Pericolosi, per sé e per gli altri. Il caso Touil

Abdelmajid Touil

“Grazie alle forze dell’ordine che hanno arrestato in Lombardia uno dei ricercati della strage di Tunisi. Orgoglioso della vostra professionalità”. Questo è il tweet con cui il premier Matteo Renzi ha ringraziato gli apparati di polizia per l’arresto di Abdelmajid Touil.

Il ministro Alfano, invece ha rivendicato l’arresto come un “successo investigativo frutto anche della buona cooperazione tra diversi Paesi nella lotta al terrorismo”. Alfano ha ribadito il suo ringraziamento alle forze dell’ordine ed all’intelligence. Infine ha sottolineato di non aver mai escluso il rischio di terrorismo, anche sui barconi e affermato che l’allerta è elevatissimo”.

Ma il quadretto a forti tinte propagandistica di Renzi e Alfano si è infranto sugli scogli di una verità che sta venendo fuori, grazie non tanto agli investigatori quanto alla mobilitazione civile del sindaco del paese in cui risiede Touil, dei suoi insegnanti alla scuola per stranieri e dei compagni di classe. Se queste persone non avessero preso il telefono, chiamato le autorità competenti, fornito documenti che confermano come il giorno dell’attacco terroristico al museo del Bardo a Tunisi Touil, fosse in Italia, il lavoro sporco avrenne potuto proseguire senza intralci. A dare la mazzata finale è poi arrivato l’identikit di Abdelmajid Touil diffuso da alcuni giornali mediorientali. La somiglianza con il Touil arrestato in Italia è inesistente e magari si poteva verificare anche prima dell’arresto, o no?

Il 17 febbraio scorso, 642 migranti, soccorsi dalla Marina Militare, sbarcarono a Porto Empedocle. Tra loro c’è Abdelmajid Touil – indicato dai servizi di sicurezza tunisini di aver partecipato all’organizzazione dell’attentato al museo del Bardo di Tunisi. Touil viene ripreso sul molo da un fotografo dell’ANSA poco prima del disbrigo delle pratiche di identificazione.

Lo “spettro” del terrorista che arriva via mare con i barconi dei migranti trova la sua “pistola fumante” e il mondo della politica e dei media (impegnato a creare consenso intorno all’intervento militare europeo a guida italiana in Libia), è come impazzito.

Abdelmajid Touil assume in se tutti gli ingredienti necessari per concretizzare le campagne allarmistiche e le smanie di propaganda di ministri, primi ministri, leader xenofobi e pennacchioni di ogni risma. I masso media come al solito danno il peggio di sé e non solo nella cronaca. Autorevoli firme sul Corriere della Sera e la Stampa danno per acquisito quello che acquisito non è e pontificano sulle strategie per la sicurezza, sulla opportunità di intervenire militarmente in Libia e quant’altro.

“Perché sono qui? Non capisco, non ho fatto nulla” va ripetendo nel carcere di San Vittore a Milano Abdel Majid Touil, arrestato tre giorni fa su mandato di cattura emesso da Tunisi per l’attentato al museo del Bardo. Il 22enne marocchino è in isolamento e continua a porre questa domanda a chi ha avuto modo di incontrarlo, ma Touil parla solo arabo.

Touil, verrà interrogato dal giudice della quinta Corte d’Appello di Milano Pietro Caccialanza, dopo la convalida dell’arresto avvenuta nei giorni scorsi. Toccherà al giudice effettuare l’identificazione ‘formale’ e chiedere a Touil, difeso dall’avvocato Silvia Fiorentino, se ha dichiarazioni da rendere e se intende dare il consenso all’estradizione. Un consenso che una persona che ha attraversato in barca il Mediterraneo e che potrebbe essere seppellito nelle galere tunisine (dove il governo “liberale” sta approvendo misure repressive che fanno impallidire quelle di Ben Alì) ci auguriamo non darà. Il rischio è che per dove sono arrivate le cose, Touil alla fine debba comunque risultare colpevole, magari solo di immigrazione clandestina e non ottemperanza dell’espulsione, oppure, come suggeriscono alcuni giornalisti di concorso morale nell’attacco terroristico al Bardo. Insomma lì non c’era…. ma avrebbe potuto esserci!!

Eppure a nessuno è tornato alla mente in queste ore di castronerie dolorose diffuse a piene mani, un precedente che dovrebbe suggerire maggiore cautela e sguardi privi di indulgenza verso il ministro degli Interni Alfano. Do you remember il caso Alma Shalabayeva? Si trattava della moglie di Mukhtar Ablyazov, ex banchiere fuggito dal suo paese nel 2009, inseguito da mandato di cattura di governo kazako e che era stato segnalato in una villetta di Casal Palocco a Roma. Il brutale blitz della Digos portò all’arresto, alla immediata espulsione e alla consegna della moglie e della figlioletta alle autorità kazache ma, alla fine all’ammissione dell’illegalità di quella azione da parte del governo e della polizia italiana. Alfano è rimasto al suo posto. Dopo il caso Touil non sarebbe più accettabile. Ministri così sono pericolosi, per sé e per gli altri, anzi più per gli altri che per sé.

Federico Rucco

22/5/2015 www.contropiano.org

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