Nuovo dizionario delle parole italiane. Da Medicina e lista d’attesa a Parvenu

Dizionario

MEDICINA E LISTA D’ATTESA

Forse la più notevole innovazione medica dell’era dei computer è la lista d’attesa. Telefonate alla segretaria del vostro dottore e rimanete un quarto d’ora ad ascoltare una musichetta New Age interrotta ogni tre minuti da una voce registrata che vi consiglia di non riattaccare per non perdere la priorità acquisita. Voi state perdendo il vostro tempo, ma vi si suggerisce che in realtà state acquisendo qualcosa: il diritto di far aspettare quelli che hanno chiamato dopo di voi. La malattia ha i suoi ritmi, va per conto suo rispetto alle logiche della lista d’attesa, ma si è radicata la convinzione che va bene così, soprattutto per i medici che svolgono la libera professione. Anticamente si offriva a Esculapio un gallo dopo l’avvenuta guarigione (i medici debbono a Dio un intero pollaio) ed è del tutto normale che oggi il dono attenda a lungo nel congelatore prima che la patologia si risolva, vuoi per il decorso naturale della malattia, vuoi per una posizione abbastanza favorevole nella lista d’attesa.

Esculapio morì folgorato da Zeus, per aver cercato di riportare in vita i morti, la medicina ha anch’essa quest’ardire, l’operazione oggi viene affidata a chiunque si trovi presente e si assuma il compito di scaricare il fulmine sul paziente stesso (ci sono defibrillatori ovunque in città). Il volontario deve intervenire con prontezza di spirito e tempestività, senza nemmeno avere il tempo di chiedere: “C’è un medico in sala?”. Mentre lui si attiva, parte una chiamata al 118, uno dei pochissimi numeri di servizio che non risponda “prema uno, prema due, prema tre…”

CONSENSO INFORMATO

Il medico non chiede al paziente: “Acconsenti tu…?”, proponendo una formula che potrebbe ricordare al povero degente il giorno più bello della sua vita. L’ingiunzione di rito è: “Prima dell’intervento lei deve firmare il consenso informato”. È sottinteso che va firmato e non letto: per fare i chirurghi bisogna essere un po’ sadici, ma nessuno lo è a tal punto da raccontare davvero per filo e per segno cosa succederà in sala operatoria. Ottenere il consenso informato è necessario perché al giorno d’oggi l’intuito clinico porta a vedere alle spalle di molti malati non solo l’angelo della morte, ma anche gli spettri del giudice e dell’avvocato.

EFFETTI COLLATERALI

Le fragole e i crostacei possono uccidere i soggetti allergici, dopo Chernobyl i funghi sono stati a lungo radioattivi, l’acqua fresca e limpida a volte non è poi così pura. I farmaci e i vaccini possono dare effetti collaterali anche gravi e il personale sanitario è impegnato in un’importante campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica: le malattie uccidono più delle fragole, più dei vaccini, più dei farmaci e degli stessi medici. È vero che il vaiolo è stato debellato, che quasi tutti i neonati e le puerpere sopravvivono al parto e che il lupo s’incontra solo nelle favole, ma qualcuno dovrà pur dire ai bambini e ai loro genitori che prima o poi noi tutti si muore.

DISCIPLINE MEDICHE

La medicina è una disciplina scientifica e, a differenza di tante altre, richiede disciplina tanto agli addetti ai lavori (di solito ben inquadrati) quanto a tutta la popolazione che può ignorare la complessità insita nella diagnosi e nella cura delle malattie, a patto che si dimostri collaborativa. Sarà anche vero che fidarsi è bene e non fidarsi è meglio, ma dal momento che l’evoluzione naturale delle patologie e delle epidemie potrebbe ridurre notevolmente le nostre aspettative di vita, conviene decidere a che santo votarsi. Un tempo i curanti erano più solerti, avevano molti motivi per non abbassare mai la guardia, oggi i pediatri sono restii a visitare i bimbi a domicilio, però richiamarli al loro dovere facendo ricomparire la difterite, la pertosse e la poliomielite potrebbe non essere una buona idea. Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi, né al fronte, né nelle corsie degli ospedali.

