Operatori sanitari “Bloccare gli Aiuti Medici Umanitari a Gaza è una Condanna a Morte”
Come operatori sanitari che hanno recentemente partecipato a missioni mediche a Gaza, in Cisgiordania e in Libano, siamo molto allarmati dalla decisione di Israele di vietare l’accesso a Gaza ad almeno otto organizzazioni mediche. La comunità medica deve esprimersi.
Di Bilal Irfan, Abdullah Gmail, Sarah Siddiqui, Abeerah Muhammad e Shraddha Shah – 1 dicembre 2024
Immagine di copertina: La distruzione dell’Ospedale Al-Shifa in seguito a un assedio e un’incursione israeliani di 14 giorni che hanno causato decine di vittime e centinaia di arresti, a Gaza City, Gaza, il 1° aprile 2024. (Foto: Khaled Daoud/APA Images)
In qualità di operatori sanitari internazionali che hanno recentemente partecipato a missioni mediche a Gaza, in Cisgiordania e in Libano, in collaborazione con professionisti medici palestinesi e sostenitori di questo settore, scriviamo con grande preoccupazione per la recente decisione di Israele di negare l’ingresso ad almeno otto organizzazioni mediche a partire dal 15 ottobre 2024. Alcune delle organizzazioni interessate includono FAJR Scientific, Associazione Medica Americana Palestinese (Palestine American Medical Association – PAMA), Unione Palestinese Americana (Palestinian American Bridge – PAB), Glia, Baaitulmaal, PalMed, PANZMA e HEAL Palestine. Questo elenco potrebbe non essere completo e altre organizzazioni potrebbero benissimo essere interessate, con alcuni dei dinieghi ora revocati. Questa decisione segue gli ordini di evacuazione nel Nord di Gaza che hanno interessato più di 400.000 persone e con diverse squadre umanitari ancora sul campo a Gaza in mezzo ai bombardamenti in corso. Medici volontari hanno riferito sulle cure mediche e chirurgiche necessarie alle numerose vittime degli attacchi aerei israeliani sul complesso dell’Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa a Deir el-Balah, che hanno provocato l’incendio delle tende e la morte dei pazienti, il 14 ottobre 2024.
Questa nuova politica è un passo avanti come parte di un modello punitivo di imposizione di restrizioni arbitrarie all’ingresso degli operatori sanitari a Gaza. Ciò include, ma non si limita a, precedenti dinieghi di ingresso agli operatori sanitari internazionali di origine palestinese dopo l’invasione di Rafah, altri operatori sanitari a cui è stato negato l’ingresso senza spiegazioni o a cui è stato imposto uno stato di “attesa” per settimane e settimane. Anche il numero di personale medico e di forniture autorizzate all’ingresso è progressivamente diminuito nel corso dei mesi tra le organizzazioni mediche. Vale la pena notare che le conseguenze di questa nuova negazione si estendono oltre l’ambito chirurgico e clinico, influenzando persino l’aspetto didattico di queste missioni: la formazione del personale sanitario sul campo e degli studenti di medicina, di cui c’è una carenza critica a causa di Arresti di Massa, Torture e Uccisioni. Al momento in cui scriviamo, le forze israeliane hanno distrutto le uniche due scuole di medicina nella Striscia, l’Università Islamica di Gaza e l’Università di Al-Azhar, ucciso circa 600 operatori sanitari palestinesi e arrestati illegalmente 300, mentre molti altri sono rimasti feriti, sfollati o sono dispersi.
Come ci è stato comunicato in merito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si prevede che ci sarà almeno una riduzione del 29% nei servizi sanitari per i casi di trauma senza l’aiuto di queste Organizzazioni Non Governative mediche (ONG). Le nostre organizzazioni si sono prese cura collettivamente di decine di migliaia di pazienti a Gaza, fornendo servizi medici e chirurgici, comprese le forniture, insieme ad aiuti umanitari come cibo, riparo e altri servizi essenziali. È difficile valutare accuratamente l’impatto completo data la portata e acutezza delle nostre operazioni, nel contesto di condizioni di deterioramento in cui il nostro personale ha operato. Durante questo periodo, la distruzione delle infrastrutture sanitarie si è estesa a proporzioni senza precedenti.
Il 10 ottobre, la Commissione Internazionale Indipendente d’Inchiesta delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est, ha pubblicato un rapporto che evidenzia il modello sistematico con cui Israele ha preso di mira e distrutto strutture sanitarie durante lo scorso anno a Gaza, dichiarando che queste azioni costituiscono Crimini di Guerra e il Crimine contro l’Umanità di Sterminio. Riteniamo che la presenza di operatori umanitari internazionali e di personale medico, nonostante siano stati ripetutamente uccisi in passato da attacchi aerei israeliani, abbia in una certa misura servito come una sorta di cuscinetto o misura dilatoria contro operazioni più mirate e su larga scala nelle aree in cui erano presenti. Infatti, gli operatori sanitari palestinesi locali, le famiglie sfollate e le persone ci hanno spesso comunicato di essersi rifugiati vicino ai terreni dell’ospedale con una presenza attiva di ONG internazionali nella speranza di una maggiore protezione derivante dalla presenza di operatori di origine straniera. Un recente articolo di opinione pubblicato sul New York Times che descriveva un modello di ferite da arma da fuoco nei casi pediatrici ha ricevuto una serie di critiche, in cui un redattore di opinioni del giornale è intervenuto, affermando che: “Sosteniamo questo saggio e la ricerca che lo sostiene”. Tali resoconti di operatori sanitari internazionali servono a rivelare la triste realtà di ciò che si sta svolgendo a Gaza, in un momento in cui diverse testimonianze palestinesi vengono sensurate e ignorate nonostante siano disponibili.
In risposta a una richiesta di commento, il Coordinatore delle Attività Governative nei Territori (COGAT), ha affermato che Israele “non limita il numero di squadre umanitarie che possono entrare a Gaza per conto della comunità internazionale, subordinatamente agli accordi tecnici richiesti per motivi di sicurezza”, come riportato dal Washington Post. Le nostre esperienze hanno rivelato che questa è un’affermazione categoricamente falsa, poiché al personale medico individuale è stato ripetutamente negato l’ingresso per motivi arbitrari senza spiegazioni e sono state imposte gravi limitazioni alle attrezzature mediche e ai farmaci che trasportiamo, definendoli beni “a duplice uso”. Questi includono, ma non sono limitati a, stampelle, anestetici, fissatori esterni e box da ospedale da campo.
È imperativo che la comunità medica, le organizzazioni umanitarie e i capi di Stato globali prendano una posizione di principio su questo problema. Invitiamo i nostri colleghi a fare pressione sui rispettivi governi e le organizzazioni della società civile per esortare Israele a revocare la sua decisione e consentire a queste ONG mediche di entrare a Gaza per continuare a coordinare missioni mediche salvavita e fornire soccorsi umanitari fondamentali. Il contesto non ha bisogno di ulteriori contestualizzazioni: Crimini di Guerra sono già stati commessi contro le infrastrutture e il personale sanitario a Gaza in violazione dell’etica fondamentale della nostra professione. Non possiamo rimanere in silenzio o inadempienti in questa fase, con gli sviluppi allarmanti e orribili in tutta la Striscia, in particolare nella parte settentrionale di Gaza. Se non possiamo o non vogliamo agire ora, potrebbe diventare impossibile per la nostra comunità medica riprendersi da questa negligenza. Non agire significa essere complici dei Crimini commessi e una condanna a morte per i vulnerabili a Gaza.
Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org
3/12/2024 https://www.invictapalestina.org
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