Partita la raccolta firme per eliminare il pareggio di bilancio in Costituzione

Sono partite mobilitazione e raccolta di firme sulla proposta di legge di iniziativa popolare per eliminare il “pareggio di bilancio” imposto, nella Costituzione,dalla quasi unanimità del Parlamento nonostante la forte campagna di massa che movimenti e sinistra radicale promossero. Il PD, anzi, fu alfiere del cambiamento dell’articolo 81 della Costituzione.

L’attuale raccolta di firme è uno strumento efficace per una controinformazione ed una critica di massa ai trattati europei recessivi. E’ anche il modo più militante ed efficace per cogliere,in senso solidale, la verità strategica della dura sfida a cui ci chiama il nuovo governo greco. Non dobbiamo sottovalutare l’importanza della proposta di legge che, nel suo testo, permette di riscoprire ,” nel solco della Costituzione, la portata rivoluzionaria dei diritti fondamentali”, come scrive il prof. Azzariti, che della proposta di legge è il principale estensore.

L’hanno firmata i dirigenti delle forze sindacali,politiche,associative dell’intero arco critico con i Trattati europei neoliberisti. L’idea di fondo della proposta di legge è quella di tracciare una politica alternativa, una strategia di fuoriuscita “da sinistra” dalla crisi. E, quindi, un abbattimento della continuità delle politiche di stampo neoliberista. Il tentativo non è velleitario, perchè si ricollega ai principii fondamentali del costituzionalismo moderno, che pone al centro della statualità e della formazione sociale il rispetto inderogabile dei diritti sociali. Il potere economico e politico non può ritenere tali diritti una variabile dipendente di un fantomatico “pareggio di bilancio”, che espropria la sovranità dello Stato sulla politica economica e che è solo leva ed alibi per politiche recessive antipopolari.

Tanto più in fasi recessive è fondamentale assicurare i diritti sociali (oltre che politici). Se vogliamo realmente rispettare la Costituzione, che obbliga lo Stato all’adempimento dei doveri di solidarietà politica,economica e sociale, dobbiamo pretendere che il risanamento economico abbia al centro diritti, persone,vite, diritti al lavoro, all’ambiente, all’abitare, alla formazione, al reddito sociale. E’ obbligo dello Stato centrale, ma anche degli enti locali (i quali sono tenuti ad assicurare i “livelli essenziali delle prestazioni”). Mentre l’Europa dei Trattati recessivi ritiene la nostra Costituzione una pericolosa “carta bolscevica”, noi lanciamo la sfida ambiziosa (ma realista) di valorizzarne la portata rivoluzionaria (la “rivoluzione promessa”,come scriveva Pietro Calamandrei).

Battersi per far firmare la proposta di legge, discutendo, facendo informazione ed assemblee, organizzando banchetti, è certo solo un piccolo atto. Ma è necessario per aprire varchi ed entrare in contatto con la società che soffre ed è disorientata dal PD e dai mass media in maniera non meramente propagandistica e sloganistica. Un piccolo strumento per una critica dell’economia politica “dal basso”.

Giovanni Russo Spena

16/2/2015 www.rifondazione.it

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