Piazza Fontana: la funzione del fascismo eversivo, una lezione ancora attuale
Una pagina nera di storia non ancora conclusa, anzi, di estrema attualità, quella scritta il 12 dicembre 1969. Non è la prima volta che a Bologna veniva presentato il dossier di Contropiano su “Piazza Fontana. Una strage lunga quarant’anni”. Ieri, la Campagna Noi Restiamo ha organizzato un dibattito all’Università, con Francesco Piccioni, sul significato politico di quella strage, dopo ormai 45 anni. Una iniziativa che abbiamo voluto appunto intitolare “La funzione del fascismo eversivo. appunti di storia di una lezione ancora attuale”.
Per “appunti di storia” si intende l’importanza della memoria, per non dimenticare le responsabilità politiche che stanno dietro a quell’attentato. La ricerca di una verità storica è quello che possiamo fare quando la verità giuridica viene sistematicamente negata in questo paese attraverso i segreti di Stato, gli omissis, i depistaggi. Ed è per questo che la ricostruzione storica diventa strumento politico di riappropriazione di verità e identità di classe.
La colpevole falsità della vulgata del “doppio Stato” o dei “servizi deviati”, sostenuta anche dalla sinistra istituzionale di allora, ma anche da quella di oggi. Non una parola è stata pronunciata da chi poteva fare un minimo di chiarezza su quella vicenda, ed è stato praticamente nullo il risultato della desecretazione degli archivi di Stato decisa dal governo, in merito alla strage di Piazza Fontana. Il governo Renzi si è vantato di aver tolto il segreto di Stato sulle stragi di quegli anni, ma nulla tra i documenti messi a disposizione chiarisce le posizioni e le responsabilità dei veri colpevoli.
Oggi come ieri, in Italia occorre fare i conti col fascismo e con i suoi malsani intrecci con le istituzioni dello Stato e la criminalità organizzata. “Chiunque voglia cambiare il mondo, va reso cosciente di ciò con cui si ha a che fare”, dice Piccioni, e la storia di Piazza Fontana rende esplicito quanto possa essere pericoloso, subdolo e infame il nemico da combattere.
La lezione ancora attuale è quella della pericolosità di riflussi fascisti che, mancando il fascismo storicamente di una teoria organica, possono essere tirati fuori dal cappello a piacimento quando possono servire al loro vero e unico scopo: l’aggressione anche violenta contro la classe lavoratrice e le istanze di cambiamento sociale. Proprio in questi mesi vediamo una Lega Nord ristrutturarsi intorno al concetto di Nazione e stringere rapporti tossici con i fascisti dichiarati di Casa Pound e di altri gruppuscoli. Dall’altra parte il Pd renziano, che pure si descrive come baluardo contro i movimenti xenofobi e di estrema destra, propone in realtà la chiusura degli spazi democratici, sviluppa il ritorno all’idea di una economia corporativista, lavora alla sottomissione dei lavoratori alle logiche del precariato a vita e della disoccupazione in nome dell’unico bene comune riconosciuto dal governo e dalla classe dirigente nella sua interezza: il dogma dell’appartenenza all’Unione Europea, “grande comunità di destino che ci renderà piu uguali” (e piu sudditi delle sue politiche imperialiste).
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12/12/2014 www.contropiano.org
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