Operatori sanitari e violenza: modifiche normative e campagne di promozione
Un intervento sugli aspetti medico legali relativi alle aggressioni e alle molestie sui luoghi di lavoro si sofferma sulla violenza contro gli operatori sanitari. Le definizioni, il nuovo articolo 583-quater c.p. e le campagne di promozione.
Monza, 11 Lug – Con riferimento ai datiIstat l’Indagine sulla sicurezza dei cittadini 2016 ha permesso di stimare il numero delle donne che, nel corso della loro vita e nei tre anni precedenti all’indagine, sono state vittime di una forma specifica della violenza di genere: le molestie e i ricatti sessuali in ambito lavorativo. Sono, dunque, “un milione 404 mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Rappresentano l’8,9% per cento delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione. Nei tre anni precedenti all’indagine, ovvero fra il 2013 e il 2016, hanno subito questi episodi oltre 425 mila donne (il 2,7%)”.
I dati che fornisce l’ Inail ci permettono poi di entrare nello specifico, sempre con riferimento alle donne, delle aggressioni e violenze nei luoghi di lavoro. Dal ‘ Dossier Donne’ di Inail “emerge che il 3% di tutti gli infortuni femminili sul lavoro riguarda aggressioni o violenze. Tra le lavoratrici aggredite oltre il 6% svolge le professioni sanitarie e assistenziali. La maggior parte avviene in case di cura e ospedali e a essere più colpite sono le donne. Quasi quattro su 10 nella fascia 35-49 anni”.
A fornire questi dati connessi alle aggressioni e delle molestie nel nostro Paese è un intervento all’incontro “Minacce e aggressioni sui luoghi di lavoro” che, organizzato dal Comitato Consultivo Provinciale Inail di Monza, ha avuto luogo, in modalità in presenza e online, il 28 aprile 2023 a Monza.
L’intervento“Aspetti medico legali sulle aggressioni e le molestie sui luoghi di lavoro”, a cura della Dott.ssa Valentina Murgo (Dirigente Medico I livello, Inail Direzione Territoriale di Monza Brianza), oltre a fornire questi dati e dare informazioni sugli aspetti medico legali, presentati in un precedente articolo, si sofferma anche su alcune definizioni e, in particolare, sulle aggressioni contro glioperatori sanitari.
L’articolo affronta i seguenti argomenti:
- Le aggressioni e le molestie sul lavoro: le definizioni
- La violenza contro gli operatori sanitari e l’art. 583-quater
- La violenza contro gli operatori sanitari, la campagna e le soluzioni
Le aggressioni e le molestie sul lavoro: le definizioni
La relatrice ricorda che nel giugno 2019, la Conferenza del Centenario dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha adottato la Convenzione (C190) sulla violenza e sulle molestie e la relativa Raccomandazione (R206)”.
Le nuove norme “riconoscono il diritto di tutti e tutte a lavorare in un ambiente libero da violenza e molestie e definiscono un quadro chiaro e condiviso basato su un approccio inclusivo e integrato e sensibile al genere per prevenire e affrontare la violenza e le molestie sul lavoro”.
In particolare la Convenzione n. 190 definisce la “violenza e molestie” sul lavoro come ‘un insieme di pratiche e di comportamenti inaccettabili, o la minaccia di porli in essere, sia in un’unica occasione, sia ripetutamente, che si prefiggano, causino o possano comportare un danno , psicologico, sessuale o economico, e include la violenza e le molestie di genere’.
E la violenza e le molestie sul lavoro “possono essere:
- fisiche (aggressioni fisiche, pestaggi, calci, calci, schiaffi, pugnalate, sparatorie, spinte, morsi…)
- psicologiche (abusi verbali, mobbing, bullismo e cyber bullismo); le molestie psicologiche possono manifestarsi, in particolare, in un atteggiamento di discredito e nell’isolamento della vittima, nell’esclusione dalle informazioni, attraverso la calunnia e l’irrisione, senza rispettare i diritti della vittima e sminuendone le opinioni, fissando obiettivi irraggiungibili e scadenze impossibili, sottoutilizzando il talento…)
- sessuali (aggressioni, ricatti, e avance sessuali, commenti di natura sessuale, commenti denigratori sul sesso della vittima, allusioni, esibizione di materiale sessualmente allusivo o esplicito…)”.
Inoltre, come ricordato nei nostri articoli, la violenza e le molestie sul lavoro “possono essere perpetrate tra colleghi (violenza orizzontale), tra superiori e subordinati (violenza verticale), o da clienti/pazienti (violenza da parte di terzi)”. E le lavoratrici “sono esposte a un rischio maggiore di violenza e molestie sul lavoro rispetto ai lavoratori”.
La violenza contro gli operatori sanitari e l’art. 583-quater
Veniamo in specifico al tema della violenza contro gli operatori sanitari.
