Pandemie. Abbiamo strumenti di prevenzione efficaci, il test diagnostico, le terapie salvavita, che a loro volta azzerano il rischio di trasmissione. Eppure In Italia ogni anno abbiamo ancora oltre 4mila nuove infezioni certificate, e di Aids si muore ancora anche qui, dove ben più della metà delle diagnosi di Hiv sono a persone la cui salute è già notevolmente compromessa.
L’allarmismo globale per la comparsa di Ebola in alcune regioni africane, per il timore che possa divenire pandemia, ha anche contribuito a riaccendere i riflettori su Hiv e Aids. Il paragone è stato immediato, a volte fuori luogo, ma è innegabile che la storia delle relazioni fra umanità e epidemie conosce un’evoluzione di cui l’Hiv è una tappa importante. Ma in continua evoluzione. Eventi e appuntamenti italiani e internazionali verso la Giornata mondiale di lotta contro l’Aids.
Il film “And the band played on” (in italiano “Guerra al virus”), una delle più pregevoli narrazioni dell’origine e della rapida evoluzione della pandemia di Hiv, si apre con il protagonista, il dottor Francis (Matthew Modine), alle prime armi e alle prese con Ebola in Africa. Il dottor Francis diventa poi il medico che a San Francisco all’alba degli anni Ottanta si trovò di fronte al mistero del decesso di alcuni giovani uomini per patologie non comuni alla loro età, e scoprì il nesso virale. Erano i primi casi accertati di morte per Aids.
Esiste un’ampia letteratura sulle relazioni tra il corpo sociale e i virus, le epidemie, in particolare l’Hiv. Libri, narrativa, film, serie tv, molto è stato prodotto dalla fine degli anni Ottanta sulla storia dell’Hiv e dell’Aids e delle persone che l’hanno fatta, a ogni titolo, i clinici come le persone sieropositive, con le loro relazioni familiari e sociali.
L’Hiv/Aids è un caposaldo nella storia della medicina e degli interventi globali di sanità pubblica, un’emergenza sanitaria globale causata da un virus inedito solamente 30 anni fa. Nel giro di una decina di anni sono stati sviluppati i farmaci necessari a impedire la mortalità per Hiv. Oggi The Global Fund to fight Aids, Tuberculosis and Malaria rappresenta un piano di azione globale unico, un modello di intervento di esempio per altre pandemie. Ma L’Italia per anni non ha versato un euro al Fondo Globale. Nel luglio 2013 la presidente della Camera Laura Boldrini consegnò al Global Fund uno statement per impegnare le istituzioni a onorare i propri impegni. Pochi mesi dopo, esattamente un anno fa, l’allora coordinatrice dell’intergruppo per la cooperazione internazionale allo sviluppo del PD, oggi Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione Europea, Federica Mogherini chiese con una mozione un impegno finanziario immediato dell’Italia. Dopo 5 anni di buio, il nostro Paese nel 2014 ha versato 40 milioni di dollari (la Francia ne ha dati 135, la Germania 226, la Svezia 116 e l’Olanda 97, il Regno Unito 680, per fare alcuni esempi virtuosi).
Abbiamo strumenti di prevenzione efficaci, il test diagnostico, le terapie salvavita, che a loro volta azzerano il rischio di trasmissione. Eppure l’Aids è ancora la causa di morte più importante nel continente africano, con un milione di vittime ogni anno. Persone giovani, che dovrebbero rappresentare il futuro, ma che non hanno accesso a terapia o prevenzione. In Italia ogni anno abbiamo ancora oltre 4mila nuove infezioni certificate, e di Aids si muore ancora anche qui, dove ben più della metà delle diagnosi di Hiv sono a persone la cui salute è già notevolmente compromessa.
La pandemia persiste nonostante i progressi clinici, nell’Est Europa e in Asia centrale si denuncia da tempo la crescita esponenziale delle nuove infezioni, dato in assoluta controtendenza rispetto al resto del globo, e le cause sono note. Stigmatizzazione, sommerso, criminalizzazione. Intere popolazioni escluse dall’assistenza sanitaria: è una rinuncia a intercettare il virus, a fermare la pandemia. Con in più la schizofrenia di chi poi vorrebbe il test obbligatorio e la messa alla gogna, oltre che in quarantena, delle persone con Hiv. O di chiunque abbia una qualsiasi malattia infettiva, come ha chiesto addirittura il sindaco di Padova, con toni medioevali.
Salute e sicurezza sanitaria sono temi globali. Non possono essere gestiti in assemblee di condominio, richiedono capacità di intervento e autorevolezza, senza dimenticare il rispetto delle persone.
A ridosso del 1° dicembre, Giornata mondiale di lotta contro l’Aids, Roma sarà il centro delle attività europee della lotta contro Hiv e Aids.
Dal 24 al 28 novembre nell’ambito del Semestre Europeo la Capitale ospiterà l’High Level Meeting “From Dublin to Rome” nel corso del quale verrà scritto il prossimo Piano d’azione europeo di lotta contro Hiv e Aids. Negli stessi giorni si erranno inoltre le riunioni del Civil Society Forum della Commissione Europea(del quale la Lila ha la co-presidenza) e dell’Hiv/Aids Think Tank, il Meeting on Standard of Care for HIV and coinfections in Europe dell’EACS, l’European Aids Clinical Society.
Sempre nei giorni precedenti il primo dicembre si tiene la European Testing Week, la Settimana Europea del Test.
Nota: per un aggiornamento sulla situazione in grecia vedere questo post dell’autrice di “Ruins” (in inglese)
Nota 2: il Ministero della Salute ha organizzato la Ministerial Conference “Fighting against HIV/AIDS ten years after the Dublin Declaration: Leaving No One Behind – Ending AIDS in Europe”, il cui svolgimento è previsto a Roma il 27 e 28 novembre 2014.
da www.lila.it/
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