Paura indotta e fascismo in ascesa
“Vediamo, sentiamo e capiamo solo le paure che trasmettono i canali”, ripeteva un mio vecchio prof.
Finanche Calvino definì la sconfitta della paura il fine ultimo dell’uomo, nonché Lucrezio che accusò la paura di aver inventato dio.
E’ complicato trovare un modo semplice per spiegare i rischi legati alla paura indotta, percepita e il bisogno sempre più ingiustificato e ingiustificabile di sicurezza; per i più perspicaci non è un danno usare la locuzione “bisogno di oppressione”. La paura indotta, quasi sempre, costruisce la sua base su un allarme preventivo. L’allarme preventivo è un segnale di pericolo anticipato, che segue una sua direttiva. La paura indotta nasce con l’uomo, attraversa gli ostacoli che ogni giorno la vita dispone sulla strada da percorrere. Da bambini sentivamo “attento alla strada, attento quando corri, attento quando mangi, stai attento… così ti strozzi!-
(mi fermo qui, proseguirei per ore).
Trasmettiamo la paura, nella speranza di infondere consapevolezza. Non è proprio la formula giusta, la formula da buon educatore. Camminando sul marciapiedi mano nella mano con nostro figlio o nostro nipote, non dovremmo puntare sugli allarmi, tipo “devi stare attento alle auto che ti mettono sotto”. Che paura dovremmo infondere se è legato, incollato a noi dalla mano? Siamo noi i grandi, forse dovremmo indicare il marciapiedi come carreggiata da percorrere a piedi, in strada passano solo le macchine.
Tornando alla quotidianità, al rapporto con il tempo e le istituzioni, sento di dover citare la relazione dell’associazione Antigone, dopo i sopralluoghi in 86 penitenziari, “diminuiscono i reati aumentano i detenuti”, il sovraffollamento è un dramma alla luce del sole, ma ben nascosto dalla tv. Nella popolazione aumenta la percezione del pericolo, la richiesta di sicurezza diventa un’esigenza, un bisogno, come la benedetta voglia di difendersi. (In questo discorso eviterò di tracciare l’utile d’esercizio della vendita di armi e chi ne trarrebbe vantaggi, anche perché sarebbe solo la coda delle grandi manovre.)
La lente di ingrandimento sui casi di cronaca, i ragguagli sulla criminalità organizzata, sui governi e sui governatori sempre più ricattabili, la conseguente instabilità economica creano, formano l’italiano medio di oggi, la paura del giorno dopo, del futuro incerto. Incertezza e paura scorazzano sullo stesso binario.
L’ascesa del fascismo, del regime totalitario, prese alla sprovvista gli italiani, difficile trovare nella storia colpi di stato o prese di potere più semplici, più corrotti nell’intimo. Il fascismo rispondeva a un bisogno creato su misura dalla paura indotta, rispondeva al bisogno di protezione, di sentirsi eroi, di sentirsi patria, di becero nazionalismo. A tutto ciò si abbinava la consapevolezza di poter diventare protagonisti o vittime della repressione, come un gioco d’azzardo. Il passaggio dalla paura percepita alla riverenza verso la nuova dittatura fu quasi istantaneo, come se gli italiani fossero preparati a subire il ventennio. Il fascismo prometteva di combattere il capitalismo e la borghesia, poi a colpo di stato compiuto, la dipendenza della massa dal capitalismo, all’alta borghesia tramutò prassi, dinamica consolidata, costume. I cambi di rotta dell’ideologia fascista venivano giustificati da un giornalismo accondiscendente, tutto intorno pareva logico, finanche l’alleanza con il nazismo.
L’uomo nero è una paura indotta, la determinazione a lasciarli morire in mare è la catarsi dell’animo fascista, opportunamente riesumato. Non possiamo farne una questione di principio, né continuare a puntare il dito sulle “ lobby armate”, bisognerebbe inventare un vaccino che allenti la morsa di quella paura solleticata, propinata e condotta dall’alto.
I facili entusiasmi per un disegno di legge sugli ammortizzatori sociali, sul reddito di cittadinanza traggono in inganno gli inclusi nel disegno e non solo. La dittatura si propone d’aiutare il debole per allargare il consenso, poi colpisce alle spalle come potrebbe un traditore di lunga esperienza, militanza. Accarezza il popolo, mentre promuove le guerre coloniali; alla fine non paga per intero la strage commessa. Lascia i conti in sospeso, perché il futuro prevede la sopraffazione dell’uomo sull’uomo, quindi potrebbe addirittura risultare creditore, dopo anni e anni di revisionismo storico. Il gioco è semplice, nella confusione storica creata, quasi d’incanto il bisogno di sicurezza si tramuta in bisogno di oppressione. Gli esempi più espliciti si avvicinano, infatti in sei città italiane sarà ammesso il taser, “testato il taser”. I telefilm statunitensi hanno fatto breccia nei cuori dei capi dell’anticrimine. Il taser viene classificato come strumento di tortura, non da me, ma dall’ONU. In Italia, la tortura è quasi legale, quando sono le divise a commettere il reato; infatti, a esse verrà affidata l’arma. Il taser, fino a oggi, ha ucciso più di mille volte, è la sedia elettrica moderna, per i più audaci post-moderna.
Il taser potrebbe essere usato su nostro figlio, sul nostro amico, su di noi. Il taser è uno strumento inaccettabile per qualsiasi essere umano abilitato ad amare. La paura indotta crea i suoi mostri, di conseguenza e per umore, il capitalismo inventa un suo rimedio, un rimedio che non prevede il Socialismo.
Non è tempo di grandi proclami, ogni Comunista o chi si ritiene tale, ha il dovere di rimanere in piedi, affinché la vita dei nostri pari dolore venga riconosciuta come Patrimonio Inviolabile per chiunque.
Concludo alla peggio! La paura indotta ha inventato dio, ha inventato il fascismo. Bisogna disarmarla, denudarla ogni giorno, prima o poi la smetterà di travestirsi. Credetemi sulla parola!
Antonio Recanatini
Poeta, scrittore. La sua poesia è atta a risollevare il sentimento della periferia, all’orgoglio di essere proletari e anticonformisti. Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute
Articolo pubblicato sul numero di luglio del periodico cartaceo
Lavoro e Salute www.lavoroesalute.org
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