Non autosufficienza “Fermiamo la Legge 33”. Intervista ai promotori della Petizione

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a cura di Ivana Palieri

Nell’articolo di Giugno ho trattato l’argomento della nuova Legge 33/2023 sulle persone anziane non autosufficienti. Sono stata contattata dall’Onlus UTIM Nichelino di Torino che ha avviato una petizione online per l’abrogazione di questa Legge. Mi sono confrontata con Giuseppe D’Angelo che è il responsabile della Onlus sopra citata e alcuni dubbi su questa Legge inzio ad averli anche io. Aggiungo per onor di cronaca e sintesi che insieme alla Onlus UTIM Nichelino (TO) vi sono altre associazioni che stanno portando avanti questa petizione. Alla fine delle domande e relative risposte ci sarà una mia breve riflessione.

Ivana Palieri: L’Onlus UTIM Nichelino ha lanciato una petizione per l’abrogazione della legge 33/2023 sulle persone anziane non autosufficienti raccogliendo più di 11mila adesioni; vorremmo capire quali sono le criticità di questa legge e perchè secondo voi andrebbe abrogata.

Giuseppe D’Angelo: La Petizione (https://www.change.org/CambiamoDDLnonautosufficienza) è stata avviata perché la legge 33 non è una buona legge. Lede i diritti fondamentali delle persone anziane malate e non autosufficienti. Lede il loro diritto alle cure di lunga durata. Sostanzialmente la legge 33 colloca gli anziani malati cronici non autosufficienti nel settore socio-assistenziale. Ciò non è una buona cosa. Il settore socio-assistenziale è più “debole” di quello sanitario, interviene con fondi limitati e ti chiede l’Isee per accedere alle prestazioni. Per questo motivo la titolarità delle cure deve restare ( “restare” perché ad oggi è così, a parte la legge 33) fermamente ancorata al settore sanitario. Va ribadito e non invece nascosto che gli anziani non autosufficienti sono innanzitutto malati (patologie dirette o loro esiti) pertanto la loro condizione è dovuta a una carenza di salute (lo riconoscono pure le Società di geriatria). Per cui la competenza è della Sanità.

Ivana Palieri: Secondo voi è necessaria un’altra legge? o andrebbero attuate quelle esistenti ma evase a livello nazionale e territoriale per mancanza di investimenti per servizi sanitari e di assistenza?

Giuseppe D’Angelo: Gli anziani malati cronici non autosufficienti hanno già il diritto esigibile alle cure sanitarie dal 1978, come previsto dagli articoli 1 e 2 della legge 833/1978, dal D.Lgs 502/1992 e s.m.i. e dal Dpcm 12/1/2017 sui nuovi Lea. Diritto alle cure che si estende anche a quelle di lunga durata, la cosiddetta LTC – Long Term Care… Diritto che andrebbe “semplicemente” attuato. Ma c’è carenza di informazione in merito ai diritti esistenti e di come esigerli. E, soprattutto, c’è una generale carenza di rivendicazione e difesa dei diritti da parte delle varie organizzazioni che affermano di occuparsi di queste persone.… Purtroppo andare contro le istituzioni qualora non rispettano i diritti, le norme, ecc.  è difficile per chi dalle stesse istituzioni ottiene fondi o favori….. Se a ciò uniamo la debolezza strutturale di questo settore ovvero che i diretti interessati sono incapaci di difendersi da se, comprendiamo la costante difficile situazione in cui si trova questa utenza.

Ivana Palieri: Ci sono 7 punti importanti che avalla la vostra proposta di abrogazione. In maniera sintetica mi potrebbe elencare quelle che mirano ad una contrazione dei diritti per una persona anziana non autosufficiente invece di ampliarle?

Giuseppe D’Angelo: Si, ecco molto in sintesi i 7 punti più critici per i quali la legge 33 non è una buona legge e ne chiediamo l’abrogazione:

1– la legge 33 non è necessaria: gli anziani malati cronici non autosufficienti hanno già il diritto esigibile alle cure sanitarie dal 1978, come previsto dagli articoli 1 e 2 della legge 833/1978, dal D.Lgs 502/1992 e s.m.i. e dal Dpcm 12/1/2017 sui nuovi Lea. Occorre attuarlo;

2–  settore errato: La legge si colloca nel settore socio-assistenziale, mentre la titolarità delle cure deve restare fermamente nel settore sanitario. Gli anziani non autosufficienti sono innanzitutto malati e la loro condizione è dovuta a una carenza di salute.

