Palestina. Discorso di Fidel Castro all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dell’ONU del 1979

Discorso di Fidel Castro che tenne a nome del Movimento dei Paesi Non Allineati nel 1979 all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dell’ONU.

Egregio Sig. Presidente,

Egregi rappresentanti della comunità mondiale,

Non sono venuto a parlare di Cuba. Non vengo a presentare in seno a questa Assemblea la denuncia delle aggressioni di cui è stato vittima il nostro piccolo ma degno paese per ben 20 anni. Non vengo nemmeno a ferire con aggettivi non necessari il vicino potente nella sua propria casa.

La VI Conferenza dei Capi di Stato e di Governo del Movimento dei Paesi Non Allineati ci ha incaricato di presentare presso le Nazioni Unite l’esito delle sue deliberazioni e gli atteggiamenti che ne derivano.

Siamo in 95 i paesi di tutti i continenti, che rappresentiamo la stragrande maggioranza dell’umanità. Siamo uniti dalla determinazione di difendere la collaborazione tra i nostri paesi, il libero sviluppo nazionale e sociale, la sovranità, la sicurezza, l’uguaglianza e l’autodeterminazione. Siamo uniti nell’impegno di cambiare l’attuale sistema di relazioni internazionali, basato sull’ingiustizia, la disuguaglianza e l’oppressione. In politica internazionale, siamo un fattore globale autonomo.

(…)  Noi, i Paesi Non Allineati, ribadiamo la necessità d’eliminare l’enorme disuguaglianza tra i paesi sviluppati ed i paesi in via di sviluppo. Perciò, lottiamo per debellare la povertà, la malattia e l’analfabetismo di cui soffrono ancora centinaia di milioni di esseri umani. Aspiriamo ad un nuovo ordine mondiale basato sulla giustizia, l’equità e la pace, che sostituisca il sistema ingiusto e disuguale che prevale oggi, nel quale, secondo quanto si proclamò nella Dichiarazione dell’Avana, “la ricchezza è ancora centrata tra le mani di alcune potenze le cui economie, fondate sullo spreco, si mantengono grazie allo sfruttamento dei lavoratori e al trasferimento e il saccheggio delle risorse naturali ed altre risorse dei popoli dell’Africa, dell’America latina, dell‘Asia e di altre regioni del mondo”.

Tra gli argomenti da dibattere in questo periodo di sessione dell’Assemblea Generale la pace è al primo posto delle nostre preoccupazioni. La ricerca della pace è anche un’aspirazione del Movimento dei Paesi non Allineati, ciò che è stato esaminato alla VI Conferenza. Tuttavia la pace, per i nostri paesi, è indivisibile. Vogliamo una pace ugualmente vantaggiosa a tutti, vale a dire, ai grandi ed ai piccoli, ai potenti ed ai deboli, che abbracci tutti gli ambiti del mondo e che sopraggiunga tutti i cittadini.

I Paesi Non Allineati, dalla loro fondazione, ponderano che i principi della coesistenza pacifica devono essere la pietra angolare delle relazioni internazionali, essi sono alla base del consolidamento della pace e della sicurezza internazionale, della riduzione della tensione e dell’espansione di questo processo a tutte le regioni del mondo e in tutte le relazioni, e devono essere applicati universalmente nelle relazioni tra gli Stati. Ma nello stesso tempo, il VI Vertice pondera che tali principi attinenti alla coesistenza pacifica contengono anche il diritto dei popoli sottomessi alla dominazione straniera e coloniale all’autodeterminazione, all’indipendenza, alla sovranità, all’integrità territoriale degli Stati, al diritto di ogni paese a mettere fine all’occupazione straniera, all’acquisizione dei territori con la forza ed a scegliere il loro sistema sociale, politico ed economico.

Solo così la coesistenza pacifica potrà essere alla base di tutte le relazioni internazionali.

