Palestina, se avessi……
Non so come, non so se ne avrei avuto il coraggio e la forza, ma se fossi un palestinese,
se avessi visto la mia casa distrutta perché mio fratello è parte di una organizzazione armata e contro i palestinesi la punizione è la distruzione della casa e la confisca della terra dei parenti, se avessi visto la mia casa distrutta, perché la sorella del mio vicino dicono faccia parte di una organizzazione armata;
se avessi visto la mia sorellina e il fratellino uccisi dai militari di uno stato che non è il mio perché erano nel posto sbagliato nel momento sbagliato;
se avessi visto mio padre, mia madre e mia sorella picchiati da un colono israeliano sotto gli occhi divertiti della polizia israeliana;
se avessi visto gli uliveti che coltivava la mia famiglia distrutti e fatti morire perché doveva passare una strada israeliana sulla quale io come palestinese non posso passare;
se avessi visto mio zio, pescatore, tornare a casa ferito perché una nave della marina militare israeliana ha deciso che non poteva allontanarsi di oltre cinque chilometri dalla costa del mare di Gaza, perché non possono uscire verso il mare;
non possono uscire dal muro che li circonda tutto intorno; non possono uscire dalla frontiera con l’Egitto;
sono sicuro che, se avessi avuto il coraggio, mi sarei ribellato perché trovo giusto ribellarsi quando si subisce una ingiustizia.
Non so come mi sarei ribellato e sono convinto di non essere un ente certificatore: non sono in condizione di giudicare il modo “giusto” di ribellarsi.
So come mi ribello qui e so che qui ci vuole molto meno coraggio e certo dico che qui quando mi ribello cerco di far fare un passo avanti alle classi sociali nelle quali mi riconosco, che difendo e di cui desidero il riscatto.
So però che quando sono in carcere, chi è più forte di me dovrebbe avere la responsabilità di prendersi cura di me, di permettermi di vivere in modo dignitoso.
Ma quando c’è stata la pandemia la terra di Gaza è stata il luogo dove si è registrato il più alto numero di contagi e so che non hanno potuto ricevere cure, se non piccole cose donate da qualcuno: il governo di un altro paese, quello di Israele, può decidere se si possono curare o no, perché controllano le frontiere e i parenti residenti all’estero non possono andare in Palestina se sono di origine palestinese anche se ormai hanno un altro passaporto ed un’altra cittadinanza, non sanno se si possono lavare o no, perché controllano la loro acqua, se possono mangiare o no, perché controllano il cibo che arriva, se possono lavorare o no, perché non possono fare industrie ma solo vendere la loro forza lavoro o fare qualche tipo di manufatto che poi non possono esportare se non in minima parte.
So che la libertà di organizzazione politica prevede che si possa eleggere chi si crede e che se molti palestinesi hanno scelto Hamas in qualche elezione, devono essere rispettati e che se si vuole parlare con qualcuno che li rappresenta, bisogna parlare anche con Hamas. Per essere precisi non ci sono state elezioni che certifichino la forza di Hamas a Gaza quando ha preso il potere lì e forse solo delle stime potrebbero chiarire quale parte della popolazione sia effettivamente rappresentata da Hamas.
Ma Hamas è considerata una organizzazione terroristica fin dal principio, perché non riconosce lo stato di Israele: dunque nessuno parla ufficialmente con questi rappresentanti di quel popolo, dunque che possibilità di confronto politico ci può essere se non si accetta l’esistenza di un certo soggetto politico?
Cosa significa dunque Israele vuole distruggere Hamas? Chi ne fa parte attiva, chi la ha votata, chi se la è trovata e non si è opposto? Chi poteva votare nel 2006 o anche tutte e tutti coloro che non hanno potuto fare quella scelta perché non erano in età di votare o non erano ancora nati o non ci sono state elezioni in cui esprimere la propria preferenza?
E chi non la ha votata neppure quando è stato nella possibilità di farlo?
Gli israeliani mentre bombardano dal cielo o entrano con i carrarmati, chiedono ai presenti la tessera del partito politico?
Perchè i palestinesi dovrebbero abbandonare la loro terra? Solo perché Israele approfitta della soverchiante forza militare per rubare altro territorio ai palestinesi?
Una cosa la so: i palestinesi sono nel pieno diritto di ribellarsi, gli israeliani non hanno mai avuto il diritto di fare una politica di Apartheid, come ha certificato più volte anche la Onu.
Il 27 ottobre del 2022 il rapporto dell’Onu diceva così:
Il Rapporto denuncia l’impressionante quadro di illegalità in cui si attua la progressiva espansione territoriale israeliana con la confisca di terre ai palestinesi e l’istituzione di proprie colonie in Cisgiordania in un contesto di dominio militare, violento e doloroso, che annulla il diritto del popolo palestinese alla propria autodeterminazione.
