Non sono incidenti o calamità
Appello
Per le vittime, per la giustizia e perché non possano più accadere ferimenti, omicidi e stragi causati dalla ricerca del massimo profitto, dalla logica del business, dall’avidità che trasforma le imprese in attività criminali.
“Questa economia uccide”. Bisogna cambiarla!
Proponiamo di iniziare un cammino di condivisione più larga possibile tra tutte le persone animate da sentimenti di giustizia e solidarietà e di confluenza delle organizzazioni della cittadinanza attiva verso una grande manifestazione nazionale a Roma (in presenza, nelle modalità che saranno possibili) di sostegno alle vittime delle stragi impunite e di cambiamento delle norme vigenti al fine di una maggiore difesa dei diritti alla sicurezza e alla salute delle popolazioni, presenti e future.
Chi siamo
Siamo sopravvissute/i, parenti, compagne/i di lavoro, amiche/ci e comunità di abitanti feriti da disastri industriali e ambientali, che il più delle volte vengono considerati “incidenti” o “calamità”, ma che in realtà sono la conseguenza diretta di pratiche economiche mortifere messe in atto da imprese che agiscono a scopo di lucro, incuranti della sicurezza e della salute degli esseri umani.
Siamo persone che dopo aver subito eventi calamitosi vengono abbandonate dallo Stato.
Non ci rassegniamo all’idea che in qualsiasi momento, in un posto qualsiasi del Paese, ai danni di persone ignare, una montagna possa franare su una diga (Vajont), o che una diga fatta di fango possa precipitare a valle (Stava), una nave passeggeri entri in collisione con una petroliera (Moby Prince), un aereo militare precipiti su una scuola (Casalecchio di Reno) o abbatta una funivia (Cavalese), che sostanze tossiche e cancerogene vengano impiegate nei cicli produttivi e rilasciate nell’ambiente (Amianto, Cvm, Pfas, Pcb), che ponti possano crollare per mancanza di manutenzione (Genova), che edifici pubblici possano essere costruite senza rispettare le norme antisismiche (Amatrice, Norcia, Centro Italia), che infrastrutture possano essere esposte a rischi prevedibili (Torre piloti di Genova), che un treno di materiali infiammabili possa deragliare tra le case (Viareggio), che un altoforno possa esplodere (Torino), che lavoratori cadano dai ponteggi per il mancato rispetto delle norme di sicurezza che… i casi sono troppi per essere qui tutti ricordati.
Siamo persone che non si rassegnano all’idea che legislazione e sistema giudiziario possano concedere l’impunità ai responsabili di tali crimini, in palese contrasto con quanto afferma la Costituzione italiana: l’iniziativa economica “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” (Art.41).
Cosa ci proponiamo
Ci battiamo per fare emergere la verità sulle cause dei disastri industriali, ambientali e le malattie e le morti su tutti i luoghi di lavoro (pubblici o privati) e ovunque essi avvengano. Non accettiamo che la vita delle persone (a loro insaputa) possa essere messa a rischio per motivi economici. Chiediamo leggi, normative e comportamenti
responsabili.
Chiediamo giustizia ora per ottenere più prevenzione in futuro.
Pensiamo, quindi, che le nostre istanze vadano a favore dell’interesse generale e della civilizzazione del Paese.
Abbiamo già ottenuto dal Parlamento un primo riconoscimento (sia pure simbolico e ancora equivoco) con l’istituzione della “Giornata nazionale (il 9 ottobre) in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali” (Legge 14 giugno 2011, n. 101). Ma ora c’è bisogno di porre mano concretamente alle normative esistenti che impediscono l’effettivo riconoscimento dei diritti delle vittime ed evitare l’esito inaccettabile della “prescrizione” per reati di questo tipo.
Cosa chiediamo
Dalle esperienze in corso -nel dramma quotidiano che le vittime dei disastri industriali e ambientali devono attraversare per far emergere la verità dei fatti e il riconoscimento dei loro diritti- emergono comuni esigenze. È giunto il momento di formulare una vera e propria piattaforma di istanze da presentare ai decisori politici affinché rimuovano tutto ciò che impedisce la ricerca di verità e giustizia. Quella che segue è solo una prima indicazione di punti (per grandi titoli) su cui chiamiamo le associazioni, i comitati, le forze sindacali e politiche più sensibili ad esprimersi e
sostenerci attivamente e con l’aiuto delle persone competenti, degli esperti, dei medici, dei giuristi … per formulare le richieste di modifica del sistema giuridico nei modi più concreti e puntuali a favore delle vittime. Alla fine di questo lavoro di elaborazione delle proposte, è nostra intenzione aprire una campagna per il riconoscimento dei diritti delle vittime delle stragi industriali, ambientali e del
profitto.
