“Nome di battaglia LILA” Il docufilm
Il 21 gennaio 1987 nasceva la LILA, la Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS. A darle vita furono uomini e donne con storie e percorsi differenti: persone impegnate socialmente, con e senza HIV, medici, esponenti delle comunità LGBT+, del cattolicesimo solidale, del sindacato, delle comunità terapeutiche, dei movimenti per i diritti delle prostitute, singoli cittadini e cittadine. In Italia come in altri paesi, l’AIDS stava diventando la prima causa di morte tra i giovani mentre le istituzioni si mostravano colpevolmente incapaci di investire sulla prevenzione e in drammatico ritardo sulla cura e l’assistenza a chi si ammalava, spesso senza speranza. Chi doveva tutelare il nostro diritto alla salute si preoccupò, piuttosto, di giudicare, puntare il dito, censurare gli stili di vita reputati non consoni, condannare, individuare presunte categorie a rischio. “L’AIDS ce l’ha chi se lo va a cercare” arrivò a dire in quegli anni un Ministro della Repubblica Italiana, Carlo Donat Cattin. Nel paese spirava un clima di caccia alle streghe. L’AIDS era il morbo dei gay, la peste del 2000, chi si ammalava veniva additato/a come “untore”, deviato, colpevole di comportamenti immorali. La LILA fu tra le prime realtà a cercare di cambiare il corso e il senso degli eventi inaugurando un trentennio di battaglie dure e generosissime per i diritti e la dignità delle persone con HIV e per il diritto alla prevenzione e alla salute di tutti e tutte.
Le racconta, con passione e rigore storico, il film-documentario “Nome di battaglia LILA”, del regista milanese Simone Pera, prodotto da LILA Nazionale Onlus in collaborazione con LILA Bologna. Il docufilm, di quarantatré minuti, raccoglie documenti, interviste, testimonianze di quegli anni dolorosi, e per certi versi esaltanti, che hanno segnato la nascita dell’attivismo delle persone con HIV e cambiato i rapporti di forza tra istituzioni e movimenti per i diritti umani.
“Nome di battaglia LILA” getta, tuttavia, lo sguardo anche al futuro. Per sconfiggere l’HIV/AIDS e per assicurare diritti e salute, c’è ancora molto da fare mentre l’epidemia da COVID rischia di rimettere in discussione gli elevati livelli di cura raggiunti e di far arretrare i programmi di prevenzione: ”La pandemia e la crisi del sistema sanitario stanno impedendo alle persone con HIV di accedere a visite, controlli e talvolta alle terapie, così come si stanno bloccando i servizi di testing e prevenzione –denuncia il Presidente Nazionale della LILA, Massimo Oldrini– i danni prodotti da questa situazione avranno ripercussioni drammatiche sulla vita delle persone e, in prospettiva, sulla sconfitta dell’AIDS prevista dagli Obiettivi ONU di Sviluppo Sostenibile per il 2030”.
Già entro la fine di quest’anno l’Italia, come gli altri paesi membri, avrebbe dovuto centrare il target intermedio dell’Agenda 2030, riassunto dall’ONU con la formula “90-90-90″ che prevede, entro il 2020, di rendere consapevoli il 90% delle persone con HIV del proprio stato sierologico assicurando a questo 90% l’accesso alle terapie e la soppressione della carica virale. “Sul primo obiettivo eravamo già molto indietro e, con i servizi di testing a regime ridotto, difficilmente il gap sarà colmato entro il 2020 -spiega ancora Oldrini– ma ora rischiamo di arretrare anche su accesso alle terapie e soppressione virologica, target che avevamo invece centrato in anticipo”.
Dal film, dunque, ci arriva anche una chiave per interpretare il nostro difficile presente e riflettere sulle sfide future di una storia che continua.
Si ringraziano Opificio Ciclope di Bologna per il generoso supporto nel montaggio dei sottotitoli e Dalla Hopkins per la traduzione in inglese.
18/11/2020 https://www.lila.it
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