Piantedosi propone manganello e scuole private: presentato diario scolastico per primarie e secondarie

Il mio diario”, presentato dal ministro Piantedosi nella scuola privata Marche International School (rette annuali dai 5mila ai 7mila euro) alla presenza di varie rappresentanze locali del MIM, in realtà è il diario proposto agli/alle allievi/e della primaria dalla Polizia di Stato e frutto di una joint-venture tra i settori ”educational” e comunicazione del Ministero degli Interni, Ministero dell’istruzione (e del Merito) e Piemme Editori.

Nel gruppo Mondadori SpA (Fininvest) Piemme rappresenta il brand dedicato al settore infanzia e religioso. Qui, una ventina d’anni fa hanno fatto il loro ingresso la saga del topo-investigatore Geronimo Stilton, ideato da Elisabetta Dami e delle due mascotte, Vis e Musa uscite dalla penna di Giulia Bertagnolio. Elisabetta Dami, figlia d’arte cresciuta nell’alta borghesia meneghina, prosegue la tradizione editoriale di famiglia, ma il progetto poi si allarga specializzandosi in editoria per l’infanzia e nel portare avanti diversi progetti umanitari e di assistenza sociale anche attraverso una propria fondazione. Sono sempre questi gli agganci culturali e i profili dei promotori di volta in volta coinvolti, in analoghe iniziative, tra forze armate di varia natura e il mondo ”civile”: c’è sempre un soggetto vicino ai valori tradizionali della cultura/famiglia cattolica, possibilmente impegnato nel sociale per controbilanciare il fattole che sue attività producono un profitto.

Nel bilancio sociale d’impresa non mancano mai gli aiuti all’infanzia abbandonata, ai bimbi affetti da malattie di varia natura spesso rare e quindi trascurate dal grande business delle big-pharma, ecc.ecc. In questo caso l’obiettivo che la Polizia di Stato persegue da circa una decina d’anni è di entrare con la cosiddetta cultura della legalità e del rispetto delle regole in tutte le case e collocarsi quotidianamente accanto ai libri di testo sui banchi di scuola dove in nostri piccoli eroi disegnati nelle strisce giornaliere veicolano i ”sani” principi improntati al binomio legge e ordine: insomma dai 6 agli 11 anni i giovanissimi familiarizzano con gli stemmi della Polizia, fanno il tifo per l’acchiappa-criminali e si fanno intenerire dai cani-poliziotto sempre alla ricerca di sostanze tossiche e/o mortali, tipo gli spinelli.

Non si può fare a meno di notare la disparità di genere indicata dai nomi scelti per i nostri piccoli eroi: Vis, per lui e Musa per lei, ma questo forse è un dettaglio di secondo piano rispetto al modello culturale ancora una volta proposto: quello della repressione efficiente del male, un male ineliminabile, atavico che non necessita di maggiori occasioni di vite decenti per le classi svantaggiate per essere sconfitto, ma di più controllo, telecamere, volanti e gazzelle che sfrecciano in continuazione. 

I diari sono poi l’occasione per una presentazione in divisa in tutte le scuole, fino a raggiungere 50mila allievi/e in tutta Italia. Sono tutte occasioni per fare entrare in contatto i piccoli con i personaggi-eroi in carne ed ossa, il poliziotto o la poliziotta e i fantastici mezzi come l’affascinante Lamborghini che vince in velocità su tutte le altre quattro ruote dei trafficanti, per quanto modificate. Poi possono esserci anche le moto d’acqua, i cavalli, ecc.

Insomma un armamentario che poi viene messo in mostra anche in un evento organizzato ogni anno in grande stile a Roma a Villa Panphili denominata “A scuola di legalità” come quella del 31 maggio scorso. Non mancano mai, inoltre, i cani, ma non quelli abitualmente usati come cani da lavoro molto versatili, bensì arcigni come il pastore tedesco. I pastori restano nelle gabbie e in rappresentanza delle quattro zampe vanno i labrador, di solito uno bianco e uno nero, notoriamente teneroni soprattutto con i bambini e consigliato per tutte le famiglie, insomma dei cani-peluche che fanno sempre tanta tenerezza.

Anche lo sport con le stellette non manca mai perché le forze dell’ordine propongono sempre un modello di vita atletico ed efficiente, sano e improntato al gioco di squadra: purtroppo, anche qui si nota la malafede di tutto il sistema pubblico di gestione dello sport che, per essere svolto ad alti livelli, richiede quasi sempre l’arruolamento militare. Accanto allo sport tradizionale c’è poi quello paralimpico per sottolineare la vicinanza dei militari verso chi è rimasto indietro o ha subito un qualche danno fisico. 

Si fa leva quindi sui sogni, il desiderio di avventura, il gioco, il rischio minimo calcolato, nel momento in cui il target viene individuato tra le prime fasce di età, mentre quando si deve convincere i più grandi ad arruolarsi oppure semplicemente ad affidarsi ai militi per reprimere efficacemente il male, si passa ai classici cavalli da battaglia dello stipendio sicuro, della laurea gratis e quel rischio ampiamente ripagato dalla soddisfazione di sconfiggere il male e rendere giustizia, o meglio, per quanto detto sopra, fare vendetta. Quest’ultimo termine non è affatto esagerato visto l’atteggiamento un po’ fuori dalle righe in questi ultimissimi anni di molti appartenenti alle forze dell’ordine o penitenziarie nel loro uso legittimo della forza e una situazione carceraria ai limiti del collasso; già i fatti di Genova 2001, il caso Stefano Cucchi e più di recente la strage passata sotto silenzio nelle carceri di Modena e di S. Maria Capua a Vetere nei mesi caldi della pandemia, avevano fatto presagire un modello culturale in rapido cambiamento.

Gli apparati repressivi hanno abbassato il tiro dei propri target di riferimento per plasmare culturalmente fin dall’infanzia i/le giovanissimi/e, presentandogli una realtà, ineliminabile, fatta di buoni e cattivi, aggrediti e aggressori, divisa tra chi merita e chi invece non si merita nulla.

Si confonde insomma la socializzazione secondaria, ovvero l’acquisizione della capacità di intessere relazioni costruttive e di gestire i conflitti, con l’assimilazione delle ”regole”, dei ”doveri” prima ancora dei ”diritti”.  L’invito, quindi, sarebbe di riporre in libreria anche questo undicesimo, inutile, diario scolastico ”poliziottesco”, emblema di una politica repressiva neo-liberale e di inserire nello zainetto l’ultima edizione di un diario alternativo, come la ”Scarceranda” che recita nel proprio sottotitolo ”contro ogni carcere, giorno dopo giorno”.

Stefano Bertoldi

Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università

4/5/2024 https://osservatorionomilscuola.com/

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