Per questi motivi, Israele ha assassinato il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh – Analisi

Palestine Chronicle. Di Ramzy Baroud. L’assassinio, da parte di Israele, del capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, avvenuto a Teheran il 31 luglio, fa parte della disperata ricerca di Tel Aviv di un conflitto più ampio. È un atto criminale che trasuda disperazione.

Sin dall’inizio della guerra a Gaza, il 7 ottobre, Israele ha sperato di utilizzare il genocidio nella Striscia come un’opportunità per raggiungere il suo obiettivo a lungo termine di una guerra regionale – una guerra che avrebbe coinvolto Washington, l’Iran e altri Paesi del Medio Oriente.

Nonostante il sostegno incondizionato al genocidio di Gaza e ai vari conflitti nella regione, gli Stati Uniti si sono astenuti dal lanciare una guerra diretta contro l’Iran e altri Paesi. Sebbene sconfiggere l’Iran sia un obiettivo strategico americano, gli Stati Uniti non hanno la volontà né gli strumenti per perseguirlo ora.

Dopo dieci mesi di continui fallimenti militari a Gaza e di stallo militare contro Hezbollah in Libano, Israele sta nuovamente accelerando la spinta verso un conflitto più ampio. Questa volta, però, si sta impegnando in un gioco ad alto rischio, il più pericoloso tra i suoi precedenti azzardi.

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L’azzardata mossa israeliana ha previsto un attacco contro un ufficiale di Hezbollah, attraverso il bombardamento di un edificio residenziale a Beirut, martedì scorso, e l’assassinio del leader politico più in vista, e più popolare, della Palestina. Haniyeh è riuscito a creare e rafforzare i legami con la Russia, la Cina e altri Paesi al di fuori del dominio politico statunitense-occidentale.

Israele ha scelto con cura il luogo e il momento dell’uccisione di Haniyeh. Il leader palestinese è stato ucciso nella capitale iraniana, poco dopo aver partecipato all’insediamento del nuovo presidente iraniano Masoud Pezeshkian.

Il messaggio, da parte di Israele, era rivolto a più destinatari: alla nuova amministrazione iraniana – per dire che Israele è pronto a un’ulteriore escalation – e a Hamas, per dire che Israele non ha intenzione di porre fine alla guerra attraverso un cessate il fuoco negoziato.

Quest’ultimo punto è forse il più urgente. Per mesi, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto di tutto per ostacolare tutti gli sforzi diplomatici volti a porre fine alla guerra. Uccidendo il principale negoziatore palestinese, Israele ha trasmesso un messaggio finale e decisivo: Israele continua a puntare sulla violenza e su nient’altro.

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La portata delle provocazioni israeliane, tuttavia, pone una grande sfida al campo pro-palestinese in Medio Oriente: come rispondere con messaggi altrettanto forti senza concedere a Israele il desiderio di coinvolgere l’intera regione in una guerra distruttiva?

Considerando le capacità militari di quello che è noto come “Asse della Resistenza”, Iran, Hezbollah e altri sono certamente in grado di gestire questa sfida nonostante i fattori di rischio siano elevati.

Altrettanto importante è la tempistica: la drammatica escalation israeliana nella regione ha fatto seguito a una visita di Netanyahu a Washington che, a parte le numerose standing ovation al Congresso degli Stati Uniti, non ha modificato in modo sostanziale la posizione statunitense, basata sul sostegno incondizionato a Israele senza un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti in una guerra regionale.

Inoltre, i recenti scontri in Israele che hanno coinvolto l’esercito, la polizia militare e i sostenitori dell’estrema destra suggeriscono che un vero e proprio colpo di Stato in Israele potrebbe essere una possibilità reale. Per dirla con le parole del leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid: Israele non è vicino all’abisso, Israele è già nell’abisso.

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È quindi chiaro a Netanyahu e alla sua cerchia di estrema destra che stanno operando con una tempistica e con margini sempre più limitati.

Uccidendo Haniyeh, un leader politico che svolgeva essenzialmente la funzione di diplomatico, Israele ha dimostrato la portata della sua disperazione e i limiti del suo fallimento militare.

Considerando la misura criminale a cui Israele è disposto a spingersi, tale disperazione potrebbe portare alla guerra regionale che Israele ha cercato di istigare, anche prima della guerra di Gaza.

Tenendo conto della debolezza e dell’indecisione di Washington di fronte all’intransigenza di Israele, Tel Aviv potrebbe realizzare il suo desiderio di una guerra regionale.

– Ramzy Baroud is a journalist and the Editor of The Palestine Chronicle. He is the author of six books. His latest book, co-edited with Ilan Pappé, is “Our Vision for Liberation: Engaged Palestinian Leaders and Intellectuals Speak out”. Dr. Baroud is a Non-resident Senior Research Fellow at the Center for Islam and Global Affairs (CIGA). His website is www.ramzybaroud.net

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