Pandemia e disuguaglianze

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Chi l’ha detto che in piena emergenza pandemica siamo tutti sulla stessa barca? Non mi riferisco solo all’accesso differenziato alle cure, in qualche caso esclusive, di cui godono alcuni supermiliardari. Il caso più eclatante riguarda la cura riservata a Donald Trump a base di anticorpi monoclonali, costata intorno al milione di euro. “Un trattamento da superman, una cura da presidente”, come l’ha definita la direttrice dell’One Heath Center dell’Università della Florida. Nulla a che vedere con ciò che è nella disponibilità delle persone normali.

Per dire che non siamo tutti sulla stessa barca mi riferisco anche agli utili da capogiro ricavati in piena pandemia da una ristretta cerchia di miliardari. Secondo il rapporto annuale della banca svizzera Ubs e PwC per effetto della crisi da coronavirus vi è stato un forte aumento della ricchezza detenuta da pochi miliardari.

Tra i mesi di aprile e luglio di quest’anno i patrimoni dei ricchi d’Italia hanno registrato un incremento del 31% grazie soprattutto a operazioni di natura speculativa sui mercati finanziari. Un incremento superiore al 27,5% di aumento della ricchezza di pochi super-ricchi registrato su scala globale.

I dati parlano chiaro: c’è chi dalla pandemia e dalla sofferenza ne ha tratto motivo per speculare e succhiare risorse. Un processo di spoliazione e di accumulo di risorse in poche mani che ha portato a un aumento spaventoso delle disuguaglianze sociali.

Milioni e milioni di persone a fronte della pandemia si sono trovate indifese, private di un lavoro, dei mezzi di sussistenza, incomparabilmente più poveri.

No, non siamo tutti nella stessa barca, tanto più dopo anni di politiche neoliberiste che, avvalendosi senza vergogna della parola libertà, hanno perseguito enormi trasferimenti di beni pubblici ai privati, hanno ridotto al minimo o smantellato il sistema pubblico e di protezione sociale a supporto degli interessi vitali delle persone. La crisi in atto produce vittime e beneficiari. Una dicotomia sociale che è destinata a peggiorare ulteriormente lo stato di salute della società. Basti dire, per fare un esempio, che nelle società più diseguali del pianeta, come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, l’incidenza delle malattie mentali è di tre volte superiore rispetto a Paesi che sono agli ultimi posti nella classifica delle disuguaglianze.

Bisogna uscire da questa spirale perversa. Lo si può e si deve fare mettendo al centro la lotta per la difesa di diritti fondamentali come il diritto alla salute, al lavoro, al reddito, alla vivibilità ambientale, mettendo al centro la lotta per la rimozione delle disuguaglianze materiali e sociali. Una lotta da condurre non con le sole nostre forze, con l’illusoria speranza di potercela fare da soli, ma in forma collettiva, partecipata come unica possibilità di innescare un cambiamento.

Ezio Locatelli

Articolo pubblicato sul numero di novembre del mensile Lavoro e Salute

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