«Piccoli schiavi invisibili 2024»: più di 12 milioni i minorenni vittime di tratta e sfruttamento nel mondo. L’ultimo rapporto di Save the Children

C’è un filo che lega le storie dell’ultimo rapporto di Save the Children 1 «La punta dell’iceberg. I minorenni accolti nel sistema di protezione antitratta», dedicato a minori vittime o a rischio tratta e sfruttamento nel nostro Paese e nel mondo, giunto alla sua quattordicesima edizione: l’aver vissuto un’infanzia in cui sofferenza, abbandono, trauma, violenza e coercizione condizionano la quotidianità.

Secondo gli ultimi dati dell’International Labour Organization (ILO) e Walk Free (2022) 2, realizzato da Walk Free ONG e ILO, in partnership con IOM, delle 50 milioni di persone coinvolte nelle reti di assoggettamento e riduzione in schiavitù a livello globale, più di 12 milioni sono minorenni.

Vittime di sfruttamento sessuale o lavorativo, in agricoltura, edilizia, accattonaggio o in ambito domestico, o ancora vittime di matrimonio forzato. Come T., che a 17 anni parte dal Bangladesh ingannato da un presunto agente di viaggio che lo convince a partire con documenti falsi, e W., una giovane ragazza guineana costretta a prostituirsi sotto minaccia dell’uomo che l’aveva accolta 3.

La maggior parte dei minori coinvolti è vittima di matrimonio forzato (circa 9 milioni), in particolare in Asia Orientale e in Africa, in contesti in cui la già condizione di vittima si aggiunge alla servitù domestica e allo sfruttamento sessuale che ne conseguono. Più di 1.5 milioni di minori sono poi destinati allo sfruttamento sessuale, 1.3 milioni allo sfruttamento lavorativo.

A confermare il numero altissimo di minorenni nelle reti dello sfruttamento transnazionale, il database Counter Trafficking Data Collaborative (CTDC) 4 mostra come nel decennio 2011-2021 più della metà delle vittime di tratta abbia meno di 26 anni (57.1%), e poco più di un quarto siano bambini e bambine con età inferiore ai 18 anni (26.2%).


Per le vittime di sfruttamento lavorativo, spiegano i dati CTDC, la rotta migratoria avviene nella maggior parte dei casi attraverso i punti di controllo di frontiera ufficiali, come aeroporti o varchi terrestri, mentre per chi è destinato allo sfruttamento sessuale l’arrivo al Paese di destinazione si verifica con il passaggio lungo le rotte di migrazione “irregolare”, come quelle via mare.

Per i minori, però, spesso l’unica via percorribile, al di là dell’impiego una volta arrivati nel luogo di sfruttamento, è quella irregolare. Ancora una volta, allora, appare evidente il nesso tra flussi migratori, mancanza di canali sicuri e tratta di persone. Nel viaggio migratorio sempre più si verificano ulteriori forme di sfruttamento, quasi tragiche “tappe necessarie” al raggiungimento della destinazione.

I dati europei: la maggior parte delle vittime ha un passaporto europeo ed è impiegata nello sfruttamento lavorativo

Tra le 29.000 vittime registrate dal CTDC tra il 2017 e il 2021, i dati presentati 5 mostrano una situazione europea differente rispetto al resto del mondo. Le informazioni, che mostrano un quadro sottostimato del fenomeno, sono state raccolte durante le attività di contrasto alla tratta dell’International Organization for Migration (IOM), in raccordo con alcune organizzazioni internazionali e non governative che operano a livello territoriale.

I minori rappresentano il 16% del totale e più della metà (53%) è coinvolta nello sfruttamento lavorativo, in particolare nel settore dell’edilizia, mentre lo sfruttamento sessuale è presente nel 43% dei casi. Il dato significativo è indicato dalla provenienza delle vittime: il 92% di esse ha un passaporto europeo, il 6% proviene dal continente asiatico, mentre solo l’1% da un Paese africano. Sono numeri che mostrano una situazione a livello continentale ben differente da quella italiana, dove la tratta nigeriana e, seppur recentemente, quella da Paesi francofoni costituisce la maggior parte delle vittime inserite nel sistema antitratta.

I minori e le minori vittime della tratta in Europa sono maggiormente soggetti a forme di abuso psicologico, fisico e sessuale rispetto agli adulti. Tra i più piccoli, fino agli 11 anni di età, le vittime sono quasi in egual misura sia bambini che bambine, mentre per tutte le altre fasce d’età la prevalenza è di genere femminile, con un picco dell’85% nella fascia tra i 18 e i 20 anni.

Cosa accade nel nostro Paese?

Il fenomeno della tratta verso l’Italia, sia come Paese di transito che di destinazione, muta nelle forme di reclutamento, impiego delle vittime e nazionalità.

