Povertà: i nuovi media ci rendono senza potere
Il rapporto Oxfam sull’enorme divario economico nel mondo deve portarci a seminare consapevolezza critica, dice padre Alex Zanotelli. È un compito molto difficile, perché l’informazione è sempre più “a canali unificati”.
La popolazione mondiale si sta impoverendo a un ritmo senza precedenti, mentre la ricchezza rimane nelle mani di un’élite molto ristretta. L’ultimo rapporto Oxfam prevede che di questo passo avremo il primo trilionario della storia entro i prossimi dieci anni. Parliamo di questo fenomeno con padre Alex Zanotelli, membro dei Missionari Comboniani di Verona. Ha vissuto prima in Sudan, poi nelle baraccopoli di Nairobi, ed è tornato in Italia una decina di anni fa per vivere nel quartiere Sanità di Napoli, da dove è leader della lotta civile. È autore di numerosi libri e fondatore di movimenti italiani dedicati alla concordia sociale e all’uguaglianza.
Che impressione ha avuto da quanto emerso dal report di Oxfam?
Devastante. Il divario, che lascia senza parole, è reso perfettamente da quello che loro usano come simbolo iniziale nel rapporto: i cinque più grandi miliardari del mondo hanno raddoppiato la loro ricchezza, mentre 5 miliardi di persone sono diventate più povere. Abbiamo davanti un sistema che permette al 10 % della popolazioje di 8 miliardi di persone, di consumare l’89% dei beni prodotti su questo pianeta. Questo disequilibrio è in atto da un po’ di tempo ma ora sta accelerando pericolosamente.
Il mondo è in mano alle grandi aziende e i governi, che pur dovrebbero rappresentare gli interessi della popolazione, sembra non facciano nulla per contrastare questo fenomeno. Perché?
Le nostre cosiddette democrazie occidentali sono tutte in crisi. Basta osservare quanto accade negli Stati Uniti. I nostri governi sono prigionieri del sistema economico finanziario, cioè prima di tutto delle banche e poi delle grandi multinazionali. L’incapacità dei governi di decidere su questioni vitali diventa sempre più evidente. Abbiamo assistito al fallimento della Cop28, il cui risultato è che dobbiamo aspettare fino al 2050 prima di un cambiamento nonostante ci stiamo dirigendo a tutta velocità verso il disastro ecologico e l’estate incandescente.
Come siamo arrivati a questo trasferimento di potere? Sono forse mancati governi più coraggiosi?
È stato un lento cammino ed è avvenuto quasi senza che noi ce ne accorgessimo. Il dramma è che oggi siamo liberi di eleggere chi vogliamo, ma una volta arrivati al potere i rappresentanti politici hanno le mani legate. Su questo dobbiamo riflettere e trovare un cambiamento. Altrimenti non si potrà evitare né la guerra nucleare, né la catastrofe ambientale.
Come si può realizzare un vero cambiamento?
Occorre incominciare dal basso. Io sono un missionario, un prete, ma sono molto critico anche con la mia chiesa. Abbiamo un Papa che è davvero un profeta più che un Papa e che ci ha indicato le strade da intraprendere, ma il messaggio non è passato, trovo un’enorme resistenza da parte di tutti. Bisogna coscientizzare la gente per aiutarla ad avere una visione critica della realtà. Tuttavia qui sorge un grosso problema. I bellissimi mezzi di comunicazione che sono stati inventati stanno portando ad un intontimento psichico generalizzato. Nel libro “Il capitalismo della sorveglianza” di Shoshana Zuboff la questione viene posta in modo molto chiaro: se il capitalismo industriale ha fatto così tanto male alla alla natura, quanto male potrà fare il capitalismo della sorveglianza alla natura umana?
L’informazione, anche il nostro giornalismo, è profondamente legata a questo sistema, per cui c’è un’unica narrativa sulle cose. Ciò impedisce una vera presa di coscienza. Si può contrastare attraverso piccole realtà: gruppi o comunità che formano quello che Papa Francesco chiama grandi movimenti popolari, in grado di scuotere questi sistemi di governo.
Sappiamo che fra i più multimiliardari citati nel report, ci sono dei “guru” dei nuovi mezzi di comunicazione. Qual è il loro impatto nel mondo?
Non controllano “solo” l’informazione, ma spesso contribuiscono direttamente alle divario economico, alla disugualianza nel mondo. Impiegano forza lavoro nel paesi in via di sviluppo sfruttandola e sottopagandola. E la questione della nuova comunicazione si complica anche in prospettiva. Se il mondo è “destinato” ad essere tutto connesso attraverso la rete, presto non sapremo prendere l’energia necessaria a tenere in piedi il sistema.
Povertà significa anche migrazione. Come l’hanno gestita nel tempo i governi italiani?
Un po’ tutti i Governi, di sinistra o di destra, hanno perseguito una politica razzista ed escludente nei confronti degli immigrati. A cominciare da una Turco-Napolitano, passando dalla Bossi-Fini e avanti con i decreti di Minniti e poi di Salvini. Si tratta di una mentalità per la quale la migrazione è vista come una minaccia, non come un’importante occasione. C’è la paura dell’altro, sia esso musulmano o in generale di colore. Ma siamo ad un bivio: o il mondo diventerà un’umanità al plurale o siamo destinati a sbranarci vicendevolmente.
L’Italia è agli ultimi posti per quanto riguarda la distribuzione dei redditi. Come si può invertire la rotta?
Una delle soluzioni è quella di una tassa patrimoniale Lo scopo dello Stato dev’essere quello di distribuire perché tutti possnao avere una vita degna di essere vissuta. In pratica serve un governo coraggioso, che sia capace di obbedire alla Costituzione. Vedo ormai ovunque l’enorme sofferenza di chi non ce la fa più economicamente. La tensione crescente può portare allo scoppio di disordini e proteste come quelle che abbiamo visto in Germania, con gli agricoltori che protestano per l’inflazione impazzita.
Le elezioni europee si avvicinano. Ci sono delle personalità politiche potenzialmente portatrici di un cambiamento?
In Europa sta marciando quello che io chiamo il senso di suprematismo bianco. C’è il rifiuto dell’altro. E questo è che e questo che alla base dell’ultradestra su cui poggia e su cui riesce a vincere. Noi occidentali ci portiamo dentro questo problema. Siamo convinti che abbiamo la civiltà, la cultura, la religione che ci hanno dato poi “la base giuridica” o teorica per colonizzare il mondo per 500 anni. Temo che l’Europa andrà sempre peggio e che serva una rivoluzione culturale nella quale le religioni e le chiese dovranno svolgere un grosso ruolo educativo che ancora non non hanno assunto.
Da Atlasofwars.com
28/1/2024 https://www.unimondo.org/
Immagine: Immagine: Oxfamitalia.org
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