COLPA PROFESSIONALE

Un tempo i preti, con le loro lunghe tonache, venivano considerati dagli impenitenti degli uccellacci del malaugurio. I medici indossano camici bianchi, ma anche loro dimostrano un’eccessiva familiarità con la Nera Signora; dovrebbero ottenere da lei infinite dilazioni, come i politici fanno col debito pubblico. Ambasciator non porta pena vale solo in teoria: chi porta cattive notizie viene picchiato di (santa) ragione. Bisognerebbe recuperare ciò che c’era di buono nella spiritualità medioevale, rinunciando a quel puerile ottimismo che porta ad abbellire le stanze dei degenti con fotografie di prati fioriti, di mari azzurri e di riproduzioni della Primavera del Botticelli. Forse sarebbe più utile che i pazienti avessero l’occasione di contemplare le immagini della Signora con la falce in modo che abbiano l’occasione di pentirsi, sempre che abbiano qualcosa di cui pentirsi. Diamine, che sarà mai! Per molti secoli gli uomini, sperando che il proprio letto divenisse a tempo debito anche letto di morte in modo da evitare il rogo e la spada, dormivano con un teschio appoggiato sul comodino. Non è utile tornare a questo grado di confidenza con la Nera Signora ed è auspicabile che i bimbi ricoverati continuino a vedere nelle stanze di degenza disegni colorati, Minnie e Topolino. I medici sono abituati a schivare le reazioni violente dei piccolini sottoposti a procedure non gradite, nessun pediatra ha mai dovuto rivolgersi al Pronto Soccorso per le botte ricevute da loro, mentre non sono certa che i genitori scontenti siano altrettanto inoffensivi.

MEDICINA E COMPUTER

I medici sono diventati reticenti e sfuggenti, a volte irraggiungibili. I pazienti avvertono una distanza, un’inspiegabile freddezza e rimpiangono il paternalismo di una volta, quando non c’erano i computer a reclamare tempo e a vampirizzare energie, ponendo esigenze che i malati nemmeno s’immaginano. Mettiamo che dopo un intervento alla prostata voi riferiate all’urologo di soffrire d’incontinenza, complicazione che sapevate possibile, quindi siete ben lontani dall’avere un atteggiamento colpevolizzante o rivendicativo. Lui sembra assente, concentrato nei suoi pensieri e in effetti è preoccupato perché il computer gli ha fornito una serie di indicazioni che lo mettono in difficoltà: tenendo conto del numero degli abitanti del comune, il vostro medico ha eseguito meno diagnosi e interventi del previsto, il tempo medio di durata delle procedure chirurgiche è stato più alto di quello del miglior centro di riferimento (anche gli anestesisti lo hanno saputo e si sono incavolati), sono state consumate più garze e cateteri dell’anno precedente, mentre rimane inspiegabile il minor numero di dosi di antibiotico somministrate nel post-operatorio.

In 8 casi su 147 non sono state seguite le linee guida più recenti (rintracciabili nel Nuovo Vangelo della Medicina Basata sull’Evidenza), mancano al curriculum personale 24 punti per essere in regola con l’aggiornamento professionale obbligatorio (equivalenti a cinque congressi da frequentarsi in tutti i fine settimana prima della fine dell’anno) e la percentuale di complicazioni accettabile per l’intervento che voi avete subito, in base ai dati della letteratura medica internazionale, sta per essere superata. Dal momento che il computer saprà della vostra incontinenza solo se l’urologo inserirà il dato da voi riferito, potete immaginare a cosa il poveretto stia pensando. Cercate di essere comprensivi con lui.