«Attualmente il fenomeno [della tratta verso l’Italia] è caratterizzato dalla migrazione di donne e uomini (con numeri leggermente inferiori) francofoni, in particolare dalla Costa d’Avorio e dalla Guinea. Al contrario delle ragazze nigeriane arrivate alcuni anni fa, le ivoriane sono consapevoli che la loro destinazione finale sono i Paesi francofoni, alle volte conoscono anche la città specifica da raggiungere», spiega Gianfranco Della Valle, referente del Numero Verde antitratta 6, a Save the Children. Se in passato, infatti, la maggior parte delle vittime di tratta in Italia proveniva dalla Nigeria, minorenni comprese, con 23.521 arrivi tra il 2014-2017, nei successivi quattro anni si sono registrati solo 854 arrivi.

«Siamo passati da un 80% delle potenziali vittime e da un 90% delle prese in carico di nazionalità nigeriana, ad oggi: le donne dalla Nigeria rientrano in una casistica del cruscotto (del Ministero degli Interni) che racchiude sotto il nome “Altro” le provenienze inferiori a 274 unità l’anno. Quindi sostanzialmente sono scomparse dagli arrivi e sono scomparse anche dalle strade», racconta la Pubblico Ministero della Procura di Catania Lina Trovato sulla base dei dati sui flussi migratori del Ministero degli Interni.

Resta da capire, perciò, come sia effettivamente mutato il fenomeno dello sfruttamento sessuale delle vittime di tratta in Italia: «appare difficile ipotizzare che la Nigeria sia riuscita a contrastare definitivamente il fenomeno della tratta, bloccando le partenze di tutte le vittime», continua la Pubblico Ministero Trovato. «Vi sono delle ipotesi secondo le quali le vittime potrebbero essere state indirizzate verso altri Paesi africani e asiatici, in particolare gli Emirati Arabi Uniti, dove la presenza di moltissima manodopera di sesso maschile chiamata a costruire infrastrutture e grandi opere pone le basi per creare una domanda di prostituzione e che potrebbe essere soddisfatta dalle ragazze nigeriane giunte per questo scopo».

I dati dell’Osservatorio antitratta 7 confermano questo trend: sebbene la nazionalità nigeriana si confermi sul territorio italiano la principale per numero di nuove valutazioni (31,3%), in termini relativi, rispetto alle due annualità precedenti, si è verificato un calo drastico dell’emersione relativa alla tratta dalla Nigeria, con una riduzione di 14.4 punti percentuali rispetto al 2022 e di 25.8 punti percentuali rispetto al 2021.


Fonte: Osservatorio Interventi Tratta, 2023

Probabilmente le valutazioni e le prese in carico di donne nigeriane subiranno ulteriori cali nelle annualità successive, in previsione dei dati relativi agli sbarchi nel nostro Paese. Tra le nazionalità presenti nel sistema antitratta, seguono le vittime provenienti da Costa d’Avorio (13.3%), Bangladesh (7.9%), Pakistan (7.2%) e Marocco (6.2%). La prima si inserisce ancora all’interno della cosiddetta tratta francofona, per gli altri tre, invece, si tratta principalmente di migrazione maschile inserita nelle dinamiche dello sfruttamento lavorativo.


I minori rappresentano il 5.3% delle nuove valutazioni nel corso del 2023, in aumento rispetto al 4% del 2022 e al 2.6% del 2021. L’azione di referral richiesta agli enti antitratta ha riguardato principalmente under 18 provenienti da Costa d’Avorio (19,1%), Nigeria (12,1%), Guinea (9.9%), Pakistan (7.1%), Somalia (7.1%) e Tunisia (7.1%).

Si ragiona spesso sull’importanza dei dati, sui numeri che ci permettono di comprendere quantitativamente e qualitativamente come muta un fenomeno, dove e come intervenire. I dati dell’Osservatorio antitratta costituiscono un quadro prezioso, seppur parzialmente circoscritto al lavoro degli enti antitratta sul territorio. Ciò su cui si fa fatica a intervenire sono i 50 minori che ogni giorno scompaiono dai centri di accoglienza in tutta Europa. Secondo l’ultimo report di Lost in Europe 8, nel 2023 solo in Italia sono scomparsi 10.100 minori stranieri non accompagnati. Quasi 30 al giorno.

«I minori stranieri che si allontanano sono spesso preda della malavita o di sfruttatori», ha spiegato all’Ansa Carla Garlatti, Garante nazionale dell’Infanzia. «In un centro per ragazze minorenni ci hanno raccontato di come ogni notte sparissero una o due giovani e del fatto che spesso ci fossero macchine appostate all’esterno con persone che offrivano lavoro alle ragazze». Inseriti nelle reti dello sfruttamento lavorativo e sessuale, per i minori stranieri non accompagnati in Italia e in Europa mancano progetti che lavorino in concreto sull’autonomia personale, sull’inserimento sociale e lavorativo, sull’accompagnamento psicologico attraverso un approccio etnopsichiatrico e multidimensionale.

Ripartire dalle doti di cura: il progetto Nuovi Percorsi e gli altri progetti di intervento di Save the
Children nella lotta alla tratta e allo sfruttamento

Save the Children ha avviato di versi progetti di intervento in alcune città italiane e europee. Nato nel 2021 in sinergia con il Numero Verde Antitratta, il progetto Nuovi Percorsi 9 si basa sul sostegno materiale, educativo, formativo o psico-sociale a madri (e padri, seppur più raramente) sopravvissute alla tratta e allo sfruttamento, così come ai minori che spesso le accompagnano.

