Povertà, debito, depressione, conflitto sociale, pandemia
Lo sviluppo della pandemia da Sars-COv-2 detta Covid-19 – prima e seconda ondata – ha colpito duramente l’economia globale, sia pure in modo diseguale, ha modificato i flussi finanziari e gli equilibri strategici, gli stati sono intervenuti per sostenere il cielo economico, aumentando il debito pubblico, si sono esasperati conflitti a livello internazionale si è espansa e aggravata la condizione di povertà di larghe masse.
La Cina, da cui la pandemia ha avuto origine, a differenza del resto del mondo ne è uscita, le previsioni per l’anno 2020 sono di una crescita superiore al 2%, con la ripresa della crescita dal secondo trimestre 20201 ed un un terzo quadrimestre con crescita 4,9%.2 Il dato più rilevante è il cambio di strategia economica a lungo termine cui la Cina si sta avviando detta della ‘doppia circolazione’3, che punta alla crescita del mercato interno realizzando un ‘disaccoppiamento’ dal mercato mondiale, con uno sviluppo dei consumi interni che ora contano per il 40% del PIL. Strategia di non certo facile attuazione, ma che può contare sul ruolo delle imprese pubbliche.
“Per quanto riguarda ancora le imprese pubbliche, dopo un lungo periodo in cui il loro peso tendeva a ridursi, in particolare dall’avvento di Xi nel 2012 tale tendenza si è andata rovesciando. Esse assumono sempre più ormai un ruolo guida, nell’ambito del ritorno ad modello di sviluppo dominato dallo Stato centrale. Una fonte stima così che il settore pubblico contribuisca oggi al 50% della produzione e al 40% dell’occupazione e dei profitti totali delle imprese del Paese, mentre tende ad assumere un ruolo guida nell’economia (Gabriele, 2020). La scommessa principale è quella di migliorare ancora i loro risultati di mercato, tecnologici, finanziari.”4
Povertà, alcuni dati e politiche nel mondo
In India negli ultimi 5 mesi Mukesh Ambani, L’uomo più ricco dell’Asia, presidente del Reliance group, ha accumulato oltre 48 miliardi di dollari secondo il Bloomberg Billionaires Index. Nello stesso tempo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha stimato che circa 400 milioni di lavoratori nel settore informale dell’economia dell’India sono a rischio di piombare in una condizione di povertà ancora più profonda.5, Commissione Europea6 prospettano una modifica delle politiche di austerità e di ristrutturazione del debito punitiva in favore invece di un aumento della spesa pubblica in deficit.
Anche nel Fondo Monetario si comincia a mettere in discussione le politiche di ristrutturazione del debito della crisi 2011-2012, sulla base delle valutazioni e previsioni del World Economic Outlook7 responsabile della politica fiscale del Fondo, ha detto al Financial Times.((https://www.ft.com/content/722ef9c0-36f6-4119-a00b-06d33fced78f))
Il revisore interno del Fondo ha successivamente valutato di essere stato troppo veloce nel sostegno dato alle misure di austerità nel 2010-11 e l’Fmi ora ha sostanzialmente rivisto le sue indicazioni. L’Fmi ha sottolineato che, questa volta, occorre fare di più per favorire una ripresa forte prima di considerare lo stato di salute delle finanze pubbliche dei paesi. Gaspar ha, infine, affermato: “Riteniamo che ci sia il rischio che si ritirino prematuramente gli aiuti fiscali e i politici che possono scegliere, farebbero bene a essere molto cauti e mantenere gli aiuti fiscali fino a quando la ripresa non si assesterà su una base solida e gli impatti a lungo termine del Covid-19 non saranno sotto controllo”.
