Partiamo dalla manifestazione del 5 aprile per costruire un movimento unitario contro guerra e austerità!

di Paolo Ferrero

Dalla piazza romana deve nascere un coordinamento delle forze politiche e sociali che diano forma al desiderio di pace condiviso dalla maggioranza degli italiani

Oggi saremo in piazza a Roma a manifestare contro le guerre, le spese militari la distruzione del welfare. Si tratta di un evento importante per vari motivi.

In primo luogo perché nonostante la maggioranza del popolo italiano sia contro la guerra e il riarmo, le mobilitazioni sono state sinora limitate. La mobilitazione è una presa di parola pubblica e collettiva da cui può scaturire un movimento che dia voce a questa aspirazione generale di fermare la guerra e di por fine al disumano genocidio del popolo palestinese.

In secondo luogo perché è venuto a configurarsi come l’embrione di una manifestazione unitaria: convocata dal Movimento 5 stelle ha visto convergere sull’obiettivo della mobilitazione forze politiche e sociali che condividono l’obiettivo del no alla guerra.

In terzo luogo perché la mobilitazione contro la guerra è necessaria per costruire una alternativa politica, sociale e morale alle classi dominanti europee che si mostrano sempre più come le peggiori del mondo. La cecità di queste élites di centro destra e centro sinistra – che non riconoscono la sconfitta militare come gli squilibri finanziari mondiali – è clamorosa e foriera di ulteriori disastri. Dopo aver ricercato la guerra in Ucraina con determinazione di miglior causa, oggi – scoprendosi orfane del padrone statunitense – reagiscono in modo rabbioso opponendosi alla ricerca della pace e favorendo l’acuirsi della guerra commerciale.

La manifestazione del 5 aprile è quindi importantissima e dobbiamo operare affinché diventi il primo passo per la costruzione di un movimento pacifista ampio e unitario, radicato socialmente, in grado di porre qui ed ora il tema dell’alternativa alle folli politiche europee.

Ritengo quindi necessario che dalla piazza romana nasca un coordinamento delle forze politiche e sociali che hanno contribuito alla riuscita della manifestazione e che nei territori nascano coordinamenti in grado di innervare questa volontà politica nella società. Dobbiamo dare forma al desiderio di pace che attraversa la maggioranza della popolazione italiana, dobbiamo ricostruire nell’azione collettiva quella fiducia popolare nella possibilità di cambiare che è la vera forza di cui abbiamo bisogno.

Dare continuità alla mobilitazione del 5 aprile è quindi il primo imperativo a cui dobbiamo rispondere.

Il secondo riguarda la costruzione di una piattaforma credibile che, a partire dal no alla guerra e alle spese militari, sappia avanzare una proposta positiva per il futuro dell’Italia e dei popoli europei. A questo riguardo propongo 3 punti su cui ragionare:

In primo luogo la proposta di aprire immediatamente la trattativa con la Russia per arrivare alla fine della guerra in Ucraina. Il ripudio della guerra “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” ha un significato preciso ed è il contrario di cosa propone Michele Serra. La pace giusta non significa altro che la “pace giusta” per noi e cioè la nostra vittoria: è un puro delirio militarista che porta alla completa distruzione dell’Ucraina e del suo popolo e apre la strada alla terza guerra mondiale.

In secondo luogo la proposta di abolire le sanzioni alla Russia: i danni che il taglio delle relazioni economiche con la Russia ha determinato per l’industria europea è maggiore dei danni che faranno gli sciagurati dazi di Trump. L’abolizione delle sanzioni e la ripresa delle relazioni economiche e politiche con la Russia è la condizione affinché l’Europa non sia stritolata dalla tumultuosa ridefinizione degli equilibri mondiali tutt’ora in corso. L’Europa ha molta popolazione e poche materie prime. La Russia ha molte materie prime e poca popolazione. Solo la ricostruzione dell’Europa dall’Atlantico agli Urali, la costruzione di un normale rapporto con la Russia potrà permettere ai popoli europei di sopravvivere alla fine della globalizzazione ed alla neoregionalizzazione del mondo. In questo quadro l’immediata riapertura della condotta ancora funzionate del Nord stream e la riattivazione delle altre è un punto decisivo a cui mirare.

In terzo luogo occorre legare le politiche di pace all’abbandono delle politiche di austerità che oltre ad aver devastato il tessuto sociale e civile europeo sono all’origine dello squilibrio commerciale con gli Usa a cui Trump risponde con la clava dei dazi. La compressione dei salari e la distruzione dello stato sociale in Italia e in Europa sono stati ricercati dai vari Draghi per trasformare i nostri paesi in grandi esportatori, finalizzando l’andamento dell’economia non al benessere della popolazione ma all’aumento dell’attivo della bilancia commerciale. E’ esattamente questa politica mercantilistica fondata sull’austerità che oltre ad averci portato in un disastro sociale, oggi non è più possibile perché gli Stati Uniti si rifiutano di continuare ad assorbire le nostre esportazioni. La prima cosa da fare per rispondere alle sanzioni è quella di sviluppare i consumi interni in Italia e in Europa, di riorientare le nostre economie verso il benessere sociale, di usare i soldi per fare la riconversione ambientale e non per comprare armi.

Aggregare il movimento per la pace e costruire insieme una piattaforma di alternativa mi paiono i due grandi impegni che dobbiamo far scaturire dalla manifestazione del 5 aprile.

5/4/2025 https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/04/05/manifestazione-pace-5-aprile-movimento-unitario/7940640/

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