Pastori sardi, mille avvisi di garanzia per un reato inventato da Salvini

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Gli ultimi 20 avvisi di garanzia sono arrivati tra Natale e Capodanno, complessivamente sono un migliaio le persone indagate. Ma, per i pastori sardi, la prima beffa è venuta dalla politica. Ricordate le promesse di Salvini nella campagna per le regionali? «Non mi alzo da questo tavolo se il latte non viene pagato un euro a litro». All’epoca era vicepremier oltre che inquilino al Viminale. Non solo s’è alzato da quel tavolo senza concludere nulla, ma non è più nemmeno al governo. Poi, puntuale, la repressione. «La politica non ha avuto il coraggio di schierarsi contro gli industriali e la grande distribuzione che speculano sul lavoro degli allevatori – si legge in una nota di Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Prc-Sinistra europea, e Pierluigi Mulliri, segretario regionale Sardegna – le questioni poste dalla protesta sono sacrosante e non ci si può nascondere dietro al libero mercato. Non pare emergere la volontà di riformare il settore a partire dalla rivendicazione elementare che venga fissato un prezzo di riferimento del latte pari almeno ai costi di produzione che dovrebbero essere certificati da un ente pubblico e indipendente come l’Ismea (Istituto di servizio per il mercato agricolo). I pastori sardi subiscono la repressione come i no tav della Val di Susa o i lavoratori che protestavano a Prato perché senza stipendio da 7 mesi. Chiediamo l’abolizione delle norme che criminalizzano protesta sociale contenute nei decreti sicurezza di Salvini e l’approvazione da parte del parlamento di un provvedimento di amnistia per i reati sociali. Non è giusto che i pastori debbano passare i prossimi anni a difendersi nei tribunali».

La Lega, dopo aver inasprito le pene per il reato di blocco stradale col primo dei decreti Salvini, continua a cercare di lucrare consensi sulla vicenda dei pastori offrendo solidarietà e sostegno legale, dimenticando che era al governo quando i pastori sono scesi in piazza e lì un partito senza lingua biforcuta avrebbe potuto fare molto di più di un sostegno legale e dosi da cavallo di demagogia.

Anche l’attuale esecutivo, che ha giurato di essere nato in discontinuità con quello in cui Salvini era ministro di polizia, potrebbe fare qualcosa: abrogare i decreti sicurezza e promuovere un’amnistia per i reati sociali.

Martedì scorso sono stati «sterilizzati» i 21 decreti di condanna emessi dal tribunale di Nuoro per altrettanti pastori e manifestanti che hanno partecipato alle proteste sul prezzo del latte ovino del 13 febbraio scorso a Lula, senza averne dato preavviso alle autorità di polizia. Gli avvocati degli indagati, Giulia Lai, Gianfranco Sollai, Michelle Zuddas e Marcella Cabras, hanno depositato istanza di opposizione nel giorno in cui sono state archiviate le posizioni di tre dimostranti. «L’obiettivo di questa nostra azione – spiega Sollai – è far sì che la condanna non diventi definitiva, ma consenta agli indagati di andare a processo per difendersi. Sono sicuro che per tutti loro riusciremo ad avere un esito positivo, come è stato per le tre archiviazioni ottenute questa mattina». Infatti, il Gip del tribunale di Nuoro Claudio Cozzella ha archiviato la posizione dei tre indagati, due pastori e di un artigiano, accogliendo l’opposizione dei difensori alla richiesta di proroga delle indagini da parte della Pm del tribunale di Nuoro Ilaria Bradamante, per i fatti della manifestazione del bivio di Lula il 13 febbraio 2019.

L’artigiano in questione è Gianfranco Fenu, parrucchiere di Siniscola, tra i primi ad arrivare al bivio di Lula per solidarizzare con i pastori: loro, circa 3mila, erano già in presidio sulla statale, invasa da camion e trattori, per dire che il prezzo del latte ovino doveva salire. E di parecchio. Se si voleva salvare il lavoro nelle campagne. Suo malgrado si è ritrovato indagato per blocco stradale e organizzazione di manifestazione non autorizzata. «Sono soddisfatto della decisione del giudice ma continuo a ritenere che la manifestazione al bivio di Lula andava appoggiata anche dagli altri lavoratori: lo rifarei anche domani – ha detto Fenu all’uscita dal palazzo di giustizia – il 13 febbraio ero lì per esprimere vicinanza ai pastori, una categoria importante ma vessata. Se manca la solidarietà tra di noi in questa terra non ci resta più niente», spiega. Quel giorno sulla statale 131 Dcn era in corso un imponente blocco stradale promosso dagli allevatori e dai sindaci del territorio al bivio di Sologo, tra i comuni di Nuoro, Lula e Siniscola: chiuse entrambe le carreggiate, occupate da trattori e tir, in strada circa 3mila manifestanti. Ci furono anche alcuni momenti di tensione con le forze dell’ordine: erano dovuti intervenire i primi cittadini per calmare gli animi. «Io mi trovavo lì per manifestare pacificamente – racconta Fenu – non ho fatto nulla se non essere presente con il mio corpo, ma subito dopo sono arrivati i guai. Prima sono stato raggiunto da un provvedimento del questore di Nuoro di ritiro delle armi che detenevo legalmente, poi il mio nome è stato inserito nel procedimento penale, oggi conclusosi con l’archiviazione. Come me altri cittadini comuni che quel giorno hanno manifestato con i pastori sono rimasti invischiati in procedimenti penali». «Una decisione – commenta l’avvocata Lai – che ora dà speranza ai tantissimi manifestanti sotto inchiesta». La battaglia legale non finisce qui.  Dopo Nuoro tocca al tribunale di Sassari: la prossima udienza è fissata per il 24 gennaio.

Checchino Antonini

14/1/2020 www.popoffquotidiano.it

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