Pensioni. Se 40 anni vi sembran pochi…

Pensioni. Se 40 anni vi sembran pochi...

… provate voi a lavorare! E capirete la differenza tra lavorare e comandare! … parafrasando il vecchio canto sulle otto ore di lavoro, divenuto popolare nel biennio rosso, durante le occupazioni delle fabbriche. Ben descrive quanto sta accadendo in queste settimane sulla vertenza delle pensioni.

Sabato 2 dicembre la Cgil ha convocato manifestazioni interregionali a Torino, Roma, Bari, Cagliari e Palermo per protestare contro la Legge di Bilancio, sulla quale ricade quest’anno anche la discussione sulle pensioni, in vista dell’aumento automatico dell’età pensionabile previsto dalla Fornero a gennaio del 2019.

Le proposte del Governo sono del tutto insufficienti per la Cgil, che pure si è ostinata fino all’ultimo a tenere unito il tavolo e non rompere con Cisl e Uil. Briciole: le mansioni usuranti, gli interventi sulla povertà, persino la beffa della previdenza complementare. Sono quasi una provocazione rispetto alle risorse stanziate per le imprese che assumono i giovani. Soltanto la Cisl può definirli un “risultato importante”.

Il punto però è un altro, anzi due. La Cgil lancia la mobilitazione in enorme ritardo. Anche volendo tenere aperto il confronto con il Governo, le condizioni per aprire una vertenza e proclamare lo stato di agitazione erano evidenti fin dall’inizio dell’autunno. Così come le ragioni per rompere con gli altri due sindacati, in particolare con la Cisl. Arrivare a inizio dicembre con le manifestazioni di sabato significa chiudere la mobilitazione, non aprirla. Con il rischio che uno sciopero generale, se mai sarà convocato, arrivi fuori tempo massimo. Come quello del 2014, con il Jobs act già votato.

A meno che la logica non sia un’altra. Arrivare tardi con la mobilitazione di piazza e ancora dopo a minacciare lo sciopero, ma non per intervenire su questo Governo, quanto piuttosto sui possibili interlocutori in Parlamento, gli stessi che la legge Fornero a suo tempo l’hanno votata ma a cui ora serve un po’ di propaganda per ripulirsi l’anima in vista delle prossime elezioni (possiamo esserne certi, saranno in piazza il 2 dicembre). O magari a futura memoria, per il Governo che verrà. Non sia mai che sia di centro-destra e occorra tornare a scioperare per davvero!

In tutti i casi, il segnale è che non si fa sul serio. Anche perché – e qui è il secondo punto – la mobilitazione del 2 dicembre chiede che si blocchi il prossimo aumento sull’età pensionabile, quello che porterà la soglia dell’anzianità a 43 anni e 10 mesi (42 e 10 per le donne) e quella della vecchiaia a 67. Non una parola quindi sull’abrogazione della legge Fornero, il ritorno al sistema di calcolo retributivo e i fatidici 40 anni. Quelli che una volta Susanna Camusso considerava il “numero magico che non si tocca”. Talmente intoccabile che oggi, opponendosi ai 43 anni, di fatto si digeriscono i 42. Oltre ai 66 anni e 7 mesi per la vecchiaia, anche delle donne, che ci arrivano, nel silenzio generale, già a gennaio 2018.

La stessa Fiom, che pure annuncia che la mobilitazione non sarebbe che all’inizio, salta entrambi questi passaggi: il ritardo sui tempi dello sciopero e l’abrogazione della Fornero, senza la quale si chiede ai lavoratori di mobilitarsi per 4 mesi in più ma facendo passare tutti gli aumenti precedenti. Se poi la Fiom pensa davvero, come è giusto, che lo sciopero generale sia assolutamente necessario, lo dichiari subito e spinga magari la stessa Cgil a rompere gli indugi. Nel passato è accaduto altre volte, per esempio contro il Protocollo Damiano del 2007, quando la Fiom scioperò senza la Cgil. Ora invece la categoria più combattiva della confederazione si nasconde dietro le sue Rsu, chiedendo alle fabbriche di proclamare gli scioperi “spontanei”.

Detto per inciso, fa poi sorridere che per consentire la manifestazione del 2 dicembre, la Fiom abbia dovuto proclamare il blocco dello straordinario e della flessibilità per quel sabato. Primo, perché lo ha proclamato soltanto per sabato 2 dicembre. Secondo, perché allora vuol proprio dire che, in alcune aree del paese, quelle più industrializzate, ci sono fabbriche che lavorano, eccome, sabato compreso. E pensare che la Fiom, accettando il quadro di crisi, ha appena firmato un contratto nazionale che ha portato 1,7 euro lordi di aumento nel 2017!

In ogni caso, alcuni potrebbero pensare che tornare ai 40 e abrogare la Fornero sia impossibile. No, non lo è. Serve una grande mobilitazione, certo. E ben più che una manifestazione o uno sciopero. Ma l’unica cosa davvero impossibile è non trovare mai le risorse per i lavoratori, anche dopo aver stanziato decine di milioni di euro per salvare due banche. Non provare nemmeno a toccare la legge Fornero è una scelta politica, non un vincolo di bilancio. Modificare la Fornero sarebbe sintomo di scarsa credibilità dell’Italia di fronte alle istituzioni europee, una sorta di crepa nella cieca obbedienza del nostro Governo alle politiche di austerità.

Insomma, la mobilitazione è finalmente partita ma così, proprio non va. Non resta che sperare che le piazze siano piene sabato prossimo e che siano in tante e tanti a chiedere subito lo sciopero generale per l’abrogazione della Fornero e la riduzione dell’età pensionabile. Che ai lavoratori e alle lavoratrici, 40 anni non sembrano per niente pochi.

Eliana Como

Il sindacato è un’altra cosa/CGIL

25/11/2017 www.lacittafutura.it

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