1) LE VITTIME
Le vittime, le persone offese e le parti civili (i superstiti, i parenti, le comunità colpite) dei crimini provocati da attività imprenditoriali finalizzate ad ottenere profitti economici (lucro) vanno poste al centro delle procedure volte alla scoperta della verità dei fatti, in tutte le fasi istruttorie, dibattimentali, civili e penali. La dignità delle vittime e il
loro diritto ad ottenere giustizia deve essere riconosciuto prima (o quantomeno, al pari) del diritto alla difesa degli accusati. Il diritto morale al riconoscimento della verità dei fatti non può in alcun modo essere “compensato” con il risarcimento economico del danno subito.
Chiediamo che venga posta fine ad una pratica ricattatoria umiliante che favorisce la parte in giudizio che ha più potere economico.
Rifiutiamo la “ragione economica”, protetta dallo Stato, prevalente su tutto il resto. A tal fine chiediamo che venga messo in atto tutto quanto possa servire al riconoscimento pieno dei diritti delle vittime:
a) perfezionare in Costituzione il principio del “giusto processo” (art. 111), attribuendo alle vittime del reato un ruolo specifico all’interno del processo penale. Sosteniamo la difesa della riforma della prescrizione attualmente in vigore e al tempo stesso richiediamo venga fissata la durata dei processi;
b) apportare modifiche del codice di procedura penale, volte ad attribuire un ruolo più significativo nel processo penale alla persona offesa del reato, anche se non costituita parte civile (e quindi a prescindere da qualsiasi pretesa economica);
c) apportare modifiche del Codice civile, ancora in vigore, precedente la Costituzione, che riguarda le responsabilità sociali e ambientali delle imprese.
2) L’AMBIENTE
Come ha dimostrato la pandemia provocata dal virus Sars-Cov-2, la salute di ogni persona è intimamente correlata alla possibilità di vivere e lavorare in un ambiente naturale salubre. In questo senso la prevenzione primaria è quella che minimizza i rischi sanitari, alimentari, idrogeologici, tecnologici e garantisce condizioni biogeofisiche armoniose. A tal fine è necessario che venga garantito non solo il diritto di ogni persona a vivere in un ambiente sano, ma che venga riconosciuto il diritto stesso della Natura (biosfera) ad 4 evolversi e rigenerarsi al riparo dalle aggressioni antropiche che stanno provocando un vero biocidio (cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, inquinamenti di ogni tipo). La disponibilità del Governo Draghi ad introdurre in Costituzione la nozione di “sviluppo sostenibile” va di molto precisata ed ampliata fino al riconoscimento della biosfera come bene comune inalienabile dell’umanità.
3) LA CULTURA
La pandemia ha anche dimostrato come sia fondamentale diffondere la cultura della responsabilità sociale. Ogni cittadino deve essere accompagnato, fin dal primo ciclo scolastico, a sentire il dovere di occuparsi del bene collettivo e impegnarsi a difendere la salute e la sicurezza del suo prossimo. E’ necessario che nelle scuole, oltre l’obbligatorietà dell’insegnamento dell’educazione civica e dell’educazione ambientale prevista dalla legge n. 92/2019, venga insegnata e sollecitata in tutti i modi proprio la responsabilità di ognuno verso gli altri.
