Pfas: acqua, latte e uova le principali fonti di contaminazione
Acqua, latte, uova e carne bovina e pesce locale sono le principali fonti di esposizione ai Pfas (le sostanze perfluoro alchiliche sversate per anni dalla Miteni l’impianto chimico di Trissino) per i circa 100mila veneti che vivono nella zona rossa compresa tra le province di Vicenza, Padova e Verona. Il dato emerge dalla prima “Valutazione dell’esposizione alimentare e caratterizzazione del rischio. Pfoa e Pfos” (scarica qui il report completo) elaborata dall’Iss, l’Istituto superiore di sanità.
Nella valutazione dell’Iss si sottolinea che “l’acqua è il principale veicolo dell’esposizione e a tal proposito evidenzia che l’intervento sulla rete acquedottistica ha prodotto una drastica diminuzione dell’esposizione e oggi l’esposizione stimata è indistinguibile da quella di baseline (intera popolazione del Nord-Est) anche per l’area rossa A. Per le famiglie dell’area rossa A che fanno uso di pozzi autonomi a scopo idropotabile l’esposizione permane elevata“. Non solo. “I prodotti alimentari di produzione locale, le uova ed i prodotti a base di uova rappresentano una percentuale importante dell’esposizione, seguiti dalla carne bovina”.
Pfoa tramite l’acqua negli adulti e il latte nei bimbi
Andando nello specifico delle sostanze monitorate, il Pfoa, l’Acido perfluoroottanoico usato ad esempio per rendere antiaderenti le pentole, “è il composto più importante, specialmente per la popolazione in zona rossa A, per l’esposizione ed il rischio“. La principale fonte di esposizione in zona rossa A è “l’acqua in maniera più marcata per gli adulti rispetto ai bambini”. Situazione ancora più compromessa per chi beve acqua di pozzo a scopo idropotabile: “L’esposizione è elevata nella zona rossa A (2,5 volte il TWI – la dose settimanale ammissibile, ndr – negli adulti e 5,4 volte il TWI per i bambini)”. La principale fonte di esposizione per bambini ed adolescenti invece “è il latte vaccino, seguito da acqua, uova e prodotti a base di uova”.
Pfos, il pesce è il principale veicolo
Per quanto riguarda invece i Pfos (l’Acido perfluoroottansolfonico, usato per la produzione di schiume antincendio) “gli alimenti contribuiscono in maggior percentuale all’esposizione, specialmente il pesceed i prodotti ittici e le uova. L’acqua invece contribuisce meno”.
Nel frattempo per approfondire le fonti di esposizione la Regione del Veneto “intende riprendere la collaborazione con Izs Venezie, Arpav e Iss, sviluppando metodiche analitiche più sensibili, al fine di ridurre l’incertezza e fornire elementi di conoscenza per controllare la filiera produttiva e consentire un immediato rapporto con il TWI”.
Erica Korpo
28/7/2019 https://ilsalvagente.it
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