3–  ignora la malattia:  non fa alcuna menzione d i malati con patologie croniche, né di malati di Alzheimer o con altre forme di demenza. Ciò porta a trasferire la competenza per questi cittadini in assistenza, dove non godono di diritti esigibili, considerandoli semplicemente “casi sociali”.

4–  Sistema ghetto:  istituisce un “Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente” (Snaa), un sistema a parte rispetto al Servizio sanitario nazionale, un sistema emarginante, per la gestione dei malati anziani non autosufficienti.

5–  Nessun nuovo finanziamento: la legge 33 non stanzia nuovi fondi, è una legge a “saldo zero”; ma intende utilizzare invece i fondi esistenti come quello dell’INPS già destinati all’indennità di accompagnamento.

6– Nessun impegno della Sanità: la legge non prevede contributi a carico della Sanità – come invece sarebbe stato necessario – per sostenere i costi delle prestazioni domiciliari indispensabili nella vita quotidiana degli anziani malati non autosufficienti.

7– Toglie diritti: mira a rimuovere il diritto universalistico all’indennità di accompagnamento, oggi non vincolato all’Isee o ai redditi disponibili.

Ivana Palieri: Ci sono altre associazioni che si sono unite a voi per l’abrogazione della Legge?

Giuseppe D’Angelo: Si, ci sono e sono molto importanti in quanto molto attive nella tutela dei diritti. Ma oltre che operare per l’abrogazione della legge 33, che rimane un obiettivo di più lungo termine, si è lavorato  per cercare di raddrizzare un po’ la norma considerati i previsti decreti attuativi… E devo dire che grazie alla azione della Fondazione promozione sociale e delle organizzazioni aderenti al CDSA, Coordinamento nazionale per il diritto alla sanità per le persone anziane malate e non autosufficienti,  il principale decreto attuativo della legge 33, ovvero il Decreto Legislativo 15 marzo 2024, n. 29  entrato in vigore qualche mese fa, apre ad alcuni miglioramenti rispetto alla legge 33. Difatti il nuovo decreto attuativo richiama positivamente le prerogative del SSN per gli anziani malati non autosufficienti, pertanto la legge 833/1978 e la legge 38/2010 sulle cure palliative; inoltre conferma la facoltà di cambiare idea sull’indennità di accompagnamento e tornare alla prestazione attuale.“Però occorre fare ancora molta attenzione. Permangono alcune grosse criticità, tra cui la grave previsione – attraverso uno specifico decreto attuativo da emanare entro marzo 2025 – di un accesso alle prestazioni socio-sanitarie domiciliari, semi-residenziali e residenziali, condizionato da criteri diversi dalla sola condizione sanitaria (es. dall’Isee).

Ivana Palieri: Se venisse abrogata la Legge cosa si dovrebbe fare dopo? Quali proposte?

Giuseppe D’Angelo: Fermo restando l’attuazione dei diritti esistenti, come già indicato, riconosciuti dalle norme vigenti dal 1978, possiamo individuare due prioritarie richieste, peraltro portate avanti già da mesi dalle organizzazioni sopra menzionate. Una riguarda le prestazioni domiciliari socio-sanitarie e l’altra le strutture di ricovero ovvero le Rsa per le persone anziane malate non autosufficienti:

. il riconoscimento prioritario delle prestazioni domiciliari di lungo termine garantite dal Servizio sanitario nazionale; si tratterebbe di erogare una quota sanitaria anche per le cure domiciliari,  in analogia alla quota sanitaria garantita (per il 50%) dal SSN in base ai Lea per la prestazione della Rsa;

. un innalzamento degli standard gestionali delle Rsa, oggi assolutamente sottodimensionate e pertanto non adeguate alla gravità dei pazienti anziani inseriti.

Queste proposte sono davvero urgenti perché riguardano aspetti assai critici già oggi esistenti”.

Credo che ognuna/o di voi si sarà fatta/o un’idea di questa Legge così controversa. Mio personale riflessione è che quando si approvano leggi così delicate e che ricadono sul quotidiano delle persone anziane o con disabilità si dovrebbe oltre che recepire all’interno dei Decreti Attuativi alcuni miglioramenti alla legge stessa si dovrebbe anche avere la capacità di ascoltare tutte le associazioni che giustamente pongono riflessioni su criticità che non sono state risolte e non verranno risolte neanche con questa Legge che a quanto pare non è condivisa. I. P.

Ivana Palieri

Associazione PugliAccessibile –

Sportello FLC/Cgil lavoratori disabili –

Attivista LGBTQIA+

Collaboratrice redazionale del mensile Lavoro e Salute

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