Pandemia e Istruzione Superiore

2 – 1 SU https://www.saluteinternazionale.info/2022/07/la-pandemia-e-listruzione-superiore/

La Conferenza Mondiale UNESCO sull’Alta Formazione (WHEC2022), svoltasi a Barcellona dal 18 al 20 maggio del 2022, ha affrontato una serie di questioni strategiche riguardanti gli Istituti di Istruzione Superiore (d’ora in poi IIS), ovvero le Università. Nel precedente post è stato affrontato l’impatto della pandemia sull’Istruzione Superiore, mentre in questo vengono trattate le proposte e le raccomandazioni per superare la crisi. La Conferenza ha evidenziato che – secondo la letteratura esistente – le università d’élite hanno meno probabilità di essere influenzate dalla crisi pandemica, mentre le istituzioni con un ranking globale più basso si troveranno ad affrontare sfide enormi per la governance: calo degli studenti, aumento delle spese per le infrastrutture didattiche online, misure di prevenzione contro Sars-CoV-2. Questo, a fronte di una situazione in cui i bilanci pubblici destinati agli IIS sono diminuiti bruscamente in risposta agli shock esterni e alla revisione da parte dei governi delle priorità dell’istruzione nei bilanci nazionali (1). Ad esempio, soltanto Oxford e Cambridge sono risultate le università meno colpite in Gran Bretagna, nonostante il dimezzamento della quota governativa dei bilanci universitari tra il 2010 e il 2020 (2).

Inoltre, le ridotte opportunità del mercato del lavoro, le peggiori prospettive di occupazione stabile e l’isolamento sociale durante la pandemia stanno causando problemi di salute mentale tra i laureati, soprattutto in merito alla difficoltà di riuscire a intravedere un futuro in grado di generare opportunità di sviluppo umano e professionale. Sebbene i governi abbiano adottato alcune misure per evitare l’impennata dei tassi di disoccupazione, la maggior parte delle misure si concentra su coloro che sono già in possesso di un posto di lavoro, piuttosto che sull’aumento delle assunzioni di neolaureati. A cascata, l’incertezza dei mercati del lavoro e l’intensificarsi della concorrenza per il relativo inserimento, hanno messo in discussione il valore dell’IS (3). Come si evince dai dati della Figura 1, i tassi di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 29 anni sono aumentati in quasi tutti i Paesi OECD (in italiano OCSE – Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa). Nel 2021, i giovani disoccupati italiani nella suddetta fascia d’età sono stati, secondo i dati ISTAT, 783.000 (438.000 maschi e 345.000 femmine). Nel 2020, il totale era di 756.000 (422.000 maschi e 334.000 femmine) [1].

Valerio Ferro Allodola

CONTINUA SU https://www.saluteinternazionale.info/2023/01/pandemia-e-istruzione-superiore-2

25/1/2023

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