Piccoli schiavi invisibili 2019
Sophia è una delle giovani donne che intraprendono un viaggio dalla Nigeria all’Italia, subendo ripetutamente violenze e abusi, e che poi finiscono nel circuito della prostituzione forzata nel nostro Paese. Sophia è nata a Lagos, ma è cresciuta a Benin City, con un padre disoccupato, la madre commerciante e due fratelli minori. A causa della povertà è stata costretta ad abbandonare gli studi. È il febbraio del 2016 quando riceve una proposta da “Mama Faith”. «Mia sorella Princes vive in Francia e gestisce un lavoro da parrucchiere. Tu potresti guadagnare il doppio di ciò che guadagni qui», le dice la donna proponendole di anticipare la cifra di 25mila euro per il viaggio. Aggiunge: «Mi restituirai lavorando nel salone».
Con l’ulteriore garanzia a tutela del risarcimento della somma di sottoporsi al giuramento Ju Ju. Accade, infatti, che le organizzazioni criminali, per soggiogare le ragazze, facciano leva su credenze e superstizioni, come appunto il c.d. rito Ju Ju, che le assoggetta psicologicamente per costringerle a ripagare il debito. Perché, «quando le giovani donne giungono in Europa, sono prive di qualsiasi mezzo di sostentamento e, avendo contratto un debito, rimangono totalmente assoggettate ai trafficanti». Dopo essere state ingannate. Questo ha raccontato un’operatrice di una delle storiche associazioni italiane che si occupano di sfruttamento e tratta delle persone, On the Road Onlus: «Per le ragazze i soldi da pagare sono tanti, molti di più di quelli che si immaginavano al momento della partenza. Sono costrette a prostituirsi fino a 12 ore, in strada, guadagnando anche 20/40 euro a prestazione. Ogni donna può guadagnare dalle 300 alle 700 euro al giorno. Può trattenere per sé una piccola parte, il resto finisce alla mamam, la figura femminile che sfrutta le ragazze in Italia».
IL RAPPORTO
La sua testimonianza è una delle tante finita dentro Piccoli schiavi invisibili, il rapporto pubblicato alla fine di luglio da Save the Children. Un esempio tra i mille di sfruttamento sessuale, ma anche di fuoriuscita dal meccanismo della tratta. Come è spiegato nel report della Ong: «Per tutte le vittime esiste però la possibilità di fuoriuscire dal sistema. Grazie all’assistenza e al supporto degli enti anti-tratta, infatti, ottengono un permesso di soggiorno per protezione speciale, dunque possono entrare in programmi di inclusione e di integrazione». Sophia, appunto, è una di quelle donne minorenni. Molte provengono da stati che si trovano nella “civile” Europa: Albania, Bulgaria, Romania, Moldavia. «Tutte loro hanno in comune l’assoggettamento esercitato dall’uomo, il lover boy, che raggira le giovani ragazze, promettendo amore».
Come ha raccontato un operatore sociale di un altro ente anti tratta, Rodolfo Mesaroli di Civico Zero Roma: «Spesso è il fidanzato che la persuade e la convince a prostituirsi per realizzare il loro sogno d’amore, lui la controlla e ne agevola lo sfruttamento». E ancora: «La violenza fisica rappresenta un elemento cardine rispetto alle dinamiche di sfruttamento». Ricordando il caso accaduto ad una ragazza rumena incinta, costretta dal suo compagno-protettore ad entrare in una vasca da bagno piena di acqua e cubetti di ghiaccio, al fine di essere indotta all’aborto attraverso uno shock termico. Dettagli di storie di vita fortemente tragici, che vengono confermati da un operatore di un’altra storica associazione italiana che si occupa di tutela socio legale di minori, Andrea Morniroli della cooperativa campana Dedalus. Il quale ha rivelato di aver incontrato, spesso, giovani donne rumene poco più che maggiorenni che erano state prelevate dai loro sfruttatori direttamente dagli orfanotrofi, già in condizioni di costante deprivazione affettiva, in certi casi addirittura prese in condizioni di forte ritardo cognitivo.
Piccoli Schiavi Invisibili è il rapporto annuale giunto ormai alla nona edizione attraverso cui Save the Children cerca di restituire al lettore un quadro completo e aggiornato del fenomeno dello sfruttamento dei minori in Italia. Pubblicato alla fine di luglio nell’ambito delle celebrazioni della giornata mondiale contro la tratta degli esseri umani, quest’anno il report si arricchisce di una denuncia forte rispetto alle nuove previsioni normative italiane, che, di fatto, ostacolano l’emersione dallo sfruttamento.
LA TUTELA DALLA TRATTA AL TEMPO DEL DECRETO SICUREZZA
Il riferimento qui è alla recente adozione del D. Lgs. n. 113 del 2018, che ha convertito la Legge n. 132 del 2018 così detta “sicurezza” che rischia, invece, di rendere più complicata la tutela di queste persone. A spiegare perché, è ancora il rapporto di Save the Children: «Con il Decreto è stata abolita la protezione per motivi umanitari, la quale aveva sempre rappresentato un’alternativa per la vittima di tratta rispetto al permesso di soggiorno per protezione sociale ex art.18, il cui rilascio resta subordinato alla denuncia da parte della vittima, così detto binario giudiziario». E, in tal modo, proseguono dalla Ong: «Viene meno il c.d. binario sociale, il quale permetterebbe invece alle donne di godere della protezione loro accordata dall’ordinamento senza dover sporgere una denuncia, ma sulla base della segnalazione dell’ente che effettua la presa in carico».
Dunque, tale possibilità permetterebbe di ridurre notevolmente il rischio di ritorsioni e violenze sulla vittima e sui suoi familiari ancora presenti nel Paese di origine. Lo stesso dettato normativo salviniano, poi, incide sull’accoglienza, dato che le donne e gli uomini richiedenti protezione internazionale non hanno più la possibilità di entrare nel circuito di accoglienza ordinario ex Sprar, ora SIPROIMI. Non soltanto. A ciò si devono aggiungere gli ostacoli frapposti al rilascio della residenza per gli stessi richiedenti asilo, condizione, questa, strettamente necessaria per l’accesso alle cure sanitarie. Ecco spiegato, quindi, come il decreto sicurezza, di cui in queste ore se ne bissa l’approvazione in Senato con effetti ancor più dirompenti del primo sulle fasce deboli della popolazione, rischia di far venire meno la tutela giuridica effettiva prevista dal nostro ordinamento per le vittime di tratta e sfruttamento. Le lacune del nostro ordinamento, messe già in evidenza lo scorso anno dal Gruppo di Esperti del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani (GRETA) che in seguito a una missione di valutazione in Italia avevano inviato appunto una serie di raccomandazioni al Governo italiano, dovrebbero essere sanate. Così invece saranno soltanto acuite. Per legge.
Gaetano De Monte
6/7/2019 www.dinamopress.it
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