4) LA LEGGE
Nel concreto, al fine di garantire la prevenzione e il perseguimento dei reati contro la sicurezza collettiva e l’ambiente si devono introdurre urgentemente delle modifiche normative. Ne proponiamo alcune:
a) emanazione, da parte del Parlamento, di una riforma delle norme che regolano i tempi della prescrizione per i disastri ambientali e sul lavoro. Modifica delle norme del Codice penale sul reato di disastro (e in particolare degli Artt. 434, 449 e 452-quater del codice penale), volte a chiarire testualmente che per il reato di
disastro ambientale la prescrizione non inizia a decorrere fino a che non siano cessati gli effetti lesivi o pericolosi per l’ambiente e per le persone derivanti dal reato;
b) creazione di una Procura nazionale unica altamente specializzata per i disastri che riguardano reati sulla sicurezza del lavoro, ambientali, calamitosi e anche alimentari. Così come è avvenuto per i reati contro la mafia e il terrorismo, al fine di ottenere il più qualificato e rapido svolgimento delle indagini e dei processi;
c) immaginare le soluzioni normative volte a contrastare la falsa rappresentazione della scienza nelle aule di giustizia. Formuliamo alcune proposte:
1) richiedere per l’iscrizione nell’Albo dei consulenti d’ufficio la presentazione di un Cv analitico che dia
conto delle esperienze professionali e giudiziarie di chi si vuole iscrivere;
2) equiparare gli obblighi e le responsabilità del consulente della parte a quelli dei periti del giudice;
3) rivalutare i trattamenti dei consulenti dei giudici per ridurre la sperequazione con i consulenti di parte;
d) creazione di un Osservatorio nazionale delle malattie e delle morti professionali e il potenziamento degli ispettorati e degli organi di vigilanza (Asl, Inail, ecc.), in modo che siano in grado di valutare con competenza già ex ante le valutazioni del rischio delle imprese e delle opere;
e) rafforzare il sistema legislativo a tutela della sicurezza della collettività e dell’ambiente approfondendo l’applicazione degli strumenti di deterrenza contro la criminalità d’impresa;
f) con una importante e recentissima sentenza, resa a Sezioni Unite (sentenza n.16601 del 2017), la Cassazione ha fatto crollare il muro che impediva il riconoscimento nel nostro Paese di sentenze rese all’estero con condanna dalla parte convenuta al risarcimento dei cosiddetti danni punitivi. Noi vogliamo che sia riconosciuto al danneggiato un risarcimento parametrato ai profitti realizzati dall’autore del fatto, connotato a una funzione punitiva e deterrente;
g) rafforzare le misure interdittive e punitive del decreto legislativo
231/2001 per colpire le responsabilità amministrativa delle imprese, in particolare la misura del commissariamento dell’ente;
h) consentire alle associazioni, ai comitati, ai gruppi attivi di cittadini/e che hanno subito eventi calamitosi di partecipare a pieno titolo in tutte le sedi (Protezione civile, Comuni, amministrazioni regionali e statali) nei processi decisionali che riguardano gli aiuti immediati, la ricostruzione dei beni e la tutela dei luoghi colpiti. Ciò al fine di ottenere la massima trasparenza nell’utilizzo dei fondi pubblici e di solidarietà, evitare sprechi, corruzione e sperequazioni di trattamento tra le persone bisognose d’aiuto.
i) modificare la legge n.101/2011 che istituisce la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e
industriali” eliminando la parola “incuria”, che minimizza le responsabilità.
Gruppo di lavoro ristretto per la stesura dell’appello
Lucia Vastano, Associazione Cittadini per la Memoria del Vajont, Milano
Paolo Cacciari, Associazione Cittadini per la Memoria del Vajont, Venezia
Enzo Orlandini, Associazione il Mondo che vorrei (strage di Viareggio), Viareggio (LU)
Gianni Devani, insegnante, Associazione Vittime del Salvemini (scuola di Casalecchio di Reno), Bologna
Mario Sanna, Associazione il Sorriso di Filippo (vittime terremoto Amatrice), Rieti
Adele Chiello Tusa (madre di Giuseppe, vittima della Torre Piloti di Genova), Milazzo (ME)
Fulvio Aurora, Medicina Democratica, Aiea (Ass. Italiana Esposti Amianto), Milano
Michele Michelino, Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio, Milano
Daniela Trollio, Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio, Milano
Luciano Orio, Comitato per la dignità e la salute nel lavoro, Bassano del Grappa (VI)
Gianni Cavinato, Associazione Consumatori Utenti (Acu), Milano
Raffaelle Guariniello, ex magistrato, Torino
Felice Casson, ex magistrato, Venezia
Alessandra Guarini, avvocato, Biella
Luca Masera, professore di diritto penale Università di Brescia, Milano
Laura Mara, avvocato, Milano
Massimiliano Gabrielli, avvocato, Roma
Manifesto dell’iniziativa nazionale del 9 ottobre 2021Download
25/9/2021
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