OGGI, GIORNO DELLA MEMORIA. PER NON DIMENTICARE

Tra il 1933 e il 1945 in più di 40.000 tra campi di concentramento e strutture carcerarie naziste sono stati uccisi (Enciclopedia dell’Olocausto):

6.000.000 di ebrei,

3.300.000 prigionieri di guerra sovietici,

7.000.000 di civili sovietici (compresi 1.300.000 ebrei sovietici),

1.800.000 civili polacchi non ebrei,

312.000 civili serbi,

250.000 Rom e Sint,

700.000 tra detenuti politici, testimoni di Geova, omosessuali,

250.000 disabili, tra i 300.000 e 400.000 individui, uomini e donne, sterilizzati,

Per non dimenticare le donne uccise o internate nei campi di concentramento

Per non dimenticare le detenute politiche

Per non dimenticare le detenute comuniste, per conoscere e non dimenticare cosa voleva dire essere comuniste anche in un campo di concentramento tedesco:

dal libro “Rivoluzionaria professionale” di Teresa Noce (nome di battaglia Estella), detenuta prima a Ravensbrück (l’unico campo di concentramento progettato dal Reich per eliminare le donne “non conformi” e per il quale passarono tra il 1939 e il 1945 132.000 donne provenienti da venti nazioni)) e poi nel campo di concentramento di Holleischen:

“…Un giorno dopo essere caduta sulla neve ero stata portata dalle compagne nella baracca della cucina: mentre battevo i denti accanto alla stufa, una ragazza della cucina passandomi vicino mi mise qualche cosa in mano. Guardai di cosa si trattava e non credetti ai miei occhi. Era mezza cipolla. Mezza cipolla: ovvero vitamine, preziose vitamine per noi che ne eravamo prive da tanti tempo. Non potevo mangiarmela da sola senza le compagne. Non potevamo tagliarla ma riuscimmo a sfogliarla e a dividerla in sei parti, così che ognuna di noi ebbe un pezzo di cipolla, briciola benedetta di solidarietà esistente perfino nel campo di Holleischen….

“… Per l’8 marzo non potevamo organizzare una festa perché eravamo ormai troppo deboli e affamate, quindi decidemmo di tenere una conferenza…. L’incarico fu affidato a me…. Salii sul giaciglio più alto di un castello posto in mezzo al blocco, mentre le deportate si affollavano sugli altri pagliericci e incominciai il mio discorso… Parlai a lungo delle donne di tutto il mondo come mi ero proposta. Parlai dell’esempio tramandatoci nei secoli di chi aveva lottato per la difesa del proprio paese e per la libertà dei popoli, di coloro che si erano sacrificati per la pace e la rivoluzione, che avevano dato la vita o avevano perso la libertà per difendere le compagne contro lo sfruttamento, la miseria e la schiavitù. Parlai delle sante e delle chiave, delle operaie e delle contadine, delle intellettuali e delle scienziate, delle analfabete e delle artiste. Continuai a parlare finche non caddi stremata sul giaciglio che mi aveva ospitata”.

Per non dimenticare.

Stefania Brai

Responsabile Cultura di Rifondazione Comunista

27/1/2023

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