Palestina. Perché crediamo nell’impossibile
Samar Alghoul
L’Istituto Cubano di Amicizia con i Popoli, ICAP, ha reso omaggio alla lotta di un popolo fratello con un evento in occasione della Giornata della Terra Palestinese, celebrata ogni anno il 30 marzo.
Samar Alghoul, che appare curata nei suoi abiti e nel trucco, sorride quando le viene chiesto il suo nome. Lo fa anche quando conferma di essere una studentessa di medicina al terzo anno qui a Cuba, ma qualcosa si incrina nella sua voce, e io con essa, quando dichiara di provenire da Gaza, dove il genocidio di Israele ha ormai portato molti dei suoi parenti sull’orlo della morte. E questo giornalista usa volutamente il termine “fianchi”, perché ognuno di coloro che vengono uccisi da Israele diventa un martire.
Continuano quindi a incoraggiare gli sforzi di emancipazione di una delle cause più giuste. Ogni giorno il mondo impara il vero significato della resistenza. Pertanto, in segno di rispetto per quella lunga lotta per raggiungere la sovranità nazionale e in commemorazione della Giornata della Terra Palestinese, l’Istituto Cubano di Amicizia con i Popoli (ICAP) ha invitato a partecipare a un evento di omaggio per sostenere i nostri fratelli e sorelle palestinesi, che non hanno dimenticato quel 30 marzo 1976, quando invocò il primo sciopero generale contro il furto sistematico di terre da parte di Israele.
Insieme agli studenti provenienti da quella nazione araba, erano presenti studenti provenienti da Cuba, funzionari del Ministero degli Affari Esteri (MINREX), dell’istituto ospitante stesso, amici di Porto Rico e di altri paesi, e il pubblico in generale. A dimostrazione dell’alto significato che il Governo e il Partito Comunista attribuiscono alla Palestina, è intervenuta Teresa Amarelle Boué, membro dell’Ufficio Politico del PCC e del Consiglio di Stato, nonché Segretaria Generale della Federazione delle Donne Cubane; Emilio Lozada García, membro del Comitato centrale del PCC e responsabile del Dipartimento delle relazioni internazionali. Era presente anche Majed Abu Al Hawa, Incaricato d’Affari dell’Ambasciata Palestinese all’Avana.
E naturalmente non poteva mancare Fernando González LLort, Eroe della Repubblica e presidente dell’ICAP. In un messaggio conciso e incisivo, ha chiesto maggiore solidarietà alla Palestina, al suo popolo, assassinato dal regime israeliano, purtroppo così simile al fascismo per i suoi metodi genocidi, che contemplano persino di uccidere una popolazione per fame e sete, in balia di una tregua disattesa dall’opera e dalla grazia dell’arroganza sionista.
In questo contesto, il leader cubano ha affermato: “Chiediamo l’immediato ripristino del cessate il fuoco; chiediamo la fine immediata di questa aggressione. Ha chiesto forze unite in azione: “per non restare in silenzio e per essere consapevoli che non possiamo riposare finché non avremo raggiunto la creazione di uno Stato palestinese indipendente…”
Lì, nell’Asia occidentale
Sebbene la brutalità e l’espropriazione colonialista siano iniziate prima del maggio 1948, ovvero prima della creazione dello Stato di Israele, senza la contemporanea creazione della Palestina, questi crimini sono aumentati dal 7 ottobre 2023, data in cui il popolo di Gaza e la sua resistenza armata, guidata da Hamas, hanno deciso di dire “Basta!”.
Finora sono state assassinate più di 50.000 persone (200.000 se si considera lo studio della rivista British Medical Journal The Lancet ); con quasi 18.000 bambini, una cifra che ferisce la sensibilità umana di chiunque la conosca, perché è dimostrato quotidianamente che né Israele, né i suoi complici yankee o occidentali nella NATO, si commuovono per l’orrore che provocano, alcuni con le armi, altri con un vergognoso sostegno mediatico e morale.
Cuba non resta in silenzio
Secondo la Convenzione ONU del 1948, il genocidio significa “atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”. Esatto, è esattamente ciò che sta facendo il governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Il veleno colpisce anche ospedali, moschee, centri culturali, scuole; Vale a dire, nonostante tutte le prove, che la Palestina, con suo grande rammarico, è stata ed è.
Il presidente cubano Miguel Díaz-Canel Bermúdez ha fatto riferimento a questo spirito indomito in più di un’occasione, con rispetto e ammirazione, nei suoi appelli a continuare la mobilitazione in favore del popolo palestinese. Ed è proprio sulla scia di questo sostegno che il 21 giugno 2024 Cuba si è unita alla causa intentata dal Sudafrica davanti alla Corte internazionale di giustizia (CIG) contro Israele per il genocidio subito dal popolo palestinese nella Striscia di Gaza. Un documento con questo impegno recita: “In conformità con le disposizioni dell’articolo 63 dello Statuto della Corte, e nel rigoroso rispetto dei suoi obblighi in quanto Stato Parte della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, Cuba si avvarrà del suo diritto di presentare, in quanto Stato terzo, la sua interpretazione delle disposizioni della Convenzione che Israele ha palesemente violato con le sue azioni nel territorio palestinese illegalmente occupato della Striscia di Gaza”.
Vai per l’incredibile
Da decenni la Palestina sta superando varie avversità. Si potrebbe dire che si tratta di una nazione esperta di combattimenti, dove il livello culturale riassume fedelmente una causa così nobile. Concludo poi con una strofa tratta dalla poesia “L’impossibile” di Tawfiq Zayad (1922-1994).
“Qui verseremo il sangue amato,
Qui abbiamo un passato, un futuro,
Eccoci qui, gli invincibili,
quindi colpisci in profondità, colpisci in profondità
sulle mie radici (…)”.
Fonte: Bohemia
Traduzione: italiacuba.it
7/4/2025 https://italiacuba.it/
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