Nubi nere sul Brasile
Lo avevano promesso e lo hanno fatto. L’assalto di ieri, 8 gennaio, alle istituzioni brasiliane, nella Praça dos Três Poderes, al Congresso, al Planalto e al Tribunale Supremo, organizzato dai golpisti bolsonaristi, ha fatto capire quanto sarà difficile, per Lula, ricostruire un paese in rovina.
La devastazione delle sedi istituzionali a Brasilia è una metafora perfetta dello stato dell’intero paese. Non solo una distruzione materiale, compreso il furto della più antica copia della Costituzione brasiliana e la vandalizzazione degli appartamenti presidenziali già messa in pratica dal clan di Bolsonaro prima del tentato colpo di stato di ieri, ma, ancora più grave, l’opera metodica, e purtroppo riuscita, di trascinare a fondo il più grande paese dell’America latina tramite una politica volta a polarizzare nel peggior modo possibile il Brasile. Al saccheggio sistematico delle risorse naturali, alla cancellazione dei diritti, alla devastazione ambientale e all’incitamento all’odio indiscriminato durante tutto il suo mandato, Bolsonaro ha aggiunto un ulteriore, terribile, provocazione, quella della violenza fascista delle sue squadracce.
Come se non bastasse, per far capire che il governo di Lula verrà trasformato quotidianamente in un vero calvario, il Messia Nero ha rincarato la dose sui suoi canali social: “Rifiuto le accuse, senza prove, rivoltemi dall’attuale presidente del Brasile”, ha scritto, ricordando di aver sempre operato rispettando quella Costituzione di cui i suoi stessi sostenitori si sono fatti apertamente beffe. Bolsonaro ha mandato un messaggio chiarissimo al Brasile democratico: ho perso le elezioni, ma, come vedete, posso destabilizzare il paese a mio piacimento. A dimostrarlo, l’inoperosità dell’esercito brasiliano, che si è ben guardato dal bloccare i golpisti, mentre ha cercato, in ogni modo, di fermare e boicottare l’intervento della Polizia federale richiesto dal governo democraticamente eletto e da pochi giorni in carica.
In Brasile, i blocchi stradali e le manifestazioni contro Lula in pratica non si sono mai del tutto spente, nonostante la sconfitta elettorale e il successivo silenzio di Bolsonaro.
A preparare la manifestazione golpista, a cui hanno partecipato migliaia di persone, influencer, deputati bolsonaristi, ma anche personaggi pubblici che hanno rilanciato, sui loro canali social, gli appelli al colpo di stato rilanciati su molti siti web di estrema destra. A denunciarlo, nell’articolo, “Famosos fizeram vídeo incentivando golpistas e definindo pautas para o bolsonarismo. Celebridades, influenciadores e até deputado participaram de gravação que incitou manifestantes extremistas em Brasília”, il quotidiano Brasil de fato.
Tra loro, vi sono Bárbara Destefani, influencer accusata dal Tribunale Supremo elettorale di aver diffuso fake news in occasione delle presidenziali brasiliane, Rodrigo Constantino, analista politico di organi di informazione di ultradestra, Adrilles Jorge, influencer filonazista, attori come Ricardo Macchi (protagonista della telenovela Explode Coração), Oscar Magrini, Karina Bacchi e Gustavo Gayer, deputato eletto tra le file bolsonariste.
Un ruolo di primo piano nella mobilitazione è stato rivestito anche dai gruppi più estremisti della controversa galassia evangelica, a partire dal pastore Sandro Rocha, che invitava l’esercito a intervenire contro il “pericolo comunista”. Esponente della Igreja Porto de Cristo, sul proprio canale you tube Rocha vanta quasi mezzo milione di seguaci.
E ancora, Sóstenes Cavalcante, leader della bancada evangelica, pastori come Silas Malafaia e gli ultraconservatori dell’Assembleias de Deus, secondo il sito web Carta Capital: https://www.cartacapital.com.br/blogs/dialogos-da-fe/o-tamanho-da-influencia-evangelica-no-capitolio-brasileiro/.
Fanno pensare, inoltre, a colpo di stato sventato, alcune dichiarazioni dell’attuale ministro della Difesa José Múcio Monteiro, designato a ricoprire l’incarico proprio per i suoi buoni rapporti con i militari. Múcio Monteiro, in relazione alle manifestazioni bolsonariste susseguitesi prima e dopo l’insediamento di Lula, le aveva definite come “democratiche”.
A riportarlo, Juraima Almeida, analista politica dell Centro Latinoamericano de Análisis Estratégico (CLAE), nell’articolo https://rebelion.org/lula-y-la-dificil-reconstruccion-de-un-brasil-en-ruinas/
Lo stesso Múcio Monteiro aveva garantito che l’accampamento bolsonarista a Brasilia, di fronte al quartier generale dell’esercito, stava per essere smantellato, senza percepire che si trattava solo di un ripiegamento in vista dell’assalto a Praça dos Três Poderes.
Nel frattempo, le manifestazioni a difesa della democrazia crescono in tutto il paese convocate, tra gli altri, da Frente Brasil Popular, Frente Povo Sem Medo, Fórum das Centrais Sindicais, Coalizão Negra Por Direitos, Sem terra e Convergência Negra.
A meno di una settimana dal suo insediamento, la sensazione è che Lula e il Brasile democratico si trovano costretti a fare i conti con dei tentativi di destabilizzazione, che, se non bloccati in tempo, purtroppo potrebbero ripetersi.
David Lifodi
9/1/2923 https://www.peacelink.it
Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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