MEDICINA MODERNA

Il senno di poi è una scienza esatta e nessuno dubita delle diagnosi compiute dagli anatomopatologi in sede di autopsia. Le statistiche hanno contribuito molto a far conoscere l’andamento delle patologie nelle popolazioni, però chi ha il mal di pancia non pensa di rivolgersi all’epidemiologo, va dal suo medico di famiglia, che non sa più dove nascondersi. Dato che il numero dei nostri neuroni è grosso modo uguale a quello degli individui di cent’anni fa, con la crescita esponenziale delle conoscenze è aumentata l’ignoranza degli internisti e di conseguenza la necessità di nuove branche specialistiche. Nonostante la collaborazione e la solidarietà tra colleghi, sono sempre più frequenti le occasioni di dissentire, smentire e rettificare, grazie a un aggiornamento professionale quotidiano, possibile attraverso Internet. Navigano in Internet anche i pazienti, diventando ipocondriaci. Vogliono a tutti i costi (che son costi anche in termini economici) fare la risonanza magnetica, la TAC, la PET, mentre non si ha il coraggio di negare loro una verifica mensile dei livelli del colesterolo. A causa di tutte queste nuove tecnologie più nessuno fa l’esame di coscienza o si preoccupa della salvezza della propria anima.

MEDICINA BASATA SULL’EVIDENZA

L’evidenza è una ben strana cosa. La ricerca medica basa molto delle sue acquisizioni su ricerche che, per escludere fattori legati alle aspettative e alle convinzioni personali (sarebbe a dire il fattore umano), procedono tenendo all’oscuro di quello che stanno facendo sia lo sperimentatore che il malato (le cavie da laboratorio e i topolini sono gli oggetti ideali degli studi: vengono manipolati e non è nemmeno necessario ottenere da loro il consenso informato). Il medico non sa a chi sta somministrando il farmaco e a chi sta dando il placebo e il paziente non sa in quale gruppo è stato inserito. Tutto si scopre a posteriori. La procedura è chiamata “sperimentazione in doppio cieco” e per un gravissimo (ed evidente) errore logico da essa deriva la medicina basata sull’evidenza (EBM evidence-based medicine). Per millenni i pazienti sono stati curati e guariti grazie al carisma dei terapeuti, adesso arrivano medici ciechi che pensano di spianarci la strada togliendoci ogni dubbio. Ma teniamoceli i nostri dubbi: ci hanno dato da pensare, ci hanno insegnato la prudenza e la modestia, ci hanno fatto crescere accettando il rischio di sbagliare. La EBM viene da otre Oceano e prima che si imponga come verità assoluta sarebbe bene ricordare che tra il dire (loro) e il fare (nostro) c’è di mezzo il mare.

LINEE GUIDA

Le Linee Guida in medicina sono chiare e sintetiche. Semplificano a tal punto il caso clinico che nessuno può trovare giustificazione se non le applica correttamente. Non esauriscono le possibilità del reale, ma proteggono il curante come uno scudo, nessuno penetrerà le sue difese in tribunale: ha applicato, ha obbedito, non ha dubitato, il giudice non avrebbe nemmeno bisogno di avvalersi dei periti, tanto le Linee Guida, semplificando i termini del problema, sono illuminanti.

Il bello delle Linee guida e che uniformano la condotta dei medici: un ragazzo di venticinque anni appena laureato si comporta come un primario che abbia quasi quarant’anni di esperienza, anche un paziente di buona cultura potrebbe curarsi da sé. Il brutto delle Linee Guida è che un primario che ha quarant’anni di esperienza rischia di comportarsi come uno studente del quarto anno di medicina.

PREVENZIONE E CRONICITÀ

Prevenzione è la parola d’ordine del Sistema Sanitario Nazionale (e Internazionale), ma chi ha veramente l’interesse a medicalizzare tutto e tutti, sempre e comunque, sono le Case Farmaceutiche, che svolgono la gran parte delle ricerche cliniche. La parola “medicina” indica tanto una disciplina, una branca del sapere scientifico, quanto una sostanza curativa: i medici s’incaricano di gestire la prima, le Case Farmaceutiche producono la seconda. Ci sono malati che, animati da una profonda fiducia, ripongono grandi speranze nelle nuove scoperte e malati che stramaledicono quanti li tengono in vita e lo fanno, chi per compiere la propria missione, chi per garantirsi un grandissimo affare. Entrambi i gruppi di pazienti hanno la loro parte di ragione: il progresso fa tanto miracoli, quanto disastri (le Case Farmaceutiche ci guadagnano, tanto in un caso, quanto nell’altro). Mettiamo che voi siate affetti da una malattia grave: senza cure la prognosi è di un mese. La cura, molto costosa, a volte vi guarisce, ma a volte vi consegna a una vita durissima, costellata da mille complicazioni, nel qual caso siete nella situazione di chi, precipitando da un grattacielo di dieci piani, invece di schiantarsi subito al suolo è rallentato nella sua caduta dalle ringhiere di otto balconi. Molti malati cronici stanno malissimo e costano moltissimo, per tanti e tanti anni.

