Nessuna minaccia nucleare da Zaporizhzhia, e Kiev smentita si arrabbia

Il direttore dell’Agenzia atomica internazionale smentisce l’allarme dell’intelligence di Kiev che aveva denunciato una seconda Cernobyl per mano russa. «Niente mine a Zaporizhzhia», la gigantesca centrale con sei reattori, e le spie se la prendono con l’argentino Rafael Mariano Grossi, direttore generale della Agenzia internazionale per l’energia atomica. Ma ognuno faceva solo il suo mestiere. Anche le spie nel mentire allarmando.

Allarmismi di guerra

Nei giorni scorsi gli allarmi accorati del presidente ucraino Zelensky secondo cui sarebbe stata imminente la distruzione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, minata dalle forze russe. Da Zaporizhzhia, il tempo di controllare, e la smentita di un arbitro incontestabile: «I nostri esperti finora non hanno trovato mine o altri esplosivi», ha detto l’argentino Rafael Mariano Grossi, direttore dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. O le mine denunciate da Zelenszxy sono molto molto ben nascoste, o sono una delle infinite bugie strumentali che sono parte delle azioni di guerra.

‘Catastrofe sul mondo’

Sui social network e sui media ucraini, era già allarme catastrofe sul mondo. «Se la Russia facesse saltare Zaporizhzhia, il disastro colpirebbe circa un miliardo di persone in 40 Paesi al mondo». Su alcuni giornali, segnala il Manifesto, sono apparsi articoli che danno istruzioni alla popolazione su come agire in caso di disastro nucleare. Gli stessi gruppi che cavalcano l’onda dell’allarme nucleare ricordano che «la guerra ha confini, ma le radiazioni non le hanno». Si potrebbe aggiungere che le radiazioni non seguono ideologie o simpatie politiche, ma seguono le condizioni atmosferiche, considera Piergiorgio Pascali.

I venti possono trasportarle a ovest (verso i Paesi dell’Unione europea), ma anche a est, verso la stessa Russia. Come le frottole che possono colpire l’avversario o, se svelate, ricaderti addosso.

Il nucleare suicida

Non avrebbe dunque senso, da parte dei russi, sabotare l’impianto nucleare più grande d’Europa, costruito proprio dall’Urss tra il 1980 e il 1996, la prima e più facile considerazione di partenza non fatta da chi ha dato il via all’allarme strumentale e per fortuna falso. Un incidente, aggiungono i tecnici del settore, avrebbe pesantissime ricadute economiche sulla stessa industria nucleare russa, che a oggi ha appalti per circa 250 miliardi di dollari nel mondo.

Allarme per nuovi alleati in armi

Le notizie su cui si basano le minacce di un atto terroristico sono partite lo scorso 20 giugno dal capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov seguite dall’Energoatom, l’Agenzia atomica ucraina che in questi 16 mesi di guerra ha più volte paventato piani di disastri nucleari modello Cernobyl e Zaporizhzhia, ovviamente organizzati da Mosca. Fonti sospettabili e minacce fortunatamente sempre smentite. Secondo l’Energoatom i russi avrebbero minato la sala turbine dei reattori nucleari e il perimetro dell’intero impianto, e l’accusa diventa circostanziata e pesante. Costringendo altre figure tecniche terza presenti sul  campo, l’Aiea, a smentire. Cosa non gradita a Kiev che attacca il responsabile dell’Agenzia internazionale sull’anergia atomica come ‘emissario del Cremlino’.

Testimoni terzi solo se ti danno ragione

«Le parole di Grossi sembrano follia perché il mondo intero sta affrontando la minaccia di vedere esplodere una delle più grandi centrali nucleari al mondo, ma invece di far pressione sulla Russia affinché abbandoni il sito, sentiamo commenti da parte di leader mondiali (Grossi, ndr) su quanto siano sicure le mine nelle unità di potenza della centrale», si legge sul blog di VisitUkraine.today. Ma i rappresentanti dell’Aiea presenti a Zaporizhzhia hanno controllato tutte le sei unità che contengono i reattori nucleari, parti del sistema di raffreddamento, la chiusa che isola il canale di scarico della centrale termica di Zaporizhzhia e i collegamenti idraulici del bacino di raffreddamento d’emergenza senza trovare traccia di esplosivi.

Nessuna preoccupazione anche per il raffreddamento

Problema certo e incontestabile, l’acqua di raffreddamento essenziale per la centrale. Ma i temuti effetti causati dalla distruzione della diga di Kakhovka, grazie alle intense piogge e all’abbassamento delle temperature atmosferiche, hanno alzato il bacino naturale del Dniepr da cui la centrale attinge l’acqua di raffreddamento. Cinque dei sei reattori sono in arresto a freddo (significa che non hanno bisogno di grandi quantità d’acqua per raffreddare il nucleo e comunque anche in caso di arresto del ricircolo la temperatura si innalza molto lentamente), mentre uno (l’Unità 5) è in arresto a caldo per far funzionare gli apparati ausiliari.

Incidente nucleare ‘difficile’

«Creare un incidente nucleare in una centrale come quella di Zaporizhzhia non è affatto semplice», spiegano i tecnici. Esclusa la possibilità di bombardamento dei reattori con armi convenzionali, anche potenti (il nucleo del reattore è difeso da una tripla protezione in acciaio e calcestruzzo rinforzato), il modo più ‘semplice’ per provocare un ‘meltdown artificiale’, la fusione del nocciolo del reattore. Gli effetti possono arrivare fino all’incontrollata reazione nucleare, è quello di interrompere il raffreddamento. Anche in questo caso, però, la bassa temperatura dei reattori agirebbe a vantaggio della sicurezza, allungando il tempo necessario per una parziale fusione del combustibile nucleare.

L’incidente di Fukushima, che potrebbe rappresentare il metro di paragone più vicino a questa eventualità, ha insegnato che anche per i reattori funzionanti (a temperature di molto superiori a quelle a cui si trovano i sei reattori ucraini), il ‘meltdown’ non ha perforato il contenitore primario, limitando la fuoriuscita di radioattività nell’ambiente.

4/7/2023 https://www.remocontro.it/

Immagine: da Limes, carta di Laura Canali

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