Emergenze democratiche, emotive e psicologiche
Le conseguenze e le trasformazioni indotte riguardano anche gli assetti istituzionali, gli equilibri politici assieme al sentire, all’equilibrio piscologico di persone e comunità. Nell’evento politico più atteso le elezioni presidenziali americane (USA) la gestione della pandemia – 220.000 morti oltre 8 milioni di contagiati- ha un peso rilevante, con il presidente Trump contagiato assieme alla sua famiglia con una folla di no-mask trai suoi seguaci Una parola ha attraversato le cronache di tutto il mondo, tradotta o meno, lockdown, vale a dire l’intervento brutale nella vita sociale ed economica dei governi che hanno rinchiuso i propri cittadini, limitato i loro movimenti, provocato la riduzione ai minimi termini di intere filiere economiche, in particolare logistica, turismo, commercio e servizi, provocato il crollo del prodotto nazionale. All’ordine del giorno in Francia e in Italia una nuova pratica il coprifuoco, in Francia in otto aree metropolitane((https://www.gouvernement.fr/info-coronavirus)), in Italia in Lombardia e Campania e probabilmente a seguire in altre regioni e infine a livello nazionale. Dell’irrilevanza del coprifuoco notturno rispetto alle fonti di contagio molti hanno già detto e non c’è nulla da aggiungere. Siamo in presenza di una linea di condotta ondivaga, che si barcamena tra l’orizzonte della recessione economica e quella dell’esplosione degli effetti più gravi della pandemia in termini di ricoveri e decessi. Purtroppo la mancanza di una strategia efficace, per quanto riguarda il nostro paese, ha origine nel mancato contenimento del contagio in quel della Val Seriana, in particolare negli ospedali dove il contagio si era manifestato, nello stato delle strutture sanitarie ed il mancato investimento in strutture e personale sin dai primi accenni di sviluppo della pandemia.
Macroscopica è la mancanza di intervento nel settore dei trasporti, fonte primaria del contagio segnalata sin dai primi giorni dal CTS nazionale. Stiamo parlando di una serie di misure, che non fanno paerte di un intervento di sistema unitario per fronteggiare un fenomeno, la pandemia, la cui diffusione è il prodotto di tutte le forme di relazione sociale correlate e intrecciate tra loro.
Come abbiamo già avuto modo di dire, c’è una contraddizione lampante tra l’incapacità di operare secondo una logica di sistema – che si basa innanzitutto sulla condivisione e circolazione di informazioni verificate e certificate, su una delega di responsabilità e capacità di azione sorretta da un coordinamento efficace e da linee di zione chiare – e la pretesa di operare con limitazioni drastiche delle libertà di movimento e di azione. Il tutto peraltro inficiato da un federalismo spurio ed imperfetto che porta quelle trattative da governo e regioni, la cui inconsistenza è stata alla base del mancato intervento in Val Seriana, oltre alle specifiche mancanze del governo politico e della sanità in Lombardia.
Il carattere simbolico ed intimidatorio del coprifuoco notturno dalle 23, fa il paio con le dichiarazioni in una intervista del ministro Speranza che legittimavano l’intervento della forza pubblica nelle case di cittadini, segno di una sorta di disperazione dei pubblici poteri e del governo di questa nazione, che incapaci di veri e soprattutto tempestivi interventi strutturali si affidano alla buona condotta dei cittadini, i quali peraltro nella stragrande maggioranza oggi circolano con la mascherina sul volto ed evitano assembramenti, anzi li eviterebbero se non ci fossero costretti come sui mezzi di trasporto. La condotta ondivaga delle politiche di contenimento della pandemia è alla base dei più che prevedibili ‘comportamenti estivi’ che sono stati alla base della ripresa del contagio.
Le cronache del ricorso – tardivo – su larga scala della somministrazione dei tamponi e del tracciamento dei contatti rivelano la diversa capacità ed efficienza dei servizi sanitari regionali e contribuiscono alla condizione di ansia e incertezza dei cittadini. Non c’è nulla di peggio del sentirsi scaricata addosso sul piano personale tutta la responsabilità del diffondersi del contagio senza sentirsi difesi da politiche pubbliche efficaci da istituzioni funzionanti mentre si scrutano i dati dei bollettini quotidiani dei contagi e dei ricoveri. La condizione di ansia e di incertezza attuali si sommano alle manifestazioni di vera e propria depressione che si sono generate nel periodo di quarantena totale. Si salda allora la condizione esistenziale della persona nel suo sentire individuale e collettivo e quella di cittadino incapace di esercitare i propri diritti di poter partecipare costruttivamente ai processi decisionali ed alla realizzazione di pratiche collaborative tra icittadini stessi, in tutti i ruoli ricoperti nella società, e tra cittadini ed istituzioni, basate su una effettiva condivisione delle informazioni e delle conoscenze.
