Povertà ai massimi storici, per il secondo anno di fila
Le stime definitive sulla povertà in Italia nel 2021 elaborate dall’ISTAT e pubblicate lo scorso 15 giugno confermano sostanzialmente le stime preliminari dello scorso marzo. Se nel 2019 si iniziavano ad intravvedere alcuni primi effetti legati all’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà (prima il REI, poi il Reddito di Cittadinanza), con una riduzione dell’incidenza della povertà assoluta al 6,4% – il valore più prossimo a quello del quadriennio 2013-2016 –, nel 2020 gli effetti economici del Covid-19 hanno portato ad una nuova esplosione del fenomeno e all’introduzione di alcuni cambiamenti strutturali tra le famiglie in condizioni di povertà.
Vediamo di seguito i principali dati, distinti tra povertà assoluta e relativa.
Povertà assoluta stabile, ma preoccupano le condizioni di alcuni gruppi di popolazione
Come durante l’anno della pandemia, nel 2021 le famiglie in povertà assoluta residenti in Italia sono poco più di 1,9 milioni (pari al 7,5%) per un totale di circa 5,6 milioni di individui (9,4%). Nonostante la ripresa economica (PIL +6,6%), l’incremento più contenuto della spesa per consumi delle famiglie meno abbienti (+1,7%) e la ripresa dell’inflazione (+1,9%) – senza la quale la quota di famiglie in povertà assoluta sarebbe scesa al 7% e quella degli individui all’8,8% – sono i principali fattori esplicativi di tale stabilità. Invariata al 18,7% anche l’intensità della povertà assoluta, che misura in termini percentuali quanto la spesa mensile delle famiglie povere sia in media al di sotto della linea di povertà, ossia “quanto poveri sono i poveri”.
Seppur tendenzialmente stabili, preoccupano in particolar modo le condizioni delle:
- Famiglie residenti nel Mezzogiorno
Nel 2021 l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno, dove sale dal 9,4% del 2020 al 10%, mentre scende significativamente al Nord, passando dal 7,6% al 6,7%. Queste differenze possono essere dovute al fatto che la ripresa economica sia stata più forte al Nord rispetto al Sud, così come i lockdown, la pandemia e il conseguente significativo crollo dell’occupazione avevano nel 2020 inciso maggiormente sulle Regioni settentrionali. Nel corso dell’ultimo anno si ristabilisce inoltre l’ugual distribuzione delle famiglie povere del nostro Paese tra Nord (42,6%) e Mezzogiorno (42,2%), in opposizione alla dinamica registrata nell’anno della pandemia che aveva portato ad una maggior concentrazione delle famiglie povere al Nord (47%) rispetto al Mezzogiorno (38,6%).
- Famiglie giovani e numerose
È noto come la povertà familiare sia strettamente connessa all’età della persona di riferimento e al numero di componenti il nucleo. Il fenomeno presenta infatti:
- un andamento decrescente all’aumentare dell’età della persona di riferimento: nel 2021 la povertà assoluta riguarda il 9,4% delle famiglie con persona di riferimento tra i 18 e i 34 anni, e il 9,9% di quelle con capofamiglia tra i 35 e i 44 anni, che registrano i valori più alti per fascia d’età; i numeri più bassi si rilevano invece nelle famiglie in cui la persona di riferimento è over 64enne (3,6%);
- un andamento crescente all’aumentare del numero di componenti: nel 2021 la povertà assoluta raggiunge l’11,6% tra le famiglie con quattro componenti e il 22,6% tra quelle con cinque e più; segnali di miglioramento provengono invece dalle famiglie di tre (dall’8,5% al 7,1%) e di due componenti (dal 5,7% al 5%). Il disagio è poi più marcato per le famiglie con figli minori, per le quali l’incidenza della povertà assoluta passa dall’8,1% delle famiglie con un solo figlio minore al 22,8% di quelle che ne hanno più di tre, quasi il triplo. Valori elevati si registrano anche nelle situazioni in cui coabitano più nuclei familiari (16,3%).
- Famiglie con minori
Nel 2021 sono in condizioni di povertà assoluta 1 milione e 382 mila minori – circa 200 mila bambini e ragazzi in più rispetto al 2019 –, registrando un’incidenza del 14,2%, che sale al 16,1% nel Mezzogiorno. Nel confronto con il 2020, le condizioni dei minori risultano pressoché stabili a livello nazionale, ad eccezione del peggioramento osservato per i bambini dai 4 ai 6 anni (dal 12,8% al 15,4%).
Le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori sono quasi 762 mila, con un’incidenza stabile del 12,1% e con una maggior concentrazione delle aree metropolitane (13,2%). L’incidenza della povertà assoluta aumenta al crescere del numero di figli minori presenti in famiglia, passando dal 6% nelle coppie con un solo figlio minore fino a raggiungere il 20,4% nelle coppie con tre o più figli minori, più di tre volte tanto. Particolarmente problematica è poi la situazione delle famiglie con minori in cui la persona di riferimento è in cerca di occupazione: l’incidenza della povertà assoluta è in questo caso pari al 27,2%, che scende al 9,5% in caso di capofamiglia occupato. Un altro ruolo decisivo è giocato dalla cittadinanza: si attesta all’8,3% l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con minori composte solamente da italiani, che sale fino a circa quattro volte tanto, arrivando al 30,7% nel caso di famiglie miste e addirittura al 36,2% (+7,6 punti percentuali rispetto al 2020) tra quelle composte unicamente da stranieri.
