna statistica per capire che se non hai i soldi la diagnosi precoce di una neoplasia salta, la prevenzione di accidenti cardiocircolatori, esiti pesanti di patologie che erano stati ridotti a quasi semplici postumi.
Anche una diagnosi buona e precoce non serve a niente se non hai chi ti segua la cronicità in modo adeguato.

Già, l’adeguatezza delle cure, chi te la produce oggi?

Quello che però è stupefacente è sentirsi dire che proporre l’abolizione del numero chiuso sia una sciagura per la famosa tutela della salute che perderebbe in qualità delle cure e scopri che lo dicono i medici, i loro rappresentanti sindacali.
Ve lo giuro, lo hanno detto a me.
Il presidente di uno dei più grossi sindacati dei medici in un evento sulla sanità organizzato dai Comitati nazionali contro ogni autonomia differenziata.
Non avevo possibilità di replica ma è venuto in mio soccorso Fausto Cordiano, presidente del consiglio comunale di Cinquefrondi, replicando quanto fosse una sciagura definire e sostenere come sciagura l’eventualità dell’abolizione del numero chiuso.

Ma io e Cordiano abbiamo un difetto che ci accomuna, siamo un po’ comunisti.
Già, perché essere comunisti e scoprire che il comitato

ristretto della commissione Istruzione del Senato ha adottato, praticamente all’unanimità, il testo base «per dire basta al numero chiuso a medicina» e ha impostato una legge per la sua abolizione, ecco, è la bastonata che non meriti.
Non meriti di scoprire che si preoccupano di più del territorio e del popolo quelli di “destra“.
E’ vero, anche Bonaccini si pone il problema ma siccome “ l’autonomia differenziata la fa meglio lui“ chiede quote regionali di accesso al corso di laurea su indicazione e sulle necessità delle strutture ospedaliere, pubbliche o finte pubbliche che siano (Fondazioni).

E allora chi definisce l’abolizione del numero chiuso una sciagura si accorge che probabilmente ha esagerato e incomincia la nobile arte dell’essere d’accordo demolendo l’idea o l’iniziativa.

Lanari, direttore della Pediatria del Sant’Orsola sottolinea l’impossibilità di eliminarlo di colpo perché mancano aule e insegnanti.
Però per non far scappare i medici propone assunzioni e aumenti salariali. Buona la prima per tutti e buona la seconda per i medici. Ma se poi non li hai gli aumenti se li godono quelli già assunti.

Ma se non lo elimini di colpo allora è semplicemente una nuova programmazione con più accessi che produce sempre medici inclini a carriera, specializzazione ambita e ricerca di grosse strutture ospedaliere anche universitarie.

Ma rimane comunque lo slogan dell’agire per la tutela della salute della popolazione.

Tutto ciò è per me insopportabile, dal falso imbuto formativo che è solo un problema lavorativo al numero chiuso che è solo una protezione corporativa.

Uno dei primi DPCM del 2020 in piena catastrofe Covid19 equiparò la Laurea all’Abilitazione professionale, due o tre mesi per abilitarsi potevano essere impegnati a fare tamponi.
Mi misi a urlare che con lo stesso DPCM o anche con un altro dopo si poteva abolire il numero chiuso.
Pensate se l’avessero fatto, oggi mancherebbero due o tre anni per raccogliere i primi frutti.
Mi rispondevano “il problema lo abbiamo oggi, è oggi l’emergenza” e ancora oggi mi chiedo se il prosciutto sugli occhi gli era accidentalmente arrivato o lo avevano messo volontariamente.
Dolorosamente penso la seconda.

Quindi il mio delirio mi dice che se crei condizioni che alienano i giovani laureati, crei medici che pensano di essere intoccabili, li costringi a fare i gettonisti, addirittura a caro prezzo, non stai tutelando la salute della popolazione.

Istruzioni per l’uso: chiunque ti spieghi come rifondare la medicina territoriale e non mette al primo punto l’abolizione del numero chiuso, ecco, ti sta prendendo in giro sapendo di farlo.

Antonio Madera

Medico. Bologna

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