La prevenzione non pone dilemmi così drammatici, ma mette la medicina (in entrambe le accezioni del termine) al centro dell’universo. È un universo in continua espansione: se avete il colesterolo alto, forse un giorno vi ammalerete (forse no). Se assumete un farmaco, il colesterolo si ridurrà e si ridurrà anche la vostra probabilità di ammalarvi (forse avrete il tempo di ammalarvi di qualcos’altro che non sia l’infarto). Se assumete il farmaco, forse avrete effetti collaterali, molti dei quali non verranno mai messi in relazione col farmaco stesso. Non accontentatevi che il vostro colesterolo sia nei valori medi della popolazione, più basso è, meglio è (anche per le Case Farmaceutiche). Fate attività fisica, non fumate, bevete con moderazione, mangiate poco e bene, guidate con prudenza, praticate il sesso sicuro e soprattutto lavorate. Lavorare fa bene e garantisce in età avanzata la pensione.

MEDICINA E CURE MEDICHE

Federico II di Svevia incaricò un certo numero di nutrici di allevare i lattanti a loro affidati senza mai pronunciare una parola, era curioso di sapere in quale lingua i bambini avrebbero parlato spontaneamente. Morirono tutti. È probabile che il re non fosse proprio l’Anticristo, come ritennero molti dei suoi contemporanei, di certo a quei tempi non esisteva un codice etico al quale egli potesse attenersi nel soddisfare le proprie curiosità, dal momento che non esisteva ancora una scienza sperimentale che, oltre rigettare le preposizione sostenute per fede o per comune buon senso, fosse in grado di porsi dei limiti.

Oggi nessuno può dirci quanti pazienti muoiono perché i medici non parlano più con loro. Uomini che comunicano attraverso i computer e che sono arrivati al punto di parlare con i computer (dotati d’intelligenza artificiale) si affidano e affidano i loro pazienti a una miriade di procedure complesse di alta precisione, ma hanno perso fiducia nelle proprie attitudini terapeutiche.

Spesso informare i pazienti è un po’ come infilarsi in un ginepraio: tutto è troppo complicato per venir tradotto in parole comprensibili. Per rendere più calorosa la relazione potremmo rifarci all’esperienza delle nostre nutrici che mai si sono pensate di chiederci il consenso informato prima di porgerci il seno, ci hanno accudito con semplicità facendoci dono delle loro parole e dei loro sorrisi.

SPESA SANITARIA

Al Dio della Genesi cantata da Guccini vengono portate le bollette della luce consumata ai Poli e lui rimedia allo spreco dei mesi estivi ordinando di lasciare la luce spenta per i successivi sei mesi. Allo Stato vengono fatte pervenire le spese sanitarie dei cittadini che purtroppo consumano un gran numero di farmaci tutto l’anno, soprattutto d’inverno. La medicina è alla ricerca dell’immortalità, quindi il costo della sanità tende all’infinito e a poco servono decreti, leggi e leggine che cercano si evitare per lo meno l’uso improprio di armi diagnostiche e terapeutiche. Gli esami clinici inutili si rivelano tali solo a posteriori e la scoperta di nuove malattie rare avviene allo stesso ritmo col quale gli astronomi migliorano la nostra conoscenza dell’universo. Limitare le cure è difficile, escludere qualche candidato è poco democratico, quindi è matematico che lo Stato rischi il default per curare patologie come l’epatite C. La lotta alle malattie è una vera guerra mondiale, sia per l’estensione del conflitto, sia per il costo esorbitante sostenuto dalle nazioni. Alla fine i morti si contano a milioni, ma a rendere insanabile la situazione è il numero dei medici e dei pazienti che non si arrendono, impegnandosi nella battaglia sino allo stremo delle proprie forze.

