«Non potete fermare il vento gli fate solo perdere tempo» Lettera di Eugenio dai domiciliari
La lettera di Eugenio, uno dei 19 student* che da giovedì si vedono privati della libertà per essersi opposti a chi tentava di propagandare odio, fascismo e revisionismo storico in Università.
Eugenio libero!
Liber* tutt*
“Da sei giorni mi trovo agli arresti
domiciliari per aver contestato la presenza dei fascisti del Fuan in
Università a Febbraio. A cinque mesi di distanza dai fatti è arrivata in
grande stile l’operazione della procura e digos torinese che ha portato
19 student* ad essere sottoposti a misure cautelari di vario genere:
domiciliari, divieto di dimora, obbligo di firma quotidiano in
commissariato.
Leggendo le carte della procura ci sarebbe da ridere se non si stesse
parlando della vita e della possibilità di studiare per 19 studenti e
studentesse. Le bellissime giornate di mobilitazione antifascista in
università del febbraio scorso vengono trasformate dalla procura
(abbastanza maldestramente) in “azioni di un medesimo disegno criminoso”
in cui ognuno avrebbe svolto azioni precise e premeditate con tanto di
coordinatori, esecutori e sostenitori. In cui, giusto per rendere
l’idea, un coro del tipo “via via fascisti e polizia” viene trasformato
in una terribile minaccia degna della configurazione legale di violenza
privata. Non vengono nemmeno risparmiate valutazioni politiche su cosa
sia l’antifascismo e come lo stesso debba essere praticato; già solo
questo fatto basterebbe a far perdere qualsiasi credibilità ad una
procura che negli anni si è sempre più sostituita alla politica con
l’effetto di trasformare qualsiasi istanza politica e sociale in una
questione di ordine pubblico.
Vista la situazione sento il bisogno
personale di riavvolgere il nastro a quelle giornate di mobilitazione,
con l’obiettivo di ridare la dignità e il valore che quelle giornate
meritano.
Ricordo con piacere la spontaneità e la determinazione con cui tutt*
insieme ci siamo opposti alla presenza del Fuan aka nipotini di Roberto
Rosso (assessore regionale di Fratelli d’Italia) allora appena arrestato
per ‘ndrangheta.
Non era possibile accettare la provocazione di un loro volantinaggio
revisionista proprio in concomitanza con l’incontro
FASCISMO-COLONIALISMO-FOIBE organizzato tra gli altri da diverse sezioni
Anpi. In quel contesto tant* student* hanno dimostrato che antifascismo
significa una cosa molto semplice: opporsi alla presenza dei fascisti
in ogni luogo, non consentire agibilità politica a chi ha come unico
scopo propagandare schifezze xenofobe, razziste e sessiste.
Credo che ognuno dei partecipanti a partire dalla propria condizione
soggettiva possa rintracciare i motivi che lo hanno spinto ad opporsi
alla presenza di quei quattro fascistelli – io ad esempio ho fin da
bambino avuto la tessera dell’Anpi e sono cresciuto con i racconti della
resistenza dei miei nonni partigiani – ma quello che ci ha accomunato
in quei giorni non è stato uno sguardo al passato bensì la volontà di
combattere le contraddizioni del presente che vedono noi student* ultima
ruota di un meccanismo universitario che riproduce solo precarietà ed
ansia, svuotato di qualsiasi tensione verso un’elaborazione critica
delle condizioni in cui viviamo e in cui il Fuan non rappresenta altro
che un ostacolo alla creazione di un’università realmente adatta ai
bisogni di chi la vive.
Con questa idea ci siamo mossi per dimostrare che il Fuan in università non ha alcuna legittimità.
Ricordo come tante persone che passavano
casualmente per il campus durante la presenza del Fuan si siano unite
al “presidio” antifascista mosse da sana rabbia e indignazione,
prendendo a più riprese in giro i coraggiosissimi fascisti in fasce
protetti da mezza questura torinese.
Ricordo la presenza dei vertici del campus ( Ottoz e Consani) assistere
impassibili mentre la polizia faceva il bello e il brutto tempo agendo
in Università come fosse un cortile di proprietà della questura,
cimentandosi in inseguimenti stile Rambo e arresti arbitrari degli
student*.
Un elemento che mi sembra importante ricordare è il totale silenzio del
rettore Geuna interrotto solo dopo diverso tempo da una generica
condanna della violenza: non una parola sulla presenza del Fuan scortato
dalla celere autorizzata ad entrare in università dallo stesso rettore.
Si sono poi sprecate le prese di posizione e di condanna della Lega sia
in consiglio regionale sia per bocca del direttore Edisu Sciretti.
Proprio lui, lo stesso che circa un anno fa invocava “un po’ di scuola
Diaz”, si è subito prodigato per chiedere la revoca della borsa di
studio per gli antifascist*.
È vergognoso che con l’emergenza Covid-19 ancora in atto Sciretti,
l’assessora all’istruzione Chiorino e compagnia, anziché preoccuparsi di
ampliare i criteri per l’accesso alle borse di studio, così da rendere
effettivo il diritto allo studio al tempo dell’emergenza sanitaria,
fossero impegnati in estenuanti discussioni per strappare la vittoria
tutta politica di revoca della borsa di studio agli student* che nei
mesi passati avevano fatto dell’antifascismo non una semplice bandiera
da sventolare per opportunismo ma una pratica semplice, concreta e
quotidiana.
È vergognoso vedere come, nei fatti, l’intera operazione della procura
torinese, altro non sia che l’esecuzione precisa delle volontà politiche
espresse dalla Lega e da Fratelli d’Italia che infatti chiedevano, tra
le altre cose, il sequestro dell’aula occupata C1; sequestro che si è
verificato nella stessa giornata degli arresti.
Per me e credo molt* altr* student* la C1 ha rappresentato in questi
anni uno spazio in cui poter studiare, vista la strutturale carenza di
spazi, incontrarsi e confrontarsi e nella quale sono nate centinaia di
iniziative culturali e di informazioni aperte a tutta la comunità
studentesca. Tutti questi elementi mi sembrano sufficienti per
comprendere l’assurdità di un provvedimento di questo genere. Inoltre mi
sembra assurdo che in un periodo in cui vi sono più interrogativi che
risposte sulla riapertura dell’università a settembre e vista la
necessità di disporre di più spazi per garantire le norme igieniche
anti-Covid, le aule vengano chiuse anziché aumentate nel numero.
Per quanto mi riguarda sto bene e sono
tranquillo. Sono sempre più convinto che ciò che ha dato fastidio di
quelle giornate di mobilitazioni, in cui per un momento siamo riusciti a
fermare la macchina universitaria volta solo alla produzione asettica
di Cfu per confrontarci su quello che in quel momento ritenevamo
importante, secondo i nostri tempi e metodi, sia stata la coerenza con
cui tutto è stato fatto. In un periodo in cui a farla da padroni sono i
politicanti voltafaccia, le banderuole che durano giusto il tempo di una
campagna elettorale, la coerenza espressa in quelle giornate non può
essere accettata da istituzioni e procura.
In questi giorni capisco realmente cosa significa la frase “non potete
fermare il vento gli fate solo perdere tempo”. Unico mio rimpianto
infatti è il non poter essere al presidio dei Mulini per portare il mio
piccolo contributo alla resistenza No Tav che, tra l’altro, in quanto a
coerenza è una delle massime espressioni in questo paese.
Un abbraccio a tutt* e grazie per la solidarietà che sto ricevendo!”
Eugenio
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