NITROLCHIMICA L’ENNESIMO DISASTRO ANNUNCIATO

Cerchiamo di mettere in fila alcune conoscenze di base per poter valutare quello che è successo e in che misura era prevenibile (la cronaca è agevolmente reperibile).

Breve storia

La Nitrolchimica nasce nel 1975 in provincia di Udine con un impianto di distillazione (recupero solventi), nel 1978 si amplia (capacità 5.000 litri/giorno) e si insedia in via Varese a San Giuliano Milanese, negli anni successivi aumenta la capacità di trattamento e nel 1983 ottiene la prima autorizzazione per la gestione dei rifiuti cui seguono, nel tempo autorizzazioni alle emissioni e allo scarico in fognatura. Nel 1984 si insedia nella attuale sede in via Monferrato sempre a San Giuliano Milanese.

La prima Autorizzazione Integrata Ambientale viene rilasciata il 29.10.2007 in “zona cesarini” dei tempi concessi dalla UE per le attività preesistenti alla direttiva IPPC (del 1996) quale impianto per la “eliminazione di rifiuti pericolosi” tramite il riciclo (rigenerazione di solventi, principalmente).

Da questa apprendiamo che la capacità di trattamento autorizzata è passata 20.000 t/a con depositi per poco meno di 1.200 mc (di rifiuti pericolosi e non, solidi e liquidi). Una quota importante delle centinaia di tipologie differenti di rifiuti autorizzati viene solo depositata temporaneamente per il successivo invio a smaltimento.

Tra i rifiuti autorizzati figurano anche soluzioni contenenti più del 2 % di cloro, amianto, PCB e altri rifiuti con sostanze estremamente pericolose e cancerogene.

Il numero impressionante di tipologie di rifiuti autorizzati rispetto alla limitatezza dei sistemi di deposito determina la miscelazione dei rifiuti tra loro anche solo nella fase di deposito temporaneo.

Non si può escludere che l’evento incidentale che ha innescato il tutto sia stata una (involontaria ?) miscelazione tra loro di rifiuti con composizione incompatibile tra loro che ha determinato la formazione di una atmosfera esplosiva, nella fase di essiccamento e/o di distillazione, attivata da un innesco (in quelle condizioni basta una scintilla per sfregamento, per l’impianto elettrico ecc).

L’AIA viene poi modificata nel 2009 e riesaminata (rinnovata) il 19.11.2015 (con una estensione delle aree dedicata a rifiuti infiammabili). La miscelazione ai fini del recupero è esplicitamente citata nella ultima autorizzazione ma nulla si dice esattamente in cosa consista, per quali rifiuti e con quali modalità rimandando a procedure e “ricette” del gestore.

Il gestore ha sempre dichiarato di essere al di fuori degli obblighi della direttiva Seveso (e infatti non è negli elenchi regionali) probabilmente “giocando” tra soglie previste e tipologia di rifiuti (in particolare quelli infiammabili) rispetto a quanto indicato nelle norme in materia e riuscendo a rimanere al di sotto della soglia quel tanto che fosse sufficiente per non incorrere negli obblighi (ovviamente qualcuno avrà “validato” quanto dichiarato dal gestore….).

Anche se la ditta non risulta inserita negli obblighi della “direttiva Seveso” l’incidente è sicuramente rilevante (per le conseguenze sulle persone e per le grandi emissioni di sostanze tossiche dalla combustione dei rifiuti).

Anche se gli impianti sono stati esclusi dalla allora Provincia di Milano dall’obbligo di Valutazione di Impatto Ambientale nel 2009, l’impatto ambientale è stato talmente evidente e importante che evidenziano (perlomeno) una inadeguatezza delle norme o della loro applicazione da parte degli “enti competenti”.

In entrambi i casi  sono  stati persi (dagli “enti preposti”) preziose occasioni per approfondire le attività del sito, valutarne gli effetti (considerando anche le altre attività nelle vicinanze) e individuare prescrizioni rigorose ed efficaci di prevenzione (incluse limitazioni, ad esempio sulla tipologia, le quantità e le modalità di trattamento dei rifiuti).

Le indagini appureranno se tutto era “in regola” (pratica e attrezzature antincendio, valutazione dei rischi in particolare per quanto riguarda la prevenzione della formazione di atmosfere esplosive e sulla esposizione ad agenti chimici e cancerogeni, formazione del personale, attrezzature, impianti e macchine in utilizzo, aspetti organizzativi e gestionali) come pure (ci contiamo !) se gli enti pubblici hanno attuato ognuno la sua parte per quanto riguarda autorizzazioni edilizie, rapporto tra autorizzazioni e realtà produttiva e conseguente vigilanza sugli impianti (Arpa, ATS; Comune; Vigili del Fuoco; Città Metropolitana).

E’ opportuno ricordare che le autorizzazioni (AIA) dal 2007 disponevano un protocollo di autocontrollo (monitoraggio) i cui esiti vanno inviati annualmente, tra gli altri, al Comune come pure le imprese sono soggette a periodiche visite ispettive da parte di Arpa per conto della Città Metropolitana. Qualcuno: cittadini, comitati, associazioni, consiglieri comunali sono interessati a raccogliere informazioni e approfondire ?

Ovviamente non solo con riferimento alla Nitrolchimica ma anche per tutte le altre realtà produttive con evidenti situazioni/produzioni pericolose, insomma una “mappa di rischio” territoriale pubblica.

Domanda : come è possibile che Arpa affermi che non vi sono problemi di qualità dell’aria ? La sola presenza di quote significate di rifiuti con elevate concentrazioni di cloro dovrebbe far perlomeno sospettare emissioni (e ricadute) di diossine come già riscontrato in passato nei tanti incendi di depositi di rifiuti anche non pericolosi !

Domanda : come è possibile autorizzare una azienda di limitate dimensioni e capacità di stoccaggio per centinaia di rifiuti con composizioni estremamente diversificate ? Significa incrementare la possibilità di contatto tra sostanze incompatibili tra loro (non sempre conosciute data l’estrema variabilità e provenienza dei rifiuti) che possono innescare sia eventi tossici sia eventi esplosivi come quello che si è verificato. Un evento per questo prevedibile e quindi prevenibile.

Domande : quale è il contenuto del Piano di Protezione Civile del Comune di San Giuliano Milanese  comunque necessario (per legge) anche in presenza di industrie non incluse nella direttiva Seveso ??

Domanda : qualcuno (la Città Metropolitana di Milano) oltre ad azzerare l’autorizzazione (ci contiamo !) ha provveduto a bloccare la garanzia finanziaria pari a Euro 350.779,14 prevista dall’ultima autorizzazione e ridotta del 40 % per la presenza di certificazione ISO 14001 ?

A cura di Marco Caldiroli

Presidente di Medicina Democratica

8/9/2022 https://www.medicinademocratica.org

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