“Obiezione di coscienza”, una scorciatoia per lavarsene le mani
Un medico non può e non deve essere obiettore di coscienza in quanto deve” servire” la persona, il paziente nelle problematiche, nel bisogno di salute sia fisica che psichica,un medico se intende essere obiettore non può farlo nelle strutture pubbliche, nel servizio pubblico e quindi deve farlo al di fuori di questo. Un medico “vero” deve curare tutti, amici o nemici, di qualsiasi colore della pelle, di qualunque ideologia o tendenza politica, di qualunque ceto sociale o ricco o povero. Un medico è un medico. In Italia, nel caso dell’Interruzione Volontaria di Gravidanza, esiste una legge dello Stato (che è costata tante lotte e fatica) che deve essere rispettata ed applicata e le Strutture Pubbliche, gli Ospedali debbono fornire un servizio e quindi hanno una funzione istituzionale. Rispetto le idee del collega medico che fa l’obiettore ma in questo caso egli non deve lavorare, come ho già detto, in questo servizio in una struttura pubblica che appartiene a tutti, in un ospedale.
Un avvocato penalista iscritto nella lista dei difensori d’ufficio difende tutti, al meglio delle sue capacità, anche una persona che fatto una violenza, uno stupro e un assassinio. Come già detto, il medico deve “ servire”, curare una persona cioè un paziente, nella salute sia fisica che psichica. La Corte di Cassazione ha evidenziato che il medico obiettore nel caso della “Legge 194” che, “omettere di prestare l’assistenza prima ovvero successivamente ai fatti causativi dell’aborto, in quanto deve comunque assicurare la tutela della salute e della vita della donna, anche nel corso dell’intervento di interruzione della gravidanza“: escluso quindi che il diritto di obiezione di coscienza esoneri il medico dall’intervenire durante l’intero procedimento di interruzione volontaria della gravidanza, trattandosi di “interpretazione che non trova alcun appiglio nella chiara lettera della norma“. Dunque nel caso di Obiezione di coscienza e in caso di aborto farmacologico in una nota (Nota a Cassazione penale., Sez. VI, 27.11.2012 (dep. 2.4.2013), n. 14979, Pres. de Roberto, Est. Fidelbo) “
In riferimento all’aborto praticato mediante somministrazione della pillola RU486, la Corte di Cassazione ha escluso, in base alla disciplina contenuta all’art. 9 l. 194/1978, la possibilità di sollevare obiezione di coscienza nella fase di espulsione dell’embrione (c.d. di secondamento) in quanto attività di assistenza successiva rispetto all’intervento di interruzione della gravidanza. Tale sentenza è sopraggiunta nel caso di una guardia medica, in servizio in un reparto di Ostetricia e Ginecologia perché questa si era rifiutata, per motivi di coscienza “di assistere una paziente già sottoposta ad un intervento di interruzione della gravidanza attuato mediante somministrazione farmacologica.”
L‘antropologa Silvia De Zordo, in un’indagine da lei effettuata, scrive che:
– …. Dichiarare l’obiezione di coscienza significa anche, per alcuni, avere la possibilità di evitare un lavoro non particolarmente interessante dal punto di vista tecnico (una volta che si impara a far bene un’aspirazione fare IVG nel primo trimestre diventa effettivamente un lavoro molto semplice e monotono), percepito come un lavoro facoltativo, “in più”, benché i numeri dimostrino che, per quanto i tassi di abortività in Italia siano tra i più bassi d’Europa, l’IVG resta comunque una procedura ginecologica-ostetrica molto comune, la più comune dopo i parti.
– Svolgere le IVG non è gratificante dal punto di vista monetario. L’IVG è l’unica procedura medica che non viene offerta anche in “intra moenia”, quindi dietro pagamento, negli Ospedali italiani. Alcuni ginecologi/e che praticano IVG che ho intervistato sostengono che questa pratica andrebbe normalizzata, e che quindi dovrebbe essere possibile farla anche in “intra moenia”, così che le donne che preferiscono pagare per essere seguite, per esempio, dalla loro ginecologa/o, possano farlo e i medici che fanno IVG abbiano, ogni tanto, delle gratificazioni anche economiche; il dibattito su questo punto è molto acceso in Italia, tra gli operatori di IVG. In altri paesi questo accade già: negli UK l’IVG viene praticata in cliniche indipendenti, private, sovvenzionate dallo Stato e non solo negli ospedali pubblici. Periodicamente sui giornali compaiono casi di ginecologi obiettori, o che lavorano in ospedali che non offrono IVG, che fanno IVG a pagamento nelle loro cliniche private, il che dimostra che l’aspetto pecuniario è importante.
– Fare IVG è percepito come un lavoro non solo “non gratificante”, ma “sporco”, com’è stato definito da molti, inclusi alcuni/e operatori/trici della 194. Il fatto che l’aborto venga definito così dimostra come in Italia esso sia ancora fortemente stigmatizzato, nonostante sia legale dal 1978, e la sua stigmatizzazione ha un impatto importante sia sulle donne che lo praticano che sui medici che lavorano nei reparti di ginecologia-ostetricia..”. Bisogna poi ricordare che il Parlamento Europeo ha affermato che l’aborto è “un diritto fondamentale delle donne sul proprio corpo”.
Prof Roberto Suozzi
Medico e Farmacologo Clinico
https://abortoinchiesta.wordpress.com/2015/05/23/obiezione-coscienza-aborto-ricerca-antropologica/
23 mag 2015 – In questo articolo Silvia De Zordo offre una sintesi dei risultati della sua ricerca antropologica sui motivi dell‘obiezione di coscienza.
-Chiara Lalli. Obiettori di coscienza solo quando fa comodo. 25 maggio 2015.www.internazionale.it
*www.Dirittierisposte.it
**Penalecontemporaneo.it (27 giugno 2013)
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