Un’altra cosa so: che Israele ha risposto alla presa di potere di Hamas con un blocco su Gaza, limitando la circolazione di persone e merci all’interno e all’esterno del territorio, con la motivazione di voler impedire al gruppo di veicolare armi.
Il blocco ha devastato l’economia di Gaza e i palestinesi accusano i governi israeliani di indebita punizione collettiva, di aver cioè creato miseria, fame, privazione di prospettive e lutti.
Un’ultima cosa so: che chi non rispetta il diritto internazionale, non può invocare il diritto internazionale ed in particolare non può essere l’ente che decide se è lecito il modo in cui chi subisce deve ribellarsi. Non esiste nessun soggetto terzo che venga riconosciuto e in assenza di ogni punto di riferimento avviene tutto ed il contrario di tutto, ma certamente il più forte è il vero e maggiore responsabile.
E noi europei, noi di sinistra tra gli europei, noi che diciamo da anni di voler difendere i palestinesi, noi antirazzisti possiamo indicare una sola colpa: quella di non essere stati in grado di far rispettare in nessun modo i diritti delle donne e degli uomini palestinesi e di assistere impotenti all’ennesimo crimine coloniale che da sempre caratterizza il pensiero e l’azione dei potenti di occidente nel mondo.
So anche, guardandomi indietro che non siamo riusciti, qui a Modena, qui in Italia, qui in Europa, a garantire che le leggi razziali fasciste e naziste non producessero l’annientamento di intere famiglie, la maggior parte delle quali di religione ebraica, ma non solo, attraverso la chiusura di negozi, il licenziamento dai pubblici uffici e la deportazione nei campi di concentramento e la morte.
So che il considerare normale il ritorno al potere anche qui in Italia di un gruppo che guarda con simpatia al fascismo storico, significa un potenziamento delle caratteristiche razziste presenti da tempo nel nostro ordinamento e fare finta che tutto questo non sia esistito;
So che lo stato di Israele è parte integrante della tradizione razzista e colonialista che da tempo immemore caratterizza la classi dominanti dell’Europa e successivamente degli Stati Uniti e che, in maniera perversa, il razzismo antisemita e specificamente antiebraico fornisce il più potente alibi proprio a sostegno dello stato israeliano.
Nel mettere seriamente in discussione il disegno della Grande Israele che corrisponde, come minimo, all’occupazione dell’intera Palestina di cui l’attuale massacro è parte del progetto, noi vecchi dominatori del mondo dovremmo contemporaneamente mettere in discussione tutti i secoli durante i quali siamo stati colonizzatori e durante i quali andavamo a compiere grandi massacri innome della civilizzazione e magari della conversione al credo cristiano; dovremmo mettere in discussione quel grande filone della nostra cultura cattolica mentre affiancava le potenze coloniali e da secoli prendeva di mira il credo ebraico ed anche quello musulmano, caratterizzandosi, sul piano storico, come la religione più intollerante tra le tre religioni del libro.
Nessuno è innocente.
L’ignorare che il terrore dello sviluppo economico di carattere coloniale che caratterizza l’azione dell’occidente nel mondo in tutte le guerre attive, fa si che Israele come partner commerciale anche del nostro governo, con le collaborazioni senza critica con l’università di Modena e con la accademia militare di questa ultima città, si caratterizzi per aver ucciso
- almeno 200 palestinesi di cui molti minorenni fino a giugno del 2023 mentre dall’altra parte morivano 30 israeliani;
- almeno 220 morti palestinesi nel 2022;
- almeno 319 palestinesi nel 2021, di cui almeno 71 i minorenni e almeno 43 le donne. Sempre nel 2021, dall’altra parte erano morti nove israeliani e tre cittadini
Che soddisfazione c’è dunque a dare patenti di terrorismo a questo e a quello?
Da un punto di vista cinicamente militare è difficile capire il senso strategico della azione di Hamas. In un regime di apartheid i dominatori schiacciano i più deboli e la carneficina, il crimine contro l’umanità a cui stiamo assistendo e che lo stato di Israele sta commettendo con il plauso e la complicità di molti paesi occidentali, era ed è nelle loro corde, nelle corde dei dominatori.
La nostra responsabilità come antirazzisti e come sinistra è di non avere da tempo strategie di riscossa contro un sistema capitalista che è ormai al capolinea e che sta moltiplicando la distruzione del mondo e degli esseri umani in carne ed ossa, ben sapendo che da sempre il commercio delle armi e la guerra è la sua risorsa estrema.
NO AL MASSACRO DEL POPOLO PALESTINESE!
Enrico Semprini
20/10/2023
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