PER UN NUOVO ANNO PIÙ GIUSTO, SOLIDALE E UMANO
Da quel maggio del 1994 in cui un gruppo di amici decideva di impegnarsi in prima persona per portare assistenza medica alle vittime della guerra e delle mine antiuomo – che uno di loro, Gino Strada, aveva conosciuto da vicino – sono successe tante cose.
Oltre 10 milioni di persone hanno avuto accesso a cure gratuite e di qualità, dal Ruanda alla Cambogia, dall’Afghanistan al Sudan, fino alle periferie delle città italiane. Migliaia di medici, infermieri, tecnici, cuochi, giardinieri sono stati formati da personale qualificato in strutture appropriate, diventando promotori di sviluppo delle loro comunità. Centinaia di migliaia di studenti, in tutta Italia, sono stati coinvolti in progetti di educazione alla pace e si sono avvicinati a realtà che non avrebbero conosciuto altrimenti. Milioni di persone hanno espresso il proprio rifiuto di vivere in un mondo in cui la guerra, i suoi strumenti e le sue logiche siano ineluttabili.
“Scegliere di non voltarsi dall’altra parte”, è questo che ha caratterizzato il nostro cammino in tutti questi anni.
EMERGENCY è innanzitutto un progetto che mette insieme chi è convinto che nasciamo tutti uguali in dignità e diritti, e che sia responsabilità di ciascuno fare in modo che questa uguaglianza venga praticata. Lo staff che parte in missione, i colleghi in Italia, i volontari impegnati sul territorio, il pensionato che contribuisce “come può”, l’insegnante che legge Pappagalli Verdi alla sua classe, l’artista che ci mette la faccia, il ragazzo “anonimo” che lega al proprio zaino uno straccio di pace, tutti voi che ci sostenete.
Ognuno ha reso possibile questa esperienza incredibile.
I risultati raggiunti in questi anni non sono solo fonte di soddisfazione. Sono uno stimolo a guardare al presente e al futuro con una chiara determinazione a fare sempre di più, e sempre meglio.
25 anni fa il mondo gioiva alla caduta di muri fisici e ideologici e si immaginava una convivenza globale basata su diritti e valori condivisi. Oggi, invece, assistiamo a una regressione che spinge sempre più persone ad aggrapparsi ostinatamente ai propri privilegi, ad attaccare con odio tutto quello che appare diverso, a rinnegare il principio universale che una vita in pericolo vada salvata, a chiudersi nelle proprie fortezze – sempre più claustrofobiche – alzando nuovi muri.
Eppure, noi sappiamo che questa deriva non è inevitabile, che c’è “muro” e “muro”. I muri non sono solo barriere che chiudono, dividono, bloccano. I muri possono essere garanzia di protezione e sicurezza, come i muri bianchi dei nostri ospedali nell’Afghanistan stremato dalla guerra; i muri possono essere opportunità di un nuovo inizio, come quelli del Centro di riabilitazione e reintegrazione sociale di Sulaimaniya che cerca di porre rimedio alle conseguenze di lungo termine della guerra; i muri possono diventare sinonimo di dignità e uguaglianza, come quelli del Centro Salam di cardiochirurgia in Sudan, dove pazienti provenienti da decine di Paesi diversi, a volte anche in guerra tra loro, si ritrovano fianco a fianco in un ospedale che garantisce loro cure gratuite e di qualità, semplicemente perché è un loro diritto. Poi c’è un muro di terra rossa, progettato dalla sensibilità di un grande architetto e realizzato grazie all’impegno di professionisti competenti e di aziende all’avanguardia: è il muro del nuovo Centro di eccellenza in chirurgia pediatrica di Entebbe, in Uganda, che tra pochi mesi aprirà le porte per curare bambini provenienti da tutta l’Africa. Non solo un ospedale per bambini, ma un simbolo tangibile di collaborazione, sviluppo e alternativa vera alle ingiustizie e alla povertà.
È su questa strada che vogliamo continuare a impegnarci, con la speranza di poter contare sulla partecipazione di tanti compagni di viaggio. Vogliamo continuare a essere costruttori di pace, praticando concretamente il diritto fondamentale alle cure; vogliamo continuare a rafforzare – attraverso la nostra testimonianza – la crescita di una cittadinanza consapevole e impegnata; vogliamo continuare a credere che un mondo migliore sia possibile, non solo necessario.
Auguri a tutti per un nuovo anno più giusto, solidale e umano, frutto dell’impegno di ciascuno di noi.
Rossella Miccio
Presidente di EMERGENCY
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