Pedofilia, il Vaticano vuole fare qualcosa? Bene, perché non collabora con l’Onu? Il maquillage di Francesco I

Ancora parole e parole sulla pedofilia e sul papa sempre pronto a condanne di facciata. Un teatrino mediatico sponsorizzato dal “mainstream”, che non vede l’ora di varcare il confine tra gossip e sacro dividendo il tema in “buoni e cattivi”. E ovviamente Francesco I è tra i buoni. Ma è davvero così? Non è meglio parlare di fatti concreti grattando sotto il grossolano maquillage del Vaticano che tra lotte di potere interne e perdita di credibilità vede l’asticella della popolarità spingersi sempre più in basso? 

Peccato che quasi nessuno ricordi che soltanto pochi mesi fa il Vaticano ha rifiutato di consegnare all’Onu i nomi di chi si è macchiato di questo orrendo crimine e di riconoscere l’ampiezza del fenomeno. E allora, di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando del fatto che il Vaticano non intende “farsi processare”. E perché, potrebbe chiedersi qualcuno, visto che le vittime non fanno parte del Vaticano stesso? Lo scoglio, oltre ad un evidente aspetto politico, riguarda i numeri della vicenda, che sono davvero strabilianti. 

Proprio a Ginevra, a febbraio, nel corso dei preliminari del confronto con l’Onu, venne fuori che le vittime sono “decine di migliaia”. Ciò equivale a dire che la questione non verrà mai affrontata. O meglio, verrà affrontata simbolicamente prendendo in esame qualche caso tra i più eclatanti, e sul resto verrà steso un velo di omertà. Siamo di fronte a numeri, va detto, che anche soltanto limitandosi alla semplice “rimozione”, come chiese l’Onu nei mesi scorsi, comporterebbe qualche problema di funzionalità nella stessa struttura organizzativa e amministrativa. Poi, come è venuto fuori in moltissimi casi, l’ultimo dalla denuncia del vescovo di Adelaide Philip Wilson, che ha parlato di coperture dal Vaticano stesso “almeno fino al 2000”, la correità permea diffusamente il clero. E allora che senso ha continuare a tenere la linea attuale della Chiesa di Roma che intende vedersela con i propri strumenti e principi giuridici rifiutandosi di aprire il confronto anche con organismi non inquirenti tipo l’Onu? 

Il Comitato per i diritti dell’infanzia del Palazzo di Vetro in un rapporto messo a punto dopo che a meta’ gennaio aveva ascoltato i rappresentanti del Vaticano, dichiarò di essere “gravemente preoccupato dal fatto che la Santa Sede non abbia riconosciuto l’ampiezza dei crimini commessi, non abbia preso le necessarie misure per affrontare i casi di abusi sessuali e per proteggere i bambini, e abbia adottato politiche e pratiche che hanno portato a una continuazione degli abusi e all’impunita’ dei responsabili”.

C’è una evidente incongruenza con quanto il Vaticano è disposto ad ammettere. I numeri, forniti a inizio 2013 dai prelati, indicano che il picco delle denunce di abusi ricevuti dalla Congregazione per la dottrina della fede, l’ex Sant’Uffizio, e’ stato nel 2004, di 800 denunce, mentre negli ultimi tre anni ci si e’ attestati sui 600 casi all’anno, che in maggioranza riguardano abusi commessi dal 1965 al 1985, come ha spiegato don Robert Oliver, da meno di un anno promotore di giustizia della Congregazione. Denunce di tipo “canonico”, perche’ poi esistono le denunce alle autorita’ giudiziaria. Appena 400 sono stati i prelati ridotti allo stato laicale. E in molti ricorderanno come una associazione antipedofili internazionale denunciò che ben dodici erano le presenze cardinali in qualche modo collusi con vicende di pedofilia nel corso del conclave che poi portò all’elezione di Francesco I. 

In Australia, è notizia di pochi giorni fa, la Commissione nazionale d’inchiesta sugli abusi sessuali su minori (indaga su chiese, enti di beneficenza, governi locali, scuole, organizzazioni comunitarie e polizia) ha presentato pochi giorni fa il suo rapporto preliminare chiedendo altri due anni, dopo la scadenza programmata nel 2015, e altri 104 milioni di dollari (73 milioni di euro) per completare il suo lavoro. I casi previsti sono molti di meno di quelli reali. La commissione, istituita nell’aprile 2013 dall’allora primo ministro laburista Julia Gillard, ha ascoltato piu’ di 1.700 persone in sedute private e ha individuato abusi in piu’ di 1.000 istituzioni. Per la fine del 2015 si saranno tenute fno a 4.000 sedute private e 40 udienze pubbliche, ma vi e’
ancora una lista d’attesa di centinaia di persone. Secondo i dati del rapporto preliminare, il 90% degli abusi e’ stato compiuto da uomini, in maggioranza del clero o di un ordine religioso, seguiti da insegnanti e assistenti sociali. L’eta’ media delle vittime di sesso femminile e’ 9 anni, dei maschi 10. In sintesi, i dati raccolti indicano che in Australia una bambina su tre e un ragazzino su sette ha subito qualche forma di abuso sessuale, non sempre in un’istituzione.

Il rapporto del Palazzo di Vetro suscitò la reazione di diverse ong, da Save the Children – che ha sottolineato la “necessita’ di predisporre procedure efficaci per la tutela di bambini e adolescenti nei luoghi che frequentano abitualmente”- all’organizzazione antipedofilia Caramella Buona, che segue diversi casi di minori abusati da preti in Italia e ha invitato il Vaticano a “fornire la lista dei sacerdoti o ex sacerdoti condannati dal rito canonico e, al tempo stesso, rimuovere i vescovi che hanno favorito, spesso con il loro silenzio, gli abusi avvenuti anche recentemente, nel nostro paese”.

Per il presidente di Gaynet, Franco Grillini, le misure prese finora dal Vaticano per contrastare questa piaga “sono solo pannicelli caldi perche’ il difetto sta nel manico ovvero nella struttura e nell’identita’ del clero”. “Imporre un’impossibile astinenza nonche’ il celibato al clero cattolico e’ un fatto incontestabilmente contro natura (ci si consenta di rispedire al mittente l’accusa bimillenaria che il Vaticano ha brandito contro gli omosessuali)” spiega Grillini secondo il quale bisognerebbe vietare al clero di porre domande sulla vita sessuale dei bambini in confessionale e lo stesso divieto dovrebbe valere per gli insegnanti di religione.

Fabio Sebastiani

25/12/2014 www.controlacrisi.org

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