ACCANIMENTO TERAPEUTICO ED EUTANASIA

L’accanimento è l’ira accanita dei cani, ha un sapore di violenza e di mancanza di umanità. Sull’altro versante di un crinale rapidissimo c’è l’eutanasia, termine più gentile, o per lo meno sarebbe tale se “buona morte” non avesse tutta l’aria di essere un ossimoro. È difficile volare alto, sorvolando questo scoglio al quale si sta aggrappati e scomodi. Il tentativo di medicalizzare la fede e la volontà di subordinare la medicina alla teologia portano a riflessioni paradossali. Cosa sanno i medici della Morte? Alcuni trapiantati sentono dentro di sé una nuova presenza, l’ombra di una coscienza estranea: è solo suggestione? A volte i dementi ci sorprendono con frasi di una finezza e tempismo sconcertanti: è solo il risultato dell’aggregarsi a caso di parole custodite in neuroni malati?

Se, appellandosi alle ragioni della fede, è ritenuto necessario nutrire moribondi che non sono in grado di dare il consenso o esprimere un rifiuto, perché santi e sante si sono ostinati nel digiuno sino a morire di fame?

L’errore più grave è banalizzare, affidarsi a tesi semplici; i percorsi di medici e religiosi hanno portato lontano e angosce e digiuni hanno dato i loro frutti: i chirurghi, avendo riconosciuto i rischi connessi all’impurità, si purificano a lungo prima degli interventi chirurgici e Santa Caterina da Siena digiunando ha ottenuto che il Papa tornasse a Roma da Avignone.

