Presepe palestinese con 25 mila bambini orfani
«All’ospedale dei Martiri di Al Aqsa, uno dei pochi operativi a Gaza, arrivano sempre tanti bambini. Sono feriti, talvolta gravi. Oltre alle disabilità con cui buona parte di loro dovranno convivere per il resto della vita, quanto stanno soffrendo resterà scolpito dentro di loro per sempre». Cronaca di Michele Giorgio da Gerusalemme, su ‘Pagine Esteri’.
Morti, feriti, menomati
Secondo un rapporto di ‘Euro-Med Human Rights Monitor’, circa 25.000 bambini di Gaza hanno perduto uno o entrambi i genitori. E 640mila non hanno più una casa. La ong ritiene che il numero totale di bambini e ragazzi morti superi i 10.000 poiché i corpi di tanti minori non sono stati recuperati dalle macerie.
Sopravvissuti orfani
Tanti di quei 25mila bambini ancora precariamente vivi, dovranno crescere da soli, nel migliore dei casi affidati a qualche parente, più probabilmente a una istituzione. E la cronaca di Michele Giorgio, che cerca di tenere un tono composto, ti torce le budella o qualcosa d’altro che, tra tante brutalità quotidiane, ancora conserviamo dentro. «Di molti bambini che portati qui all’Ospedale dei Martiri di Al Aqsa, non conosciamo neppure i nomi. Scriviamo ‘sconosciuti’ sui loro file finché uno dei loro parenti arriva e li riconosce, ma non avviene sempre», spiega il dottor Younis al-Ajla.
«Durante i bombardamenti tanti bambini estratti vivi dalle macerie sono stati portati di corsa agli ospedali dai soccorritori e ora è difficile dar loro un nome. I piccoli sono soli e in non pochi casi non sanno ancora che la loro famiglia non c’è più».
La scoperta di Khan Yunis
Nel sud della striscia e a sud di Gaza, abbiamo scoperto che esiste una seconda città palestinese sulla scia dell’offensiva israeliana. La città di Khan Yunis dove i combattenti di Hamas, quelli veri, si oppongono con ogni arma disponibile all’avanzata dei mezzi corazzati , e la tragedia torna ad assomigliare ad una folle competizione tra adulti e non solo ad una macelleria indiscriminata su donne e bambini.
L’affogati con l’acqua di mare
Israele nel frattempo, con l’utilizzo di enormi pompe, ha cominciato ad allagare le gallerie sotterranee di Hamas con l’acqua di mare. Con questo ritiene di poter costringere alla resa comandanti e militanti del movimento islamico nascosti sottoterra. Ma è molto alto il rischio che l’acqua salata comprometta la falda acquifera di Gaza riducendo ulteriormente la già insufficiente disponibilità di acqua potabile per la popolazione.
Non sono bombe o cannonate
A Gaza i civili non muoiono solo per i bombardamenti e le cannonate ma anche per mancanza di assistenza medica e per la gravità di ferite che non possono essere curate negli ospedali ancora operativi ma poco attrezzati. Tra i più penalizzati ci sono gli ammalati oncologici. Il cancro è guerra che non prevede tregua. In queste condizioni rischiano la vita circa duemila malati . Tra questi decine di bambini prima curati al reparto di oncologia pediatrica dell’ospedale Rantisi di Gaza, evacuato su ordine dell’esercito israeliano. Ora quei bambini sono abbandonati al loro destino.
Oltre due milioni di prigionieri
Che la condizione di oltre due milioni di civili palestinesi a Gaza stia peggiorando giorno dopo giorno comincia a comprenderlo anche il rappresentante europeo per gli Affari Esteri, Josep Borrell. «Avevamo pensato e chiesto al G7 che le attività militari di Israele nel sud di Gaza non seguissero lo stesso schema che hanno seguito nel nord, ma stanno seguendo lo stesso schema, se non peggio». Ritorno di coscienza dopo che, a nome Ue, si era ‘dimenticato’ di chiedere -almeno per la forma-, lo stop all’offensiva militare a quota 18.5o0 uccisi e 50mila feriti.
Assalto ai pochi aiuti
A Gaza si moltiplicano i saccheggi dei camion degli aiuti umanitari. La fame dilaga e gli autocarri rischiano di essere bloccati dai civili senza più cibo, solo se rallentano a un incrocio, ha avvertito Carl Skau, vicedirettore del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite. «La metà della popolazione muore di fame, nove su dieci non mangiano tutti i giorni».
L’incomprensibile America
Gli Stati Uniti insistono a chiedere ‘moderazione’ in una guerra che di moderato ha solo la coscienza umana, mentre continuano a sostenere l’offensiva a Gaza e a fornire a bombe e armi a Israele, perché la geopolitica di potenza non può fermare la sua strategia planetarie su dettagli umanitari. Al massimo, fai come Biden che, credendo con quello di lavarsi la coscienza, ammette che «il governo di Benyamin Netanyahu è il più conservatore nella storia di Israele».
Nei decenni procedenti, mentre con metodi non sempre cosi feroci, l’Israele ebraica lavorava per rendere impossibile l’impegno per ‘due popoli due stati’, la politica statunitense era distratta.
Ma torniamo al presepe dei bambini della Striscia
Striscia prigione dove presto le malattie uccideranno come le bombe, l’allarme Oms. E ancora una volta i più colpiti sono i bambini, malnutriti e privi di acqua pulita per il latte artificiale che li sfama me spesso li avvelena. Dal 29 novembre al 10 dicembre, i casi di diarrea nei bambini della Striscia sotto i cinque anni sono aumentati del 66%, e del 55% nel resto della popolazione, ancora Michele Giorgio, oggi sul Manifesto. Migliaia i minori che soffrono di disidratazione per la scarsità di acqua potabile. E dopo oltre due mesi di guerra, in condizioni di vita a dir poco precarie, aumentano i casi di epatite A. Un segnale che non lascia dubbi sui pericoli che incombono su bambini e adulti palestinesi.
Col rischio che da qui al Natale di quell’altro bimbo, quella volta ebreo, nato più di due migliaia di anni fa, invece del presepe in lingue e credo diversi, dovremo contemplare un enorme cimitero di bambini, compresi quelli ebrei dei kibuz, vittime delle barbarie, da qualsiasi parte esse provengano.
Michele Giorgio
16/12/2023 https://www.remocontro.it/
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