Papà mi presti i soldi che devo lavorare?
Uno dei tratti drammatici di questa epoca non è tanto il fenomeno della disoccupazione, non certo una novità nella storia del pianeta. Ma quello della rassegnazione riguardante persone sia con un’età relativamente avanzata, sia giovani o giovanissime, alle prime armi nella ricerca di un lavoro, che hanno perso però ogni speranza nella possibilità di trovare appunto un’attività retribuita.
Evitare di cadere in una trappola del genere è il primo consiglio per chi si trova a vivere questa condizione. Fortunatamente questo non è il caso di Alessia Bottone, classe 1985, diventata celebre per aver scritto una lettera alla ministra Fornero sulla questione lavoro-precarietà, per aver pubblicato “Amore ai tempi dello stage. Manuale di sopravvivenza per coppie di precari” e per essere stata opinionista nel 2012 a La 7.
Per Alessia le cose sono andate diversamente rispetto allo scenario nero che abbiamo descritto prima perché lei non corrisponde, per sua fortuna, alla tipologia della precaria sfigata, tanto da essere definita “Black & Decker” “perché martello di brutto fino a quando non ottengo ciò che desidero”, come scrive nell’introduzione del libro che stiamo per presentare. Così, mentre gestisce un suo blog “Danordasudparliamone” e un canale you tube, non le è mancato appunto il tempo per realizzare“Papà mi presti i soldi che devo lavorare?” (Kowalski, pp. 137, euro 13,00), un manuale ironico e un po’ surreale per chi cerca lavoro, dove i diversi colloqui che il disoccupato o la disoccupata di turno è costretto/a a fare si colorano di domande e considerazioni paradossali. Per esempio un curriculum troppo ricco o il fatto che si parlino tre o quattro lingue diventano piuttosto che dei vantaggi degli handicap.
Il libro è diviso in tre parti: la prima “Dei colloqui e di altri demoni” affronta proprio quello che dicevamo prima, ovvero quanto la determinazione di questa giovane donna spaventino un mondo del lavoro che evidentemente preferisce avere a che fare con degli incapaci pronti ad essere gestiti come ogni capo desidererebbe.
La seconda parte si chiama “Storie di ordinaria follia lavorativa”. Gli aneddoti sono esilaranti ma chi si è trovato a viverli in prima persona non si deve essere divertita molto. Come per esempio essere felici di aver vinto una borsa di studio offerta dall’Ue, sia pure molto povera, e scoprire poi che per trascorrere le ferie di Natale a casa se non prenoti l’aereo almeno sei mesi prima, cosa che non fai perché magari in quel momento i soldi non ce li hai, sei costretta a sborsare più di 200 euro e se non calcoli con precisione le misure dei tuoi bagagli rischi di pagare ancora di più. Cosa ci vogliamo fare, sono i rischi della modernità.
Nell’ultima parte “Lavoro o son desto?” si susseguono problemi di nervi e di ansia, camicette pagate 20 euro per presentarsi al meglio ai colloqui di lavoro e ricerca di un antipulci a Parigi perché nella civile Francia qualcuno ti ha affittato un appartamento con un materasso preso dalla strada e pieno di quei simpatici insetti. C’è da farsi venire una crisi di nervi, una gastrite e quant’altro. Ma per fortuna che Alessia la prende a ridere questa situazione e la trasforma in una risorsa. E diventa un esempio per tanti giovani e meno giovani.
Papà mi presti i soldi che devo lavorare? Avventure e disavventure di una precaria a tempo indeterminato
Bottone Alessia
Prezzo di copertina € 13,00
pagine 137 Editore Kowalski
Disponibile in eBook a € 9,99
Vittorio Bonanni
22/12/2014 www.controlacrisi.org
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