“Nidi gratis e scuola di qualità? Non prendiamoci per il culo”
Un nuovo patto con l’Europa, asili nido gratuti e per tutti\e, scuola di qualità, infrastrutture e investimenti nella ricerca, non passa giorno in cui il presidente del Consiglio passi inosservato annunciando grandi obiettivi da perseguire con il Governo da lui presieduto.
Ma andando oltre le enunciazioni e i titoli dei giornali, la realtà assume connotati ben diversi, ad esempio sugli asili Nido.
Partiamo da un dato di fatto, ossia quanto indicano i percorsi educativi nella età prescolare sui futuri risultati scolastici, dato di fatto acquisito dalla letteratura scientifica e dalle ricerche sul campo ma ignoto ai politici che negli ultimi 25 anni hanno di fatto impedito il potenziamento di nidi e materne. Nel corso degli anni i nidi comunali sono stati in buona parte esternalizzati, gli appalti sono sempre al ribasso e premiano l’offerta economica piu’ vantaggiosa, la povertà educativa è ben nota come la presenza dei nidi per lo piu’ nelle regioni del centro Nord. Quando era possibile passare i nidi da servizi a domanda individuale a servizi di pubblica istruzione nessuno ha mosso un dito, oggi si scopre l’importanza di questi percorsi utili anche a contrastare l’abbandono scolastico negli anni della scuola superiore.
Su 100 bambini aventi diritto solo 23 accedono ad un asilo nido, gli obiettivi europei di inizio secolo parlavano di 33 ma anche questa soglia minima è ben lungi dall’essere raggiunta.
Se aumenta la consapevolezza del ruolo educativo e dell’età prescolare, ironia della sorte i fondi destinati a nidi e materne sono sempre piu’ risicati, di questo e di molto altro parla un recente rapporto di Openpolisi disponibile anche in rete (https://www.openpolis.it/esercizi/la-presenza-degli-asili-nido/). Dati confermati dalla riduzione delle presenze negli asili nido quando il moderno welfare dovrebbe prevedere un sensibile miglioramento dell’offerta. Solo 4 Regioni italiane raggiungono risultati europei il che conferma come l’autonomia differenziata determinerà scuole e ospedali di serie b acuendo le differenze tra Regioni italiane. Ma di questo il premier Conte ovviamente non parla perchè l’autonomia è nel programma del suo Governo e mette d’accordo pd e Grillini.
Anche sul piano salariale Conte promette per gli insegnanti stipendi europei, eppure i contratti pubblici sono fermi al palo e da un anno attendono il rinnovo con risorse appena stanziate che determinerebbero irrisori aumenti e del tutto insufficienti al cospetto dei colleghi di altre nazioni europei.
Analogo discorso vale per l’edilizia scolastica, altro tallone di Achille del paese, insomma le enunciazioni a mezzo stampa possono guadagnare le prime pagine dei giornali ma ben presto potrebbero dimostrare la loro inconsistenza perchè all’atto pratico i soldi e gli investimenti prendono ben altre direzioni da quelle auspicate. Istruzione, salute e manutenzione del territorio sono autentiche priorità ma alle parole profuse negli anni sono seguiti ben pochi fatti.
E le fallimentari riforme , o presunte tali, degli ultimi lustri continuano ad essere viste come percorsi virtuosi quando invece hanno solo acuito i problemi. Sta qui la principale contraddittorietà delle dichiarazioni del Presidente Conte, specchietti per le allodole per deviare l’attenzione sui fatti reali che in materia di sanità , cura del territorio e istruzione sono stati assai deludenti e tra le principali cause del declino del paese.
Non saranno allora dichiarazioni di fine estate a creare illusioni, serve un radicale cambio di rotta e una decisa rottura con le cosiddette riforme degli anni scorsi. E la prima scelta da operare è quella di escludere scuola e sanità dai tetti di spesa e dai patti di stabilità.
Federico Giusti
12/9/2019 www.controlacrisi.org
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