Nuovi strumenti contro i fascismi

Foto di Hans Peter Schaefer http://www.reserv-a-rt.de, il memoriale di Sant Anna di Stazzema

All’uscita del Memoriale italiano di Auschwtiz, ora trasferito a Firenze, il visitatore è accompagnato dalle parole di Liliana Segre, scritte su una lastra appesa a una parete: «Salvarli dall’oblio non significa soltanto onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano». Parole appropriate per un paese che sembra affetto da due mali convergenti: l’indifferenza, appunto, e la smemoratezza. Siamo il paese nel quale una frase-slogan come “Mussolini ha fatto anche cose buone” passa di libro in libro, di giornale in giornale, di bocca in bocca con tanta leggerezza da divenire luogo comune. Finché uno studioso serio (Francesco Filippi) non la prende di peso e la mette a titolo di un libro vero, di storia, con un sottotitolo che rende giustizia alla ricerca: «Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo». 

Siamo il paese che ha la ventura – ché di fortuna non si può parlare, vista la tragedia che fu la guerra – di avere una Costituzione nata «nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati», come disse Piero Calamandrei in un famoso discorso del 1955. Dovremmo aggiungere qualcosa alle parole del grande giurista: la Costituzione è nata anche nei luoghi delle stragi, in quelle innumerevoli località in cui fu attuata la “guerra ai civili” dall’occupante nazista col decisivo contributo degli italiani collaborazionisti. Qualcosa come cinquemila episodi e 23.000 morti, secondo la contabilità dell’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia.

Proprio quei morti, uccisi innocenti per rappresaglia o per puro terrorismo, sono i custodi di una memoria potente e scomoda. Ci ricordano che cosa è stato davvero il fascismo e qual è la natura della guerra, di ogni guerra: una carneficina di persone innocenti e non armate. Quei morti ci rammentano anche un’altra cosa: che furono uccisi in modo atroce e sbrigativo, dentro abitazioni e stalle a colpi di granata, o fucilate in aie, chiese e camposanti, senza alcun riguardo e senza alcun rimorso; furono uccisi in quel modo, perché le loro vite non contavano niente, erano vite di scarto, da gettare di lato e lasciare insepolte, senza farci troppo caso.

Nel dopoguerra le rinate (o neonate) democrazie e le loro carte costituzionali hanno affermato il principio opposto: non ci sono vite inutili e la dignità della persona è l’architrave della comunità. Per questo motivo luoghi come SantAnna di Stazzema o Monte Sole (Marzabotto), per citare le due stragi con il più alto numero di vittime (rispettivamente circa 400 e 770) sono piccole capitali morali della nuova Italia. Sono presidi di civiltà: da conoscere, tutelare e ascoltare quando ci parlano. Perciò merita ogni attenzione la proposta di legge di iniziativa popolare lanciata dall’Anagrafe antifascista nazionale, un progetto del Comune di Stazzema, custode della memoria di Sant’Anna. La legge intende punire la propaganda fascista e nazista con nuovi strumenti normativi, pensati anche (ma non solo) per i social network.

Sappiamo quanto siano oggi frequenti – e sempre più espliciti – gli ammiccamenti ai presunti meriti dei regimi autoritari del ’900: il revisionismo storico avanza. In aggiunta, sale una sinistra retorica che vorrebbe dichiarare superata e anacronistica la matrice antifascista della nostra Repubblica e dell’Europa intera. Umberto Eco avvertì, in una conferenza negli Stati Uniti del 1995 poi pubblicata in un prezioso libretto, che il “fascismo eterno” non si ripresenta in panni d’orbace e manganello in pugno, bensì nelle pieghe di società smarrite, con le sirene dell’uomo forte, del populismo, della tradizione nazionale, della rivincita delle classi medie. Una società marcata dall’indifferenza per l’altro è la sua preda ideale.

Perciò ben venga la legge ideata a Sant’Anna di Stazzema, e tuttavia sia chiaro che ciò non basta. La “tentazione dell’indifferenza” percepita da Liliana Segre è oggi una realtà consolidata e lo vediamo ai confini di quest’Europa diventata Fortezza. I naufragi nel Mediterraneo, le marce nella neve lungo la rotta balcanica non sono al centro dell’attenzione pubblica: osserviamo i fatti con noncuranza, come se si trattasse, appunto, di vite di scarto. Ma così muore l’Europa, muore la nostra civiltà. L’antifascismo non è un’anticaglia da consegnare alla storia e nemmeno un omaggio all’eroismo passato di partigiani e resistenti: l’antifascismo è azione civile, impegno politico, intervento diretto, per esempio – oggi – sulle rotte dei migranti, dove la vita altrui sembra non valere più niente. «Odio gli indifferenti», scrisse Antonio Gramsci nel 1917: questo è il momento di guardarsi dentro con onestà e di passare all’azione.

Cittadini e cittadine possono firmare la proposta di legge di iniziativa popolare nel proprio Comune di residenza 

Lorenzo Guadagnucci

4/2/2021 https://riforma.it

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