MERCATI, MERCATINI E OCCASIONI
L’occasione è una contingenza che consente l’immediato verificarsi di un fatto. Nel linguaggio commerciale viene magnificata come un’occasione la merce offerta a un prezzo inferiore alle condizioni ordinarie di mercato. Indubbiamente viviamo vite straordinarie e i mercati rionali traboccano di giacenze di magazzino: articoli nuovi, spesso di buona qualità e di ottima marca, svenduti per quasi nulla. Purtroppo non ho a disposizione un economista che mi spieghi quale teoria possa rendere ragione di una tale sottovalutazione del valore delle merci. Non oso ipotizzare chein questi casi il plusvalore acquisti segno  negativo, sta di fatto che una maglietta di puro cotone, pescata in un mucchio di mercanzie varie (e da lavarsi subito a casa), costa 1 euro . Il mucchio di solito è sovrastato da un cartello che indica il prezzo (1 EURO), mentre la maggior parte dei negozi che vendono articoli simili riporta a grandi lettere la parola magica: OCCASIONE!, nella speranza che il cliente, come sotto ipnosi, colga il suggerimento e dia luogo all’immediato verificarsi del fatto, acquistando la maglietta senza soffermarsi a pensare che può averla per molto, ma molto meno. Noblesse oblige: una regola non scritta vorrebbe che le vere signore non peschino nel mucchio, e non diano poi pubblica dimostrazione della larghezza dei propri mezzi comprando venti magliette. Esattamente come Magritte avvertiva: “Ceci n’est pas une pipe”, una vera signora dovrebbe pensare: “Questa non è una maglietta”, consapevole che il tradimento della propria classe sociale è fatto ben più grave del tradimento delle immagini.
SINDROME DELL’ACQUISTO COMPULSIVO
Le occasioni speciali sono soggette a inflazione e si rischierebbe il tracollo del commercio al dettaglio se la profonda e inconscia solidarietà che lega acquirenti e venditori non avesse prodotto un fenomeno sociale interessante: la sindrome dell’acquisto compulsivo. L’irrefrenabile desiderio di comprare cose inutili, spendendo anche al di sopra dei propri mezzi, di solito è accompagnata da sensi di colpa. L’individuo, inconsapevole di compiere un sacrificio a vantaggio della specie, dopo l’acquisto non ha più interesse per gli oggetti dei quali è diventato proprietario, travolto dal fascino dell’occasione (contingenza che consente l’immediata realizzazione di un fatto). L’occasione fa l’uomo ladro e, purtroppo, o per fortuna, chi sfila dalle proprie tasche il portafoglio e lo svuota, non è imputabile e, il più delle volte, nemmeno curabile.
SUPERMERCATI, FARINA E FARINE
La pubblicità magnifica le offerte speciali, i supermercati vi riservano buoni sconto e, se accumulate i punti, vi fanno regali. Vi chiedono in cambio una lealtà del tutto nominale, nessuno si scandalizza quando estraete dal portafoglio qualche decina di tessere fedeltà prima di presentare alla cassiera quella giusta. Vi affezionate alle signorine gentili che vi accolgono anche di domenica, loro vi sorridono un po’ stanche, così non avete il coraggio di intrattenerle con tutte le domande che la vostra curiosità vi porterebbe a fare: come si cucinano le farine di amaranto, d’arachidi, di piselli, di carote, di carrube, di canapa, di farro, di kamut, di manitoba, di quinoa, di grano saraceno, di grano arso, di segale, di tapioca, di teff. C’è la farina più proteica, quella tostata, quella dal sapore deciso e quella dal sapore delicato, molto ricca di amido, senza glutine. Le farine hanno una forza, una sorta di capacità di legame (sigla: W) quantificabile con precisione matematica, esattamente come l’energia elettrica, ma è dato di conoscerne il valore solo a chi acquista sacchi da 50 kg. A questo punto, dopo aver navigato in rete, vi piacerebbe saperne un pochino di più, o un pochino di meno, e vi chiedete a chi è destinata la vendita al dettaglio di prodotti così misteriosi e allettanti. Volendo essere prudenti vi accontenterete di sapere, come gli esperti della rete sostengono unanimi, che tutte le farine sunnominate servono per preparare prodotti da forno. Se sino a oggi il vostro forno non ha prodotto nulla di più esotico delle lasagne e della parmigiana di melanzane, è consigliabile non andare oltre.
BISCOTTI