Attraverso un approccio multidisciplinare, il team di Save the Children offre supporto all’iscrizione al nido o alla scuola dell’infanzia, ai campi estivi e alle attività extra-scolastiche, o fornisce voucher per beni legati alla prima infanzia. Per l’autonomia delle madri si costruiscono insieme percorsi formativi, si prevede un accompagnamento all’inserimento lavorativo o attività per il supporto psico-sociale, così come un aiuto ai bisogni abitativi temporanei. Il progetto Nuovi Percorsi da aprile 2021 a giugno 2024 ha supportato 1168 beneficiari tra cui madri, padri e minori (tra figli e MSNA).

Più recentemente Save the Children ha avviato il progetto E.V.A. (Early Identification and protection of Victims of trafficking in border Areas) 10, con lo scopo di potenziare l’identificazione precoce nelle aree di frontiera di minori e donne vittime di tratta che transitano tra Italia e Francia o Francia e Spagna. Con una durata di 24 mesi, finanziato dai fondi europei AMIF, il progetto opera attualmente a Ventimiglia, Irun e nelle città francesi di Parigi e Nimes. Il processo di identificazione precoce avviene attraverso la valutazione degli indicatori specifici che emergono durante il colloquio con le potenziali vittime, in particolari zone già sensibili ai flussi migratori misti.

«Da ottobre 2023 a giugno 2024, il progetto ha raggiunto 530 beneficiari, tra cui minori soli, ragazze e madri con figli potenziali vittime di tratta, tramite attività di primo contatto, informativa antitratta e risposta ai bisogni primari; di questi, 126 sono stati successivamente pre-identificati come potenziali vittime di tratta e 45 riconosciuti come vittime e inseriti in programmi di protezione nei tre Paesi d’intervento», spiega Save the Children.

Con Vie d’Uscita 11, attivo dal 2012, in Veneto, Piemonte e Liguria lo scopo è garantire l’emersione, la protezione e l’empowerment a minori e neomaggiorenni sopravvissuti o a rischio tratta e sfruttamento. Nel corso del 2023 e nei primi cinque mesi del 2024 sono stati raggiunti un totale di 591 beneficiari, per la maggior parte di sesso femminile (60%).

Il progetto Liberi dall’Invisibilità 12 interviene invece a Marina di Acate, in provincia di Ragusa, una zona in cui il caporalato e lo sfruttamento agricolo nelle coltivazioni in serre è spesso l’unica opportunità disponibile. Anche in questo caso, lo scopo di Save the Children in rete con altri enti del territorio è quello di prevenire la tratta e lo sfruttamento e favorire l’inclusione di tutti i minori e le famiglie della Provincia di Ragusa. Da maggio 2022 a giugno 2024 sono state supportate 2.242 persone, di cui il 56% minori, attraverso iniziative volte a garantire il diritto allo studio e l’inclusione scolastica.

I progetti di Save the Children, il lavoro del Numero Verde Antitratta così come quello dei singoli enti sui territori costituiscono interventi preziosi quotidiani sui territori. Servizi che vengono resi però insostenibili da parte di chi, come il Dipartimento per le Pari Opportunità, taglia fondi e invia i pagamenti previsti dai progetti nazionali con mesi di ritardo 13.

Depotenziare il sistema antitratta, oltre a mettere a rischio il lavoro di centinaia di operatori e operatrici qualificate, significa abbandonare migliaia di vittime di sfruttamento e tratta alle reti in cui sono già inserite, o in cui potrebbero tornare.

  1. Leggi in rapporto integrale ↩︎
  2. I dati più recenti sono stati pubblicati all’interno del Report Global Estimates of Modern Slavery (2022) ↩︎
  3. Le testimonianze in forma anonima sono contenute all’interno del Report Piccoli Schiavi Invisibili (2024) realizzato da Save the Children ↩︎
  4. Il database CTDC è stato realizzato da diverse organizzazioni internazionali, tra cui l’OIM, l’ILO e l’Organizzazione Non Governativa Polaris, con lo scopo di mettere in condivisione i dati disponibili per fornire una panoramica del numero di sopravvissuti e sopravvissute di tratta a livello globale. Il portale è disponibile a questo link ↩︎
  5. Consulta le tabelle ↩︎
  6. Il Numero Verde 800 290 290 (maggiori info qui) ↩︎
  7. Le attività del numero verde nazionale antitratta: Report 2023 ↩︎
  8. Lost in Europe, un progetto giornalistico transfrontaliero che indaga sui minori migranti scomparsi in Europa, ha scoperto una cifra scioccante: 51.433 bambini scomparsi dopo essere arrivati nei Paesi europei tra il 2021 e il 2023 ↩︎
  9. La pagina del progetto ↩︎
  10. La pagina del progetto ↩︎
  11. La pagina del progetto ↩︎
  12. La pagina del progetto ↩︎
  13. La tratta di esseri umani non è una priorità: enti senza pagamenti da 16 mesi, La Stampa (luglio 2024) ↩︎

Albertina Sanchioni

5/9/2024 https://www.meltingpot.org

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