NO AUTONOMIA DIFFERENZIATA, LA LOTTA CONTINUA

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Se non ora quando? E ora?

La Consulta non ha ammesso il quesito referendario che chiedeva a tutte e tutti gli aventi diritto al voto l’abrogazione o meno la Legge 86/2024.
La motivazione principale: la non chiarezza del quesito.
In un referendum la chiarezza del quesito è un criterio molto importante ed è giusto sia così.

Perché lo hanno valutato non chiaro?
Perché hanno ritenuto che i votanti potessero non avere ben chiaro che votavano per l’abrogazione o meno della Legge 86/2024 e non contro l’art.116 comma 3 del Titolo V Cost. che prevede la possibilità di particolari e ulteriori forme di autonomia differenziata.
Tutto ciò è vero: il quesito referendario non può intaccare il Titolo V della costituzione.
È una motivazione veramente estrema e che poggia sull’idea che la Consulta possa ed abbia il diritto di valutare il grado di adeguatezza degli aventi diritto al voto.

Bisogna però onestamente dire che la stessa viene aiutata da chi, anche nei comitati contro ogni autonomia differenziata o nel Tavolo no AD o ancora tra i banchi di assemblee legislative regionali, quando parla della non ammissibilità del quesito referendario usa la frase ” … del quesito contro l’autonomia differenziata.”
Poco importa a quel punto anche che molti, se non tutti, sottoscrittori fossero ben consapevoli dell’abrogazione della L.86/2024 come una tappa della propria lotta.
Ma è questa la responsabilità del Comitato Referendario? No.
Ma se ero “gomblottista” dal giorno in cui le regioni di sinistra hanno deliberato due quesiti ed i ricorsi possiamo col senno del poi dire che siamo stati dei “polli” a non capire o non denunciare la pericolosità intenzionale del fuoco amico?

E ancora, possiamo dire che ci siamo spalmati oltre l’inverosimile su quelle azioni senza osare niente di nostro se non offrire autocelebrazioni delle iniziative del fuoco amico?
Il 20 gennaio viene bocciato il quesito.

Il 21 gennaio il Professor Villone denuncia l’assoluta apatia politica del Comitato referendario fino a consigliarne provocatoriamente lo scioglimento.
Ed è credibile Villone, lo è perché erano mesi che provava a stimolare tutti a continuare a premere politicamente sulla Consulta.

Perché non è una bestemmia dire che si può premere politicamente sulla Consulta se poi il 22 gennaio sulla Gazzetta del Mezzogiorno il Presidente Emiliano dichiara:
La cosa più importante era mettere la Consulta in condizione di dettare le regole per utilizzare il 116 comma 3. Ora c’è un perimetro chiaro.
Tutto il dibattito pregresso è finito per sempre e non può essere ripreso in quei termini.
Aggiungo che non è escluso che il centrodestra avrebbe potuto vantare una vittoria con il mancato raggiungimento del quorum, eventualità ora venuta meno
.”

La mia traduzione personale:

  • a noi la Legge 86/2024 serviva che sopravvivesse;
    Bonaccini sa benissimo il rischio che ha corso per la mancata ratifica parlamentare del DDL Gelmini per le dimissioni di Mario Draghi, non avesse vinto le elezioni la destra era tutto da rifare…
  • abbiamo indicato alla Consulta come disegnare il campo del confronto ( se ascoltate la relazione dell’avvocato della Campania che contestava le norme ma indicava anche come risolverle ne avrete la prova);
  • tutto quello che avete fatto fino ad ora va archiviato e quindi fatevi da parte;
  • ringraziateci per avervi risparmiato la fatica della campagna referendaria non raggiungendo il quorum che avrebbe dato alle destre una vittoria immeritata.
    Alè!

A tutto questo c’è da aggiungere la novità proveniente dall’Emilia-Romagna, terra strategica e chiave della lotta contro l’autonomia differenziata e mai valorizzata al massimo della sua potenzialità.
AVS Emilia-Romagna presenta un OdG e il Presidente De Pascale il 19 febbraio appena trascorso sente la necessità di una sua Comunicazione in Assemblea Legislativa che propone in sostanza, udite udite, il blocco degli accordi già siglati con il governo (le pre-intese?) e una rimodulazione del Titolo V con una forte spinta verso una maggiore autonomia amministrativa dei municipi riducendo così il potenziale neo-centralismo regionale che l’autonomia differenziata avrebbe prodotto.
Per cementare il tutto l’OdG si trasforma in una risoluzione della maggioranza votata ed approvata.
Apprezzabile ma attendiamo i processi verbali della seduta assembleare per accertarci che non sia il solito “calesse” visti i firmatari “aggiunti” che fino ad ora avevano lavorato contro tutto quello indicato nella Comunicazione del Presidente.

E ora?

Ora bisogna valutare cosa abbiamo in mano.

1) Abbiamo la possibilità, informazione mediatica permettendo, di controllare l’operato del fuoco amico in parlamento.
Ma come fidarsi dei soci di Emiliano che ha scoperto le carte con le dichiarazioni del 22 gennaio?
Perché scoprire così platealmente le carte trasuda di sicurezza di un percorso inattaccabile.
2) Proposte varie di leggi o riforme costituzionali o non. Mi verrebbe da dire che siamo tutti stremati ma a combattere contro Serse almeno io non mi sono mai tirato indietro e attendo proposte di esperti costituzionalisti.
3) In Emilia-Romagna è ancora in attesa di discussione e votazione la Legge di Iniziativa Popolare che chiede l’interruzione dei negoziati tra la nostra regione ed il governo.
Non si capisce perché non fu portata in aula nella seduta straordinaria in cui l’Emilia-Romagna deliberò i due quesiti referendari e perché non sia stata portata in aula neanche il 19 febbraio appena trascorso con la Comunicazione del Presidente De Pascale che questa LIP avrebbe valorizzato più rapidamente e semplicemente e soprattutto in modo inequivocabile.
4) La campagna referendaria degli altri 5 referendum ed il giorno della loro votazione, cosa assolutamente non marginale per i folli come il sottoscritto.

Il sogno di un folle.

Personalmente non ho alcun dubbio che i componenti dei Comitati contro ogni autonomia differenziata parteciperanno attivamente alla campagna referendaria dei 5 referendum ammessi, come comitati di scopo ciò non sarà possibile.
Potrebbe diventarlo se si realizzasse una campagna referendaria “5+1”. I 5 referendum li voti nei seggi ed 1 lo voti in un’urna per il quesito di abrogazione della Legge 86/2024 (distante dai seggi ed organizzata nel rispetto della legge).
Una campagna referendaria che realizzerebbe la propaganda di tutti e 6 in pari dignità ed impegno e che non ci veda in una modalità “ancillare”.
Sono abbastanza sicuro che gioverebbe anche al quorum (nonostante le dichiarazioni di Emiliano).

Si, il risultato non sarebbe giuridicamente valido, ma politicamente?
Se ci fosse una nuova proposta dai costituzionalisti pensate al numero di firme che si potrebbero raccogliere solo in quel giorno, voti i 5 e poi fuori firmi per continuare la lotta.
Ma noi dei Comitati contro ogni autonomia differenziata non abbiamo le risorse umane per coprire tutti i seggi (che contengono le sezioni) e quindi i promotori dei 5 ci devono prendere e combattere con noi.
Lo faranno?

Perché oltre il sogno di un folle, ecco, io non vedo altro se non “qualsiasi cosa pur di non ammettere che bisogna elaborare il lutto”!

Cercasi psico-adeguati non pessimisti.

Antonio Madera

Attivista Comitato regionale Emilia-Romagna contro ogni autonomia differenziata

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