Emergenza democratica, organizzazione dei lavoratori e conflitto sociale
Siamo in presenza di una emergenza democratica che viene da lontano, strutturale, radicata nei meccanismi istituzionali e della partecipazione democratica e nella organizzazione complessiva dei rapporti sociali e produttivi. Spicca la mancanza di una radicata organizzazione dei lavoratori capace di intervenire in modo sia conflittuale che propositivo, aggregando le diverse condizioni lavorative da quelle più stabili e organizzate a quelle più precarie e disperse.
Dalla questione delle condizioni di sicurezza sul posto di lavoro sino ad una vera e propria riorganizzazione del modo di produrre nelle nuove condizioni, dall’organizzazione sanitaria a quella dei trasporti e della scuola, la voce dei lavoratori non si è sentita se non nelle inchieste televisive.
L’organizzazione dei lavoratori è ancora oggi, pure nelle mutate condizioni di organizzazione del lavoro stesso, rimane uno strumento fondamentale per intervenire attraverso il conflitto nella vita sociale, per imporre trasformazioni necessarie, anche per raggiungere l’obiettivo del “reddito di base universale e incondizionato come diritto universale” indispensabile negli attuali rapporti sociali di produzione e specificamente dentro la crisi attuale. Peraltro non esiste oggi alcun movimento che abbia in sé la sintesi di un programma di trasformazione, in questi anni abbiamo conosciuto diverse fasi di mobilitazione sociale e movimenti, ultimo ma non ultimo per importanza, quello per una trasformazione del modello economico per contrastare il cambiamento climatico. Tuttavia, va ribadito, la mancanza di una forte e diffusa organizzazione dei lavoratori, è un elemento di debolezza sostanziale di qualsiasi mobilitazione. A fronte di questo sta poi la necessità di un salto di qualità, di un coordinamento dei mille movimenti, associazione e comitati che sui territori del nostro paese si sono costituiti ed operano per la difesa delle condizioni di vita delle comunità che quei territori abitano.
Un quadro certamente complesso in cui si devono ricercare, da cui devono emergere le risorse per un cambiamento radiale della nostra società, per ribaltare quella emergenza democratica che è il frutto velenoso della condizione complessiva della nostra società, manifestazione politica e culturale di quella stagnazione economica e sociale che ci affligge da lungo tempo.
- https://www.ft.com/content/22108ddd-3280-4013-bcd8-1adc9e6ae13d[↩]
- https://www.globaltimes.cn/content/1203878.shtml[↩]
- https://www.reuters.com/article/china-economy-transformation-explainer-idUSKBN2600B5[↩]
- https://sbilanciamoci.info/leconomia-cinese-dopo-il-covid-19/)). Negli USA gli effetti profondi della pandemia che non accenna a rallentare nel suo sviluppo, e i bassi tassi monetari sui mercati finanziari hanno spinto il tesoro ad indebitarsi per sostenere l’economia. “NEW YORK – Tremila e cento miliardi di dollari. A tanto ammonta il deficit del bilancio federale degli Stati Uniti. Un valore più che triplicato nell’ultimo anno fiscale a causa dei piani di aiuti per limitare gli effetti della pandemia del coronavirus sull’economia della prima potenza mondiale. Il deficit Usa è salito ormai al 16% rispetto al Prodotto interno lordo americano nell’anno terminato a settembre, dicono i dati del Dipartimento al Tesoro.