- Famiglie straniere
Gli stranieri in povertà assoluta nel 2021 sono più di 1 milione e 600 mila, con un’incidenza pari al 32,4%, oltre quattro volte superiore a quella registrata tra gli italiani. Rispetto al 2020, si rileva un incremento del fenomeno tra gli stranieri residenti sia nel Centro (27,5%) che nel Mezzogiorno (40,3%).
Per le famiglie con almeno uno straniero l’incidenza di povertà assoluta è pari al 26,3%, che sale al 30,6% per quelle composte esclusivamente da stranieri (+5,3 punti percentuali rispetto al 2020). Ancora una volta, l’incidenza più elevata si registra nelle Regioni del meridione, con quote di famiglie di soli stranieri in povertà oltre quattro volte superiori a quelle delle famiglie di soli italiani (rispettivamente 37,6% e 8,8%). Come già accennato, risulta in forte crescita la povertà assoluta tra le famiglie straniere con minori e tra quelle in cui la persona di riferimento è in cerca di occupazione, la cui incidenza passa dal 29,1% del 2020 al 43,5%, coinvolgendo oltre 74 mila famiglie.
- Famiglie in affitto
È noto come l’incidenza della povertà vari anche a seconda del titolo di godimento dell’abitazione in cui si vive, generando situazioni maggiormente critiche coloro che vivono in affitto, tendenzialmente giovani (anche con figli minori) e stranieri. Le oltre 889 mila famiglie povere in affitto nel 2021 rappresentano il 45,3% di tutte le famiglie povere, con un’incidenza di povertà assoluta pari al 18,5% (contro il 4,3% di quelle che vivono in abitazioni di proprietà). Anche in questo caso, le famiglie in affitto residenti nel Mezzogiorno mostrano valori nettamente superiori alla media nazionale, pari al 22,4% (contro il 17,6% del Nord).
Povertà relativa in crescita, ma sotto controllo
Nel 2021, l’incremento relativamente contenuto della spesa delle famiglie meno abbienti e la crescita più consistente per le famiglie con alti livelli di consumo favoriscono un aumento generalizzato dell’incidenza della povertà relativa, ampliando la distanza tra le famiglie che spendono di più e quelle che spendono di meno. Le famiglie in condizioni di povertà relativa in Italia sono circa 2,9 milioni (l’11,1%, contro il 10,1% del 2020) per un totale di quasi 8,8 milioni di individui (14,8%, contro il 13,5%). Rispetto all’anno della pandemia, anche l’incidenza della povertà relativa aumenta soprattutto nel Mezzogiorno, sia dal punto di vista familiare che individuale, mentre la sua intensità rimane stabile intorno al 21,7%, ma sempre con valori più elevati al Sud (23,2%). Le Regioni che registrano i valori più alti di povertà relativa sono Puglia (27,5% contro il 18,1% del 2020), Campania (22,8%) e Calabria (20,3%), mentre Trentino-Alto Adige (4,5%), Friuli-Venezia Giulia (5,7%) e Lombardia (5,9%) presentano i valori più bassi.
In generale, risulta interessante rilevare come nel 2021 la variazione dell’incidenza della povertà relativa (+1 punto percentuale rispetto al 2020) sia di segno opposto rispetto a quella osservata lo scorso anno (-1,3 punti percentuali rispetto al 2019). La motivazione è da attribuire alle modalità di calcolo della stessa: mentre la povertà assoluta viene misurata sulla base della spesa sostenuta dalle famiglie per l’acquisto di un paniere ‘minimo’ di beni ritenuti essenziali ed è parametrata sulla base della composizione familiare e dell’area geografica di riferimento, la povertà relativa viene definita a partire da una soglia convenzionale minima, misurata in termini di spesa media pro-capite al di sotto della quale una famiglia di due componenti viene definita relativamente povera. Nel 2021 tale soglia è stata calcolata pari a 1.048,81 euro, valore nettamente superiore ai 1.001,86 euro del 2020. L’innalzamento della soglia – in parziale continuità con i valori registrati nel 2019 – spiega così il ritorno nella condizione di povertà relativa di una quota di famiglie che nel corso del 2020 sembravano essere uscite da tale situazione.
L’incidenza della povertà relativa cresce soprattutto per le famiglie monocomponente (dal 4,5% al 5,7%), in particolare se residenti nel Mezzogiorno (dal 9,1% al 12,2%): colpite anche le persone sole over 65enni, che registrano un’incidenza del 6,6% (contro il 4,4% del 2020), che sale al 13,7% nel Sud. In sofferenza le famiglie con tre o più figli minori, che mostrano un’incidenza della povertà relativa quasi tre volte superiore a quella media nazionale (31,9%), le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (30,1%) e quelle con almeno uno straniero (30,4%).
Eleonora Gnan
30/6/2022 https://welforum.it/
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