In fatto di biscotti è consigliabile essere curiosi ed esigenti, scegliere prodotti semplici, industriali che riportino sulla confezione tutti gli ingredienti. È prudente comprare le sfogliatinesenza glutine, olio di palma e lattosio. Nessuno sa cos’è uno stabilizzatore adipato e non è possibile svolgere indagini sugli aromi naturali. La lista degli ingredienti è in otto lingue quindi è del tutto logico che sia scritta in caratteri piccolissimi ed è bene avere una lente di ingrandimento. Fortunato chi non soffredi allergie, perché nelle sfogliatine potrebbero esserci tracce di frutta secca a guscio (non sapevo si dicesse frutta secca “a guscio” e non  “col guscio”, se ci fate caso le tracce di frutta secca a guscio sono presenti in tutti i cibi confezionati). È improbabile che venga dichiarato proprio tutto, immagino rimangano sottovalutate e taciute le tracce di: contaminanti chimici, inquinanti ambientali, mercurio, rame, nikel e zolfo, cacchette di topo, zampette di millepiedi, acari vivi e liofilizzati, batteri patogeni e non, residui cutanei, capelli e peli umani polverizzati. La lista non finisce qui, da quando esistono i microscopi ogni millimetro di biscotto potrebbe rivelare un intero universo. Le sfogliatine sono profumate, fragranti, buonissime nella loro semplicità, adatte per l’ora del tè. Gli specialisti in malattie del fegato sostengono che il tè verde può causare problemi epatici anche seri, sull’EarlGrey non hanno nulla da dire ed è un’ottima bevanda.
PROFUMERIA E BOTANICA
Lo stretto legame tra profumeria, fiori, frutti, legni pregiati ed essenze colorate esiste da sempre. Un tempo era consuetudine che certe abilità, certe conoscenze botaniche rimanessero avvolte dal mistero, come succedeva per la composizione dei filtri d’amore, dei veleni e delle pozioni magiche, sia che fossero affare di streghe, sia che fossero opera di prudentissimi frati. Oggi al compratore non si nasconde niente, nella pasta dentifricia sono contenuti più ingredienti che nel liquore cent’erbe e si pretenderebbe che voi, da fini conoscitori, apprezziate l’olio di karitè o quello di argan. La pubblicità è ingannevole, è teatro: la famiglia felice che fa colazione riunita è composta da perfetti sconosciuti, che non hanno quindi contenziosi, conflitti e non devono arrovellarsi sul testamento della zia ricca e nubile; nessuno pensa che il sorriso dell’attrice abbia un qualsiasi rapporto con il collutorio che magnifica, così come non si pretende che chi recita «L’Otello» sia veramente nero e strangoli sul serio Desdemona. A furia di sentir nominare l’olio di karitè e quello di argan diamo loro fiducia, come ci fideremmo dell’essenza di elleboro, dell’estratto di oleandro (belli, i fiori!), mentre una pianticina che si chiama veratro ci desterebbe qualche diffidenza: il nome ha l’asprezza dell’essenza velenosa contenuta nelle sue radici che i raccoglitori dilettanti confondono con la genziana, che invece rende piacevolmente amari i liquori, senza causar danni. Domanda per i ragazzi delle scuole medie: berreste un tè alla cicuta, limone e ginseng?
CONSUMISMO E IMBALLAGGI
Partecipare del consumismo sfrenato è ormai una necessità e non una scelta, ne siamo vittime e chi cerca di affrontare la vita in modo attivo e consapevole si ritrova una coscienza infelice, non smaltibile nella raccolta differenziata (moralismi da una parte, scrupoli e consapevolezze dall’altra). Individualismo e solitudine rendono ragione dell’enorme quantità d’imballaggi usa-e-getta in circolazione; nessuno potrebbe immaginare che alla fine dei concerti invece di migliaia di lattine di Coca Cola abbandonate ovunque ci si ritrovasse con duemila bicchieri da lavare e una sola botte da mille litri e vuota e riutilizzabile (viva la birra dell’Oktoberfest!). Se comprassimo confezioni di pasta da dieci chili avremmo meno spreco di cartone, ma sarebbe impossibile avere in casa spaghetti, linguine, tagliatelle, rigatoni, penne, mezze penne, chiocciole e farfalle. A proposito di farfalle, nessuno tollera di vederle svolazzare in dispensa e se compaiono insettini neri che si nutrono di spaghetti è d’obbligo gettare via tutto e fare un repulisti con prodotti igienizzanti. Si può acquistare l’insalata già lavata, pronta per la tavola, in sacchetti di plastica, monoporzioni di polenta cotta in vaschette resistenti, che vanno anche in microonde, così gradevoli alla vista che possono essere portate in tavola, evitando di avere un piatto da lavare. Invece chi vuole sentirsi a posto, sforzandosi di essere scrupoloso nella raccolta differenziata, si trova a insaponare e sciacquare contenitori che poi getta via; non c’è il rischio che si butti via il bambino con l’acqua del bagno, infatti il lattante va abbandonato nella ruota degli esposti, oppressi dalla colpa e dalla riprovazione generale per aver invaso il pianeta con pannolini usati che assommano plastica, cotone e sostanze organiche.
AVERE TUTTO E DI PIÙ
