Nel silenzio globale una parte di Amazzonia grande quanto l’Italia sta bruciando

Incendi incontrollabili stanno devastando vaste aree del Brasile, comprese ampie parti della foresta Amazzonica, di quella Atlantica, della savana tropicale del Cerrado e del Pantanal, la più grande zona umida del mondo. Nel solo mese di agosto e nei primi giorni di settembre sono stati registrati oltre 45.400 incendi in Amazzonia, una cifra che non si vedeva dal 2005. Nel complesso, quest’anno, gli incendi sono aumentati del 76% rispetto al 2022. Stando ai dati pubblicati dall’Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale del Brasile, dal primo gennaio al 3 settembre si sono verificati 70.402 incendi incontrollati nella porzione di foresta Amazzonica del Paese, incendi che, complessivamente, avrebbero interessato e distrutto una superficie superiore a quella dell’Italia, ben 369.000 chilometri quadrati. Solo nell’ultimo mese, sarebbe andata in fumo una superficie grande quanto la Svizzera. Una situazione straordinariamente grave per la popolazioni locali e per la biodiversità del pianeta, che tuttavia non trova alcuno spazio sui media e nell’agenda politica internazionale.

Come al solito, la gran parte degli incendi è di origine dolosa, appiccati con l’obiettivo di sottrarre nuovo spazio alla natura per far posto a business legati all’agricoltura o all’allevamento. Azioni criminali i cui nefasti esiti sono resi più gravi rispetto agli altri anni dalla combinazione di forti venti, temperature elevate e scarse precipitazioni che sta colpendo ampie aree del Brasile. In alcuni casi, il fumo si è esteso per centinaia di chilometri, soffocando città come San Paolo, che ha registrato la seconda peggiore qualità dell’aria al mondo, appena dietro Lahore, in Pakistan. La foresta pluviale non è tuttavia l’unica vittima. La Foresta Atlantica, situata nel sud-est del Brasile, ha registrato oltre 12.730 incendi nel 2024, di cui 6.033 solo nel mese di agosto. Il Cerrado, la vasta savana tropicale nella regione centro-orientale del Brasile, ha registrato 18.620 incendi solo nello scorso mese, il numero più alto dal 2012. Stessa sorte per il Pantanal, l’enorme pianura alluvionale nello stato di Mato Grosso do Sul, nel centro-ovest del Brasile, una delle regioni più umide del pianeta, che ha segnalato oltre 9.300 incendi nel 2024, un aumento superiore al 2000% rispetto all’anno precedente.

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Allo stato attuale, il 59% del Brasile versa in condizioni di stress idrico, e i principali fiumi del bacino amazzonico, compresi il Rio delle Amazzoni e il fiume Madeira, hanno raggiunto livelli storicamente bassi. La situazione è particolarmente critica nella città di Tabatinga, dove le rive del fiume si sono ridotte a distese di sabbia. La mancanza d’acqua ha isolato decine di comunità che dipendono dai corsi d’acqua per il trasporto e la sopravvivenza. La siccità e gli incendi non stanno solo distruggendo la natura, ma stanno colpendo duramente anche le popolazioni indigene. Le risorse alimentari scarseggiano e la mancanza di acqua potabile ha portato a un aumento delle malattie tra i bambini. Isolati dalla siccità, gli abitanti non possono più viaggiare via fiume verso le città per procurarsi cibo e beni essenziali, aggravando ulteriormente una crisi umanitaria in corso.

Tra i fattori che stanno rendendo particolarmente gravi gli incendi, vi è da considerare il cambiamento climatico che, negli ultimi anni, sta colpendo pesantemente l’Amazzonia. Il problema non è tanto l’innalzamento medio delle temperature (con temperature medie di circa 2°C superiori rispetto a 40 anni fa, secondo uno studio pubblicato su Nature), ma la diminuzione delle piogge. La siccità, combinata con l’aumento delle temperature, ha infatti ridotto notevolmente la caratteristica umidità dell’Amazzonia, rendendo possibile la propagazione di grandi incendi che, storicamente, in Amazzonia non hanno mai attecchito con questa gravità proprio per le condizioni climatiche, che erano notevolmente meno favorevoli alla propagazione degli incendi rispetto a quanto avviene, ad esempio, in California o nell’Europa mediterranea.

Data la gravità della situazione, Greenpeace Brasile ha chiesto al governo cinque azioni immediate per fronteggiare la gravità degli incendi e ridurre i pericoli nel prossimo futuro: aumentare il rigore nel punire i responsabili degli incendi dolosi (attualmente puniti con lievi pene pecuniarie); aumentare la capacità operativa dei vigili del fuoco e delle guardie forestali; sviluppare piani d’azione a breve, medio e lungo termine per adattarsi ai cambiamenti climatici; combattere seriamente la deforestazione, dando seguito e, possibilmente, accorciando gli annunciati obiettivi di azzerarla entro il 2030; controllare le attività delle banche, spesso finanziatrici delle aziende agricole che portano avanti la deforestazione.

Simone Valeri

17/9/2024 https://www.lindipendente.online/

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