Si tratta della percentuale più elevata dal 1945, l’anno della fine della Seconda Guerra mondiale. Il rapporto deficit/Pil alla fine della crisi finanziaria del 2009 era attorno al 10%, ed era diminuito in maniera considerevole nel 2015. (…) Secondo il Tesoro, la spesa federale nel complesso è salita del 47,3%, a 6.550 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2020, spinta dai sussidi di disoccupazione e dagli aiuti alle piccole e medie imprese approvati da Trump e dal Congresso a fine marzo con gli oltre 2.200 miliardi di dollari di stanziamenti del Cares Act.”((https://www.ilsole24ore.com/art/coronavirus-deficit-triplicato-stati-uniti-nuovi-poveri-sono-8-milioni-AD6hXiw[↩] - https://thediplomat.com/2020/09/indias-rich-prosper-during-the-pandemic-while-its-poor-stand-precariously-at-the-edge/)). L’economia dell’India che stava conoscendo un brusco rallentamento è stata colpita duramente dalla pandemia. Il lockdown, imposto dal 24 marzo al 3 maggio, seguito comunque da misure restrittive locali, che ha colpito industrie e trasporti ha tolto il lavoro a più di 121 milioni di lavoratori nel mese di aprile, compresi 91 milioni di lavoratori a contratto quotidiano nel settore informale nel giro di un mese, secondo il Centre for Monitoring the Indian Economy (CMIE) data.(( https://www.cmie.com/kommon/bin/sr.php?kall=warticle&dt=2020-08-18%2011:02:19&msec=596)). La ripresa successiva non è stata sufficiente a risalire la china e comunque ne risultano esaltate le diseguaglianze. In India solo il 21% della forza lavoro è composta da lavoratori salariati e sono più garantiti rispetto a chi è impiegato nel settore informale, nel contempo una volta persi sono più difficili da recuperare. Negli Stati Uniti “Fino a maggio oltre 18 milioni di persone hanno evitato la povertà grazie agli aiuti federali del Cares Act, secondo la Columbia. “Il Cares Act è stato un successo – spiega Zachary Parolin, uno degli autori dello studio – ma ora è terminato e molte persone hanno scoperto la povertà. (…) Almeno un terzo dei disoccupati non ha ricevuto l’assegno federale, tutti i lavoratori irregolari, senza documenti, i più svantaggiati, non avevano i requisiti per presentare le domande. E tra gli aventi diritto, sempre secondo lo studio della Columbia, almeno il 30% non ha ricevuto l’assegno del governo, famiglie troppo povere per presentare la dichiarazione dei redditi.”((https://www.ilsole24ore.com/art/coronavirus-deficit-triplicato-stati-uniti-nuovi-poveri-sono-8-milioni-AD6hXiw)) Cambiano gli orientamenti sulle politiche di austerità? Di fronte ai crolli delle economie sotto i colpi della pandemia ed alla minaccia di una durevole recessione in molti paesi, gli organi sovranazionale Fondo Monetario, Banca Mondiale((https://www.universalpersonality.com/borrow-to-fight-economic-impact-of-pandemic-says-world-banks-chief-economist/[↩]
- https://www.huffingtonpost.it/entry/i-tecnici-di-bruxelles-chiedono-alla-commissione-di-seppellire-alla-svelta-il-patto-di-stabilita_it_5f8ee30dc5b66ee9a5f37edb?fbclid=IwAR0skR5cQRDCTtQTMIMWUvdNhon1ShQzdEJAw2tgK_6FkGDOE0-DV0cv59I[↩]
- https://www.imf.org/en/Publications/WEO/Issues/2020/09/30/world-economic-outlook-october-2020)), presentato nel blog del FMI((https://blogs.imf.org/2020/10/13/a-long-uneven-and-uncertain-ascent/)). Come dice in particolare Vitor Gaspar(((https://www.collettiva.it/copertine/internazionale/2020/10/16/news/il_virus_che_soffoca_il_mondo-427939/[↩]
Roberto Rosso
21/10/2020 https://transform-italia.it
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