Avete le bustine profumate in ogni stipo dell’armadio? Igienizzate la lavatrice? Usate detergenti diversi per cotone, lana,seta, indumenti colorati, neri, tende? Filtrate l’acqua del rubinetto prima di berla? Avete nella borsetta il gel antibatterico? Utilizzate uno spray specifico per la pulizia del microonde? Spolverate i mobili consalviette usa-e-getta? Aveteun panno per lavare i vetri, uno per pulire la pelle, uno per il parquet, uno per il marmo, uno per il lavabo, uno per le piastrelle, uno per l’acciaio del fornello? Usate pastiglie adesive per profumare le pareti del water e un deodorante spray per il gabinetto? Avete il gel che assorbe gli odori nel frigorifero? Mettete gocce balsamiche nelle vaschette dei termosifoni? Usate un umidificatore d’ambiente? Sapete che per gli schermi del computer, il televisore e gli occhiali si devono usare panni antistatici? Quante volte all’anno pulite gli argenti e i rami con prodotti dall’odore nauseante? Avete detto ai bambini di non bere la varechina? Sapete che i contenitori di plastica cedono molecole ai cibi, che le pentole antiaderenti trattengono i grassi e rilasciano particelle del rivestimento? Siete sicuri che le vostre tazzine non siano trattate al piombo? Che le vernici dei mobili non siano cancerogene? Che vi garantisce che il congelatore non abbia variazioni inattese di temperatura? Siete sicure che vostro marito non vi tradisca, che vostro figlio non si droghi?
PUBBLICITÀ
C’è chi è nato per vivere alla grande, avere divani in pelle e viaggiare in Suv. C’è chi non desidera un divano in pelle e un Suv perché ce li ha già: per lui la pubblicità è una gran rottura, perché non vuole dotarsi dell’ultimo modello di Suv, né cambiare il divano, è già contento del suo e sonnecchia sdraiato tra i cuscini quando guarda in TV un documentario sull’Islanda . C’è chi non ha il divano in pelle e il Suv e ha finalmente capito che non li avrà mai: per lui la pubblicità è una grandissima presa in giro, nonché una rottura, perché interrompe il film dell’horror dove una fanciulla terrorizzata viene accoltellata sul divano in pelle nella sua villa isolata nel bosco. C’è chi spera di avere in futuro un divano in pelle e un Suv, ma vuole sceglierli con calma: la pubblicità è invadente e menzognera e impedisce di godere la suspance quando la fanciulla esce dalla portafinestra ed è costretta a fuggire nel bosco perché la chiave del Suv è nelle mani dell’assassino. C’è chi ha compiuto novant’anni e fa fatica a seguire la trama del film. Se si addormenta durante la pubblicità si perde la scena successiva, dove un’adolescente viene strangolata in una casa modernissima con grandi finestre illuminate, circondata da una foresta buia e sinistra. C’è chi fa zapping ed è stufo di trovare il Suv e il divano in pelle su tutti i canali, solo se è fortunato riesce a vedere in breve sequenza prima la scena in cui la fanciulla viene pugnalata, poi quella nella quale l’altra giovinetta viene strangolata. Se i pubblicitari capissero che per vendere poltrone e Suv non si debbono far parlare gli artigiani della qualità o mostrare famiglie felici in gita in Islanda, ma scene di omicidio, potremmo migliorare il nostro umore e il nostro Pil.
PARVENU
Un tempo esistevano i parvenu (o parvenus?), rapidamente arricchiti, desiderosi di apparire, in cerca di un’approvazione e di un riconoscimento sociale. Chi aveva stile li osservava con sufficienza, senza nemmeno argomentare che la classe non è acqua e che i soldi non danno la felicità. L’indifferenza non escludeva l’invidia, che giocava un ruolo chiave nel gioco delle apparenze. La maggior parte dei parvenu è disparue a causa della crisi. Ostentare è ancora importante nei paesetti ove sopravvivono sane abitudini provinciali, in città la frenesia consumistica svalorizza gli oggetti. Nell’epoca dell’usa- e-getta non ci si deve affezionare agli oggetti status symbol ed è fin troppo facile barare al gioco acquistando copie perfette degli orologi e delle borse di marca. Tutta la pubblicità ci orienta a invidiare famiglie felici in Suv o nel Mulino Bianco, dissuadendoci dal cercare di essere invidiati e dal valorizzare quanto abbiamo: se siamo orgogliosi delle nostre porcellane di Sèvres, delle tovaglie ricamate, della zuccheriera d’argento potremmo starcene a casa a bere il tè con le amiche, invece di andare al centro commerciale a comprare qualcosa. Alla domanda della matrigna: “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” lo specchio televisivo risponde: “Ci sono migliaia di donne più belle di te, ma diverrai come loro se cambierai rossetto, fard, cipria, crema idrante, rassodante, anti-age. Usa latte per il viso, per il contorno-occhi, per le labbra, per il corpo, all’olio di argan, al burro di karitè, etc, etc, etc.” Oggi Biancaneve non corre più alcun rischio e può starsene tranquillamente in camera sua a giocare con la Barbie. Il mistero è come abbiano fatto i nuovi ricchi, i maghi della tecnologia, a situarsi da subito nella categoria dei disparus d’élite: dove vivono? Chissà se hanno migliaia di tazzine di Sévres, zuccheriere d’argento, rubinetti d’oro, mastini, levrieri o unicorni?
Dal «Nuovo dizionario delle parole italiane»
0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *