No secessione, la madre di tutte le lotte per la civiltà

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No all’Autonomia Differenziata madre di tutte le lotte, per la democrazia sostanziale e le condizioni egualitarie di vita di tutte e tutti?
Potremmo anche usare con “battaglie” una forma di espressione militaresca per dare l’idea dello scontro unilaterale che gli attuali poteri istituzionali, nazionali e regionali, hanno intrapreso da alcuni anni per ridisegnare i confini delle popolazioni.

Da tempo siamo in pochi, politici, intellettuali, costituzionalisti, giuristi, sindcalisti e giornalisti, ad affermarlo, a chiedere di costituire barricate contro l’avanzata dei lanzichenecchi di Lombardia, Veneto ed Emilia e Romagna a capo della barbarie sostenuta dalle cupole governative guidate dai padrini Gentiloni, Conte e Draghi. Poi si sono aggiunte Piemonte e Liguria, per cui si avrebbero 20 sistemi regionali completamente diversi su tutte le materie – sanità, contratti di lavoro, sicurezza sul lavoro, previdenza integrativa, ambiente, lavoro servizi pubblici, scuola, università, ricerca, professioni, infrastrutture, trasporti, energia, beni culturali, che governano – bene o male – regole, diritti e doveri della collettività e dell’identità nazionale.

Anche nei sindacati si produrrebbe una concorrenza perchè ogni ambito regionale penserebbe a se stesso producendo la fine della contrattazione nazionale e la stessa autorevolezza.

Per la cronaca, e per i futuri libri di storia (se obbiettivi) tutto è iniziato con la Riforma del Titolo V, approvata nel 2001, veniva ridotta la potestà legislativa dello Stato a favore di quella concorrente delle Regioni, che operano ad interpretarla come esclusiva.
Spariscono, spudoratamente, il concetto di interesse nazionale e il richiamo a Mezzogiorno e Isole che erano presenti nel testo del 1948.

Molte volte nella storia del mondo le battaglie delle minoranze, di questo istrutta anche oggi se analizziamo soggetti e collettivi impegnati nel Comitato Nazionale per il ritiro di ogni Autonomia Differenziata, sono poi diventate battaglie di popolo per la trasformazione di società arretrate e hanno preso forma culture di governo atte a determinare la sconfitta dei poteri dominanti all’opera per dimensionare a loro immagine somiglianza i rapporti sociali e politici tramite restrizioni violente delle libertà quando non riuscivano con gli atti legislativi come quelli in corso in Italia per ritornare alle forme divisive precedenti all’Unità d’Italia, seppur dentro un guscio ormai vuoto chiamato nazione.

L’Unità d’Italia, a prescindere dai garibaldini, è stato fatta con atti di guerra del nord verso il sud, connotati anche da forme di crudeltà sulle popolazioni, la divisione in atto, per soddisfare gli animi secessionisti delle Giunte del nord, viene programmata da gli ultimi tre governi in forme di semi clandestinità politica coperta dalla maggior parte dell’esercito suddito dell’informazione stampata e televisiva, obeso di conflitti d’interesse, e corruzione e dalla quasi totalità degli zombi in un Parlamento a distanza siderale anche dalla cultura liberale del primo della storia d’Italia.

In questo stato di caos istituzionale sembra quasi logico che il signorotto del Veneto Luca Zaia possa, senza alcuna vergogna, affermare “dateci l’autonomia e aiuteremo il sud”. Il ritorno al feudalesimo, con i poveri in attesa dell’elemosina dei ricchi nella fortezza, però a condizione che non si ribellino ai voleri dei signorotti.
Nelle stanze blindate del governo si programma, nel silenzio degli organi di stampa, il golpe con le “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata”, fregandosene (ricordate il “me ne frego” dei criminali in camicia nera?) il parere della Corte dei Conti che ha fatto presente le gravi disfunzioni che produrrebbe nel tessuto economico.
Il governo se ne frega e lo conferma anche con l’intesa Stato-Regioni del 4 agosto scorso che assume nell’assistenza domiciliare i meccanismi della Lombardia con l’esternalizzazione dei servizi ai privati.
A quanto pare non è bastata la mala gestione della sanità che ha causato migliaia di evitabili morti di covid in Lombardia e gli effetti disastrosi sull’economia e sulla convivenza sociale.

Quello che fa rabbia è il silenzio di intellettuali di peso politico, di storici, di giornalisti che si vantano di essere indipendenti, di artisti influencer in questa società dell’immagine, che potrebbero cambiare i rapporti di forza comunicativa nell’informare l’opinione pubblica programmaticamente esclusa di fautori di quella che è una vera e propria secessione delle zone ricche, o meglio dire dei settori ricchi delle Regioni del nord in quanto le disuguaglianze e le disparità di condizioni sociali aumenterebbero ancora per le già ampie fasce di povertà nelle periferie di quelle Regioni. Ne sono drammaticamente consapevoli i milioni di cittadini ormai costretti a ricorrere all’onerosa sanità privata.

Questa politica si basa sull’odio di classe perchè, loro, la lotta di classe l’hanno fatta e continueranno, non gli basta più il neoliberismo, pretendono il neofeudalesimo e la strada per facilitarlo è rappresentata dalla lotta tra poveri, dal rancore nei confronti di simili residenti oltre i propri confini.

E uno sciopero generale in difesa dei diritti sociali della Costituzione?

Franco Cilenti

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Autonomia settoria.
Branca della scienza politica italiana che opera mediante dissezione di uno corpo statale malato, dopo accurata preparazione con virus di privatizzazione legislativa nei laboratori nei bunker del nord coordinati dall’Istituto Superiore di Secessione con sede a Roma, coadiuvati dal silenzio degli informatori farmaceutici di stampa e televisione.
Scienza esatta nel Paese dove ci sono piazzate NO-VAX e non piazze NO-AD
(Cile 54)
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