La relazione, che presenta vari fatti di cronaca e le tante richieste di una maggiore tutela per chi opera nei servizi sanitari, sottolinea che il decreto-legge n. 34 del 30 marzo 2023 “modifica l’art. 583-quater del c.p. inserendo un’ulteriore fattispecie di reato rispetto al testo previgente che prevedeva la punibilità delle aggressioni al personale sanitario solo se si fossero tradotte in lesioni gravi o gravissime”.
In particolare l’elemento di novità dell’attuale formulazione “è la previsione della pena della reclusione da 2 a 5 anni per chi procura anche una lesione lieve al citato personale nell’esercizio delle proprie funzioni”.
Questo è l’art. 583-quater c.p. aggiornato al D.L. 34/2023.
Art. 583-quater – Lesioni personali a un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive, nonché a personale esercente una professione sanitaria o sociosanitaria e a chiunque svolga attività ausiliarie ad essa funzionali
Nell’ipotesi di lesioni personali cagionate a un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive, le lesioni gravi sono punite con la reclusione da quattro a dieci anni; le lesioni gravissime, con la reclusione da otto a sedici anni.
Nell’ipotesi di lesioni cagionate al personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria nell’esercizio o a causa delle funzioni o del servizio, nonché a chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, nell’esercizio o a causa di tali attività, si applica la reclusione da due a cinque anni. In caso di lesioni personali gravi o gravissime si applicano le pene dì cui al comma primo.
Riprendiamo dalle slide dell’intervento un’immagine relativa al confronto tra la normativa previgente e la normativa modificata:
Si ricorda poi che gli episodi di aggressioni a operatori sanitari e sociosanitari, soprattutto, nei pronto soccorso, “sono un fenomeno in crescita. Nel triennio 2019-2021 sono stati più di 4.800 i casi codificati dall’INAIL come violenze, aggressioni, minacce e similari nei confronti del personale sanitario e socio-sanitario, con una media di circa 1.600 l’anno, ma sono sicuramente di più, dato che a volte non vengono denunciati dalle vittime”.
E per sensibilizzare la popolazione al problema “è stata indetta il 12 marzo (decreto del Ministro della Salute del 27 gennaio 2022), la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari”.
La violenza contro gli operatori sanitari, la campagna e le soluzioni
La relazione ricorda poi che il 10 marzo 2023 il Ministero della Salute ha lanciato la campagna #laviolenzanoncura.
Questi gli obiettivi della campagna:
- “Informare la popolazione generale dell’esistenza e della dimensione del fenomeno.
- Sensibilizzare la popolazione sulla gravità che rivestono gli atti di violenza nei confronti del personale sanitario.
- Promuovere un sentimento positivo nei confronti degli operatori sanitari che dovrebbero essere visti come professionisti quotidianamente impegnati a far funzionare al meglio un servizio fondamentale per la comunità e come tali da rispettare ancora più dell’ordinario.
- Ricostruire il rapporto di fiducia con la popolazione, che valorizzi il lavoro dei professionisti della salute impegnati a far funzionare il sistema sanitario grazie alla loro dedizione e professionalità”.
La campagna, che è declinata sulle diverse professioni sanitarie e socio-sanitarie, ricorda a ciascuno di noi che “gli operatori sanitari e sociosanitari lavorano tutti i giorni per la tua salute. Aggredirli verbalmente e fisicamente è un reato e un atto di inciviltà che va contro il tuo stesso interesse e quello della collettività”.
La relatrice sottolinea poi le conseguenze di queste violenze contro gli operatori sanitari: “burnout, stress, disaffezione per il lavoro, abbandono della professione, assenteismo, medicina difensiva (prescrizioni esami inutili, aumento dei costi per il SSN), perdita fiducia rapporto medicopaziente”…
Si indica poi che questo problema è la “punta dell’iceberg di un disagio profondo (costante carenza di organico, stipendi non adeguati, denunce, cause civili e tribunali, ‘’pretesa’’ della cura e della prestazione medica…)”.
Queste, infine, alcune possibili soluzioni: “inasprimento pene, misure deterrenti (presidi di Polizia), figura del mediatore, diminuire il carico burocratico sui sanitari, sensibilizzare sull’appropriatezza del recarsi al PS, aumentare la Sanità territoriale (pandemia docet), digitalizzazione della sanità, corsi di comunicazione, ‘appetibilità’ della professione medica, depenalizzazione del reato di colpa medica”…
È insomma necessario – conclude l’intervento – “rendere gli ospedali dei luoghi sicuri”!
Rimandiamo. in conclusione, alla lettura integrale dell’intervento, che, come indicato in apertura di articolo, si sofferma anche su vari aspetti legali e medici connessi al mobbing e alle malattie da stress.
RTM
Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:
11/7/2023 https://www.puntosicuro.it
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