Non ci si può negare che esaminando la struttura del mondo contemporaneo si costata che tali diritti dei nostri popoli non sono ancora garantiti. Noi, i Paesi Non Allineati, sappiamo quali sono i nostri nemici storici, da dove vengono le minacce e come dobbiamo combatterle. Per tale motivo abbiamo deciso all’Avana di riaffermare che:

La quintessenza della politica di non allineamento, secondo i principi originali e fondamentali, implica la lotta contro l’imperialismo, il colonialismo, il neocolonialismo, l’apartheid, il razzismo, incluso il sionismo e qualsiasi forma d’aggressione, occupazione dominazione, ingerenza oppure egemonie straniere, nonché la lotta contro le politiche delle grandi potenze o blocchi”.

Così si capisce anche che la Dichiarazione dell’Avana abbina la lotta per la pace “all’appoggio politico, morale e materiale ai movimenti di liberazione nazionale e alla realizzazione di azioni comuni per eliminare la dominazione coloniale e la discriminazione razziale”.

(…) 

Signor Presidente,

La questione del Medio Oriente è, senz’altro, una delle situazioni più allarmanti nell’epoca contemporanea. Il VI Vertice l’esamina nei suoi due volti.

Da una parte, la Conferenza riafferma che la determinazione d’Israele di continuare la sua politica di aggressione, espansionismo ed insediamento coloniale nei territori coloniali, con l’appoggio degli Stati Uniti, è una grave minaccia alla pace e alla sicurezza mondiali.

Ugualmente, la Conferenza esamina il problema dal punto di vista dei diritti dei paesi arabi e della questione palestinese.

Per noi, i Paesi Non Allineati, la questione della Palestina è il nocciolo del problema del Medio Oriente, cioè, fa parte del tutto quindi è impossibile risolverla separatamente.

La base della pace nella regione comincia con il ritiro complessivo ed incondizionato di Israele dai Territori arabi occupati e presuppone per il popolo palestinese la restituzione di tutti i territori occupati ed il recupero dei suoi diritti nazionali inalienabili, incluso il diritto al rientro nella sua patria, all’autodeterminazione e allo stabilimento di uno Stato indipendente nella Palestina, nei limiti della Risoluzione 3236 dell’Assemblea Generale.

Quanto sopra implica l’illegalità e la nullità delle misure adottate da Israele nei Territori palestinesi ed arabi occupati, nonché dello stabilimento delle colonie o insediamenti nei Territori palestinesi ed arabi, il cui smantellamento immediato è un’esigenza per trovare una soluzione al problema.

Come dissi nel mio discorso al VI Vertice “…non siamo dei fanatici. Il movimento rivoluzionario si è formato nell’odio alla discriminazione razziale ed ai programmi di qualsiasi tipo, dal più profondo delle nostre anime, rifiutiamo con tutte le nostre forze la spietata persecuzione ed il genocidio scatenato dal razzismo contro il popolo ebraico. Tuttavia non c’è niente di più simile nella nostra storia contemporanea che lo sgombero, la persecuzione ed il genocidio che portano avanti oggi l’imperialismo ed il sionismo contro il popolo palestinese. Privati dalle loro terre, cacciati dalla loro patria, dispersi per il mondo, perseguitati ed assassinati, gli eroici palestinesi sono un esempio impressionante d’abnegazione e patriottismo, e sono il simbolo vivente del crimine più grande della nostra epoca” (APPLAUSI).

Qualcuno si sarebbe meravigliato che la Conferenza fosse costretta a segnalare – per motivi derivanti non da pregiudizi politici ma dall’analisi obiettiva dei fatti – che la politica degli Stati Uniti ha un ruolo fondamentale nell’arginare lo stabilimento di una pace giusta e totale nella regione nell’allinearsi con l’Israele, appoggiarlo e lavorare per raggiungere soluzioni parziali favorevoli agli obiettivi sionisti e garantire i frutti dell’aggressione israeliana a scapito del popolo arabo della Palestina e dell’intera nazione araba?

I fatti – e non solo i fatti – portarono la Conferenza a condannare la politica e le manovre statunitensi nella regione. (…)

24/